Quantcast
Channel: Articoli interessanti
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4919

Aleppo

$
0
0
la crisi

I russi sospendono i bombardamenti un passo verso la tregua umanitaria
Quei tunnel sotto la scuola dove i ribelli contendono la Città Vecchia al regime
ALBERTO STABILE
ALEPPO.
Il soldatino lealista, un coscritto di vent’anni con gli occhi chiari degli alawiti e le maniere gentili ereditati da una famiglia borghese, sposta una pietra che nasconde un buco sul muro diroccato e, nello specchio piazzato strategicamente per guardare fuori senza essere visti, ecco riflettersi l’immagine della vallata, le case di fronte, deserte, e sopra le case ecco sventolare le bandiere nere di Jabhat al Nusra. La differenza, rispetto a qualche mese fa, è che, adesso, i governativi hanno preso il controllo di Feràfira, il quartiere che domina il lato sud della Città Vecchia, mentre i ribelli jihadisti sono dovuti arretrare di un centinaio di metri.
È una guerra di posizione quella che si combatte, metro dopo metro, dentro le mura della Città Vecchia, l’antico Suq delle meraviglie, forse il più bello del Medio Oriente, sovrastato dall’inespugnabile Cittadella. Soltanto che, anziché nelle rispettive trincee, come succedeva nella Prima Guerra mondiale, le due schiere nemiche sono sparse e annidate fra le rovine di questo gioiello urbanistico dell’antichità, che venne dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità e la guerra civile siriana ha ridotto ad un ammasso di macerie taglienti e maleodoranti.
Qui, nel silenzio cimiteriale che avvolge le lunghe strade dove si aprivano le porte di migliaia di botteghe e le sontuose piazze dove si affacciavano i palazzi dei Pashà, i governativi da un lato e i ribelli dall’altro possono sentirsi muovere, respirare. Ed è stato, infatti, grazie ad un lieve rumore che affiorava dal sottoterra, il rumore come di un leggero scavare, che i soldati lealisti si sono messi in allarme. Una piccola telecamera collegata ad una sonda fatta scendere nel sottosuolo ha confermato i sospetti: i jihadisti stavano preparando una sorpresa, un attentato gigantesco.
Fino ad un paio di mesi fa, a Faràfira, le due linee nemiche erano distanti soltanto la larghezza della strada che attraversava il complesso della scuola “Abdel Amid Zarawi”, edificio scolastico ricavato da un’antica chiesa sconsacrata. Nella parte antica della scuola si erano asserragliati i ribelli, in quella ristrutturata più di recente, i militari fedeli ad Assad.
«Abbiamo teso un agguato a quelli che lavoravano di sotto – racconta l’ufficiale che ha guidato la battaglia – ma si sono rintanati nuovamente nel tunnel. A quel punto non avevamo altra scelta che farlo saltare». A guardare nel cortile della scuola-chiesa sembra che un terremoto abbia sconvolto l’edificio, lasciando al posto del portico e delle aiuole un ammasso di pietre, travi, terriccio.
Nel corpo a corpo che ne è seguito, i ribelli, colti di sorpresa, hanno subito forti perdite. La battaglia è durata due mesi, e si è conclusa una decina di giorni fa. Per i governativi il successo è stato duplice. Oltre a conquistare il quartiere di Faràfira, dalla preziosa posizione strategica, i militari lealisti hanno acquisito una certezza sul campo di battaglia: la guerra di posizione che si è sviluppata in Città Vecchia non si combatte soltanto casa per casa, strada per strada, al livello superiore, ma è uno scontro che straripa inevitabilmente anche nella miriadi di sotterranei, condotte, cisterne, gallerie scavati per collegare palazzi, moschee e chiese di una Città vecchia strabiliante tanto sopra quando sotto le sue fondamenta. Non a caso sono stati fatti saltare altri due tunnel.
Nella giornata in cui abbiamo potuto visitare il sito di quest’ultima battaglia, sui tetti della Città Vecchia, un gruppo di generali russi sempre più interni ai vari scenari del conflitto svolgeva un dettagliato sopralluogo.
Ieri mattina, improvvisamente, il panorama della guerra nei quartieri orientali è cambiato. Non più la terra scossa dai boati poderosi delle bombe, non più il cupo, rombo degli aerei, non più le colonne di fumo che si alzavano dopo ogni schianto. La Russia e la Siria hanno deciso unilateralmente di sospendere i bombardamenti su Aleppo Est, a partire dalla dieci del mattino, come misura “di buona volontà”, secondo il portavoce del Cremlino, in vista di una “pausa umanitaria” di otto ore che dovrebbe scattare giovedì 20.
Evidentemente, anche a giudizio di Putin, che oggi vedrà a Berlino Merkel e Hollande anche per parlare di Siria, quello che si sta facendo per riallacciare in filo spezzato del dialogo è troppo poco per usare la parola “tregua”. Tuttavia, le aspettative sono grandi. Quello che interessa alla Russia, innanzitutto, è mettere in piedi un meccanismo che permetta di separare i combattenti del Fonte al Nusra, oggi rinominatosi Fronte per la Conquista del Levante, e i loro affini, dai ribelli cosiddetti “moderati” appoggiati dagli Stati Uniti e dai loro alleati nella regione. L’altro obbiettivo non meno importante è riallacciare il filo del negoziato con gli Stati Uniti dimostrando di poter alleviare le sofferenza della popolazione civile di Aleppo Est. Ma le organizzazioni umanitarie che dovrebbero essere mobilitate per la riuscita dell’iniziativa russa hanno fatto sapere che, finora, non hanno ricevuto nessuna delle garanzie essenziali richieste in una operazione così difficile e rischiosa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Oggi il conflitto siriano non potrà che essere sul tavolo al vertice tra Merkel, Putin e Hollande
Abitanti di Aleppo Est camminano tra le macerie del quartiere al-Qaterji
FOTO: © ABDALRHMAN ISMAIL / REUTERS

Viewing all articles
Browse latest Browse all 4919

Trending Articles