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Tangenti sulle ferrovie, l’ombra dei clan

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cronaca

Milano, 14 arresti. Coinvolto anche il figlio dell’ex dirigente della società controllata dalla Regione Lombardia Nel mirino l’appalto per il treno tra due terminal a Malpensa. I pm: imprenditori vicini alla ’ndrangheta
SANDRO DE RICCARDIS
MILANO.
C’è anche una tangente da 50 mila euro per ottenere i lavori della ferrovia che collega i due terminal dell’aeroporto di Malpensa, tra gli appalti finiti al centro dell’inchiesta della Direzione investigativa antimafia di Milano che ieri ha portato all’arresto di 14 persone in Lombardia.
Imprenditori «contigui alla ‘ndrangheta », faccendieri che in parte avevano e in parte millantavano contatti per condizionare le gare, dipendenti di società pubbliche che gestiscono i trasporti in Lombardia. L’indagine del procuratore aggiunto della Dda, Ilda Boccassini, e del pm Bruna Albertini porta alla luce un’associazione a delinquere in cui imprenditori bergamaschi e calabresi – alcuni considerati vicini ai clan della ‘ndrangheta – hanno dato vita a un «vero e proprio sistema utilizzato – scrive il gip di Milano Alessandra Simion nell’ordinanza con cui accoglie le richieste di custodia cautelare - per alternarsi nell’esecuzione dei subappalti, con una cadenza tendenzialmente biennale».
Tra le commesse sotto accusa, quella del treno tra il Terminal 1 e 2 di Malpensa, vinta da Itinera (gruppo Gavio) e poi subappaltato. E che costa il carcere a Davide Lonardoni, 45 anni, di Varese, dirigente di Nord Ing, società di ingegneria controllata da Ferrovie Nord Milano, di cui il padre Dario è stato a lungo direttore generale e storico manager. Secondo quanto ricostruito dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, Lonardoni avrebbe incassato 50 mila euro per dirottare i lavori al «sistema di società» amiche. Un’organizzazione capace non solo di infiltrarsi negli appalti pubblici lombardi, ma anche di «eludere eventuali attività di controllo di natura fiscale », grazie a una rete di prestanome a cui venivano intestate le società.
All’alba di ieri mattina sono così finite in carcere undici persone, ai domiciliari altre tre, accusate di una lunga sfilza di reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione diretta all’acquisizione di subappalti di opere pubbliche, fino alle fatture false e alla truffa ai danni dello Stato, alla bancarotta fraudolenta e all’intestazione fittizia di beni e società. Violazioni per un valore - ha stimato la Gdf - di oltre venti milioni di euro.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del Gico, l’organizzazione criminale ruotava intorno a uno degli imprenditori arrestati, Pierino Zanga, 62 anni, «dominus » del circuito di società, che dal 2010 ha ottenuto subappalti legati alle opere pubbliche lombarde.
Oltre a Lonardoni, è coinvolto nell’inchiesta un altro uomo di Nord Ing, Massimo Martinelli, finito ai domiciliari insieme al dipendente di Itinera (che si dice estranea alla vicenda) Gianluca Binato, e l’imprenditore Livio Peloso. Considerato invece trait d’union tra funzionari pubblici e aziende, Alessandro Raineri, definito dagli investigatori «uomo a libro paga degli imprenditori, in contatto con numerosi esponenti di diverse amministrazioni ed enti pubblici». Raineri si sarebbe anche «reso protagonista di vari episodi di millantato credito, ricevendo dagli imprenditori appartenenti al sodalizio denaro, a fronte del suo asserito interessamento a livello istituzionale per la risoluzione di loro problemi di varia natura». Un quadro di corruzione diffusa, secondo gli inquirenti, con l’ombra della criminalità organizzata e la presenza di diversi imprenditori considerati «contigui a un contesto criminale di ‘ndrangheta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CANTIERE
Lavori al raccordo tra i terminal 1 e 2 di Malpensa
FOTO: ©FOTOGRAMMA

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