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Voto dell’Unesco su Gerusalemme è scontro con Israele

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mondo

L’accusa: “La risoluzione nega i legami tra città ed ebrei” No di Usa e Germania, l’Italia si astiene con altri Paesi Ue
FABIO SCUTO
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME.
Nonostante il clamore e le proteste in Israele, l’Unesco ha adottato formalmente ieri mattina una controversa risoluzione su Gerusalemme Est presentata dai Paesi arabi in nome della tutela del patrimonio culturale palestinese. Ma per Israele il testo nega il legame millenario tra gli ebrei e la città, perché pur affermando che la Città è santa per le tre religioni monoteiste, nella definizione dei luoghi viene usata soltanto la dizione araba e non quella ebraica, cosa che ha indignato quasi tutti gli israeliani. Israele, che aveva già messo i rapporti con l’Unesco su un piano inclinato da quando venne ammesso lo Stato di Palestina nel 2011, ha deciso di congelare ogni contatto.
La Città Vecchia con il suo “miglio santo” è il cuore del conflitto israelo-palestinese dal 1967: la collina è il terzo luogo più sacro dell’Islam ma è anche il luogo più sacro per gli ebrei, distrutto dai romani nel 70 d.C.. Gli ebrei si riferiscono al complesso sulla collina della Città Vecchia come il Monte del Tempio, Har HaBayit. Per i musulmani è Haram al-Sharif, il nobile santuario e comprende la Moschea Al Aqsa e la Moschea della Roccia con cupola dorata.
Un precario status quo ne regola l’accesso da allora: la Giordania continua ad amministrare la Spianata, ma Israele controlla tutti gli accessi. L’accordo prevede che gli ebrei possano andare in visita ma non pregare. Il testo approvato giovedì denuncia “l’invasione israeliana”, le incursioni sulla Spianata e le restrizioni imposte all’accesso dei fedeli musulmani. Pur essendo considerato santo per l’ebraismo, la gran parte dei rabbini vieta ai fedeli di andare sulla Spianata perché gli ebrei di oggi sono ritenuti «ritualmente impuri». Ma le continue visite di nazionalisti religiosi ebrei sono giudicate dai palestinesi una provocazione, come la famosa “passeggiata” dall’allora premier Ariel Sharon nel 2000 che scatenò la “seconda intifada”.
La risoluzione adottata ieri era passata in Commissione giovedì scorso con 24 voti a favore, sei contrari e 26 astensioni. Contrari Usa, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania ed Estonia, l’Italia come altri Paesi Ue si era astenuta. Un testo che ha visto anche la direttrice dell’Unesco Irina Bokova prendere le distanze da alcuni passaggi.
La risoluzione non avrà un impatto diretto su Gerusalemme ma certamente ha approfondito le tensioni all’interno dell’Unesco, dove – come nell’Onu in generale - gli israeliani vedono un radicato pre-giudizio anti-Israele. La disputa di lunga data è legata anche al rifiuto di Israele di concedere visti agli ispettori Unesco per venire a verificare e valutare il livello di conservazione dei luoghi santi di Gerusalemme dichiarati Patrimonio Universale dell’Umanità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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