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Libia, 50 soldati italiani sono già sul terreno “Ma non combattono”

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la guerra al terrorismo
IN AZIONE Alcuni soldati di Misurata in azione alla periferia di Sirte durante i combattimenti che da settimane li oppongono ai miliziani dell’Is asserragliati nel centro della città libica FOTO: © ANDRÉ LIOHN/ PROSPEKT

Forze speciali con compiti di intelligence e addestramento M5S attacca il governo: “Verità nascosta al Parlamento”
ALBERTO CUSTODERO ALBERTO D’ARGENIO
ROMA. Fonti del governo confermano: in Libia ci sono decine di uomini delle forze speciali italiane che operano sul terreno. Sarebbero una quarantina di specialisti, anche se alcune fonti parlano di un centinaio. Su mandato di Palazzo Chigi appoggiano gli 007 attivi nel Paese e addestrano i libici, anche nello sminamento delle zone liberate dei miliziani di Misurata, alleati del governo di unità nazionale di Serraj, in queste ore impegnate nella presa finale di Sirte, roccaforte di Daesh nel Paese. La loro presenza — rivelata ieri da Repubblica — è stata comunicata la scorsa settimana con una informativa riservata dalla presidenza del Consiglio al Copasir, il Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi. Come conferma Ciccio Ferrara (Sel), membro del Copasir: «Ci hanno detto che alcune decine di uomini sono impegnati a supporto informativo delle milizie locali che combattono l’Is». Le forze speciali non rispondono a una linea di comando militare, non sono impegnate direttamente nei combattimenti e per questo secondo il governo non è stato necessario un coinvolgimento del Parlamento sul loro impiego in Libia in virtù della nuova norma sulle missioni speciali all’estero approvata a novembre dalle Camere.
Interpretazione rigettata dalle opposizioni, che attaccano il governo. Per il Movimento 5 Stelle «con la concessione delle basi aeree e ora con i propri uomini sul campo l’esecutivo ha di fatto coinvolto l’Italia in un teatro di guerra senza passare per il Parlamento». Per Maurizio Gasparri (Forza Italia) «premesso che è giusto combattere contro i fondamentalisti, il governo ha sin qui smentito ogni impegno dei nostri militari: Gentiloni e Pinotti hanno mentito al Parlamento?». Il capogruppo di Sinistra italiana alla Camera, Arturo Scotto, avverte: «Non accetteremo il coinvolgimento in un teatro di guerra senza un voto formale delle Camere». Il dem Felice Casson (Pd), segretario del Copasir, assicura che «se ravvisassimo interventi diretti in azioni belliche dei nostri uomini dovremmo segnalare al governo la necessità di autorizzazione del Parlamento». È invece il presidente della commissione esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, a difendere l’esecutivo sottolineando che «addestrare i libici in operazioni delicate come lo sminamento è il minimo che possiamo fare».
Ieri intanto il Consiglio dei ministri ha nominato Giuseppe Perrone nuovo ambasciatore a Tripoli. Finora l’Italia aveva solo un inviato speciale in Libia e la scelta del governo, spiegano da Palazzo Chigi, vuole confermare la volontà di rispondere positivamente alla richiesta di aiuti umanitari avanzata all’Italia da al Sarraj. Sempre ieri Usa, Germania, Spagna, Francia, Italia e Regno Unito hanno espresso sostegno a Tripoli nel suo tentativo di prendere il controllo di tutti gli impianti petroliferi del Paese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA


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