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Il popolo umile stavolta vince su snob e sinistra

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   Il nostro Renato Farina qui accanto svolge il tema degli intellettuali che ci hanno rotto le scatole perché poverini si danno molte arie ma non ne hanno mai azzeccata una. Sono noiosi, ripetitivi, vanitosi e dispensano prediche in contro- tendenza rispetto al sentire della gente comune. Da oltre mezzo secolo sono in cattedra, cercano di influenzare l’opinione pubblica, per molto tempo hanno tenuto banco nei dibattiti culturali e politici, ma alla fine hanno combinato poco o nulla.
   L’unico campo in cui hanno ottenuto qualche risultato è quello del cosiddetto politicamente corretto: hanno vinto la guerra delle parole. Grazie alle loro battaglie lessicali non è più lecito dare del negro a un negro, del frocio a un frocio, dello zingaro a uno zingaro. Hanno cambiato il vocabolario ma non la realtà che continua ad essere quella di sempre. Adesso, un extraco-munitario viene chiamato profugo, gli emigranti sono semplicemente mi- granti, i sordi sono audiolesi, i ciechi sono non vedenti. E gli stitici? Non oso definirli sulla base delle modifiche cui ho accennato. Agli intellettuali non interessano i concetti ma i vocaboli. Ba- sterebbe questo a qualificarli.
   L’intellettuale ovviamente è di sinistra. Quale sinistra? Quella conformistica. Egli fa parte di un club che si riconosce in alcuni valori formali: l’esigenza di ospitare gli stranieri, quella di integrare gli islamici, di accettare i costumi in contrasto con quelli occidentali. I progressisti amano le badanti estere a cui però non pagano i contributi, e adorano le domestiche filippine quanto quelle rumene che retribuiscono in nero. Sono persone gentili nel linguaggio e dure nei comportamenti.
Se gli africani incazzati fanno casino nelle periferie abitate dai poveracci lorsignori sostengono che bisogna essere tolleranti e capire che gli ultimi arrivati meritano comprensione; se però gli stessi africani disturbano la quiete dei quartieri borghesi, beh, allora  conviene che intervengano le forze dell’ordine. Sono convinto che ci siamo capiti.
   I sedicenti intellettuali sono ipocriti. Gentarella autoreferenziale che si sente superiore moralmente alla plebe da cui pure proviene pur disprezzandola. In passato tacciava di fascismo chiunque non fosse di sinistra. Poi mutò insulto. Preferì liquidare gli avversari politici come qualunquisti. Ora li bolla quali populisti, ignorando che il populismo è il padre del comunismo. Già, gli intellettuali sono pure stupidi in alcuni casi non infrequenti. Ecco perché nessuno li ascolta più. Ecco perché molti di essi si sono stancati di belare nel gregge e si staccano dal mucchio, desiderando amministrare in proprio il loro cervello. Le folle non ne possono più di banalità e di piagnistei, e i cosiddetti maestri di pensiero se ne stanno rendendo conto, per cui uno per volta abbandonano il gruppo e si abbeverano a fonti più pulite, quelle degli uomini semplici, coloro che vivono la vita con i piedi per terra e non coloro che li hanno saldamente piantati sulle nuvole.

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