economia
Padoan: “Non è prevista l’estensione al 2017” Si lavora ad applicazione “intelligente” del patto
ANDREA BONANNI
BRATISLAVA.
L’Italia spera di ottenere in Europa uno nuovo “sconto” sull’aggiustamento dei conti pubblici. Ma non lo chiederà invocando la clausola di flessibilità annunciata due anni fa dalla Commissione Juncker. «Non c’è stata da parte nostra nessuna richiesta esplicita di flessibilità, perché come sappiamo la flessibilità è stata concessa già all’Italia che ha tutto il diritto di ottenerla, ma non è previsto al momento alcuna estensione della flessibilità ad anni successivi», ha spiegato ieri il ministro dell’Economia. A margine del consiglio informale Ecofin che si è tenuto a Bratislava, Padoan ha incontrato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. I due hanno concordato su un nuovo colloquio da tenersi dopo il prossimo aggiornamento dei dati economici italiani per avere una base più solida su cui discutere.
La situazione italiana è per alcuni aspetti paradossale. Il clima generale in Europa è oggi più favorevole ad una politica di relativa flessibilità sui conti pubblici di quanto lo fosse l’anno scorso o due anni fa, quando Roma cominciò la sua battaglia per ritagliarsi un certo margine di manovra entro le maglie strette del Patto di Stabilità e del Fiscal compact. Il rallentamento della crescita economica, più accentuato nel nostro Paese ma avvertito in tutta l’Unione, ha convinto anche i più ortodossi rigoristi che una politica eccessivamente restrittiva rischierebbe di avere effetti controproducenti. Renzi si dice sicuro che il presidente francese Francois Hollande sia ormai definitivamente acquisito alla causa per rilanciare gli investimenti pubblici e con essi la crescita. Anche Angela Merkel, al vertice tripartito di Ventotene, avrebbe lasciato trapelare segnali di disponibilità ad una linea più conciliante. E la Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker si sta progressivamente schierando sempre più dalla parte delle “colombe”. La battaglia per ottenere un margine di sforamento dal percorso di rientro del deficit, margine che Renzi ha indicato approsimativamente in mezzo punto del Pil, dovrebbe dunque in teoria essere più facile, ma si erigono due ostacoli: uno politico e uno procedurale.
Sul fronte politico le crescenti difficoltà interne della cancelliera Merkel, incalzata a destra dagli anti-europei di Afd, rendono più dura e più incerta per i democristiani tedeschi la campagna in vista delle elezioni che si terranno tra un anno. Le recenti durissime dichiarazioni del potente Finanzminister Schaeuble contro il vertice euromediterraneo tenutosi ad Atene con Renzi, Hollande, Tspiras e gli altri leader del fronte sud, danno la misura di quanto sia alta la tensione politica in Germania. E se anche il ministro Padoan ieri le ha attribuite giustamente al «clima pre-elettorale» che ormai domina a Berlino, questo non riduce il problema. La Merkel può anche essere disposta a tollerare una certa dose di flessibilità nella valutazione dei nostri conti pubblici. Ma questa deve trovare forme che non consentano alle destre anti-europee di accusarla di lassismo o di scaricare potenzialmente sui contribuenti d’Oltralpe il debito italiano che non diminuisce.
La seconda difficoltà è di ordine tecnico-procedurale. La flessibilità proposta dalla Commissione, e accettata non senza mugugni dai governi, prevede una sola possibilità di scostamento dal percorso di risanamento dei conti nell’arco del triennio su cui si misurano le politiche di bilancio. L’Italia ne ha già usufruito pienamente nel 2016, dopo un parziale sbandamento tollerato nel 2015. Quest’anno, come ha riconosciuto ieri Padoan, non potrà in alcun modo invocarla, anche se la Commissione continua a dirsi disposta ad una apllicazione «intelligente» delle regole di disciplina fiscale. A Roma, come a Bruxelles e forse persino a Berlino, ci si sta interrogando su come traghettare il bilancio italiano per il 2017 attraverso questi due ostacoli, trovando una base legale credibile, che non urti le suscettibilità tedesche e non metta in difficoltà la Cancelliera. È un problema forse più formale che sostanziale. Ma se non lo si risolve rischia di diventare un enorme problema politico.
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DRAGHI TRA I MINISTRI
Ieri a Bratislava anche il presidente Bce Draghi ha partecipato alla tradizionale foto di fine vertice dell’Ecofin
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