l’attentato a nizza
I piccoli sopravvissuti al massacro del 14 luglio disegnano cuori spezzati. Hollande: “Possiamo battere il male”
Nizza, quelle dieci vite interrotte tra i bambini della Promenade
ANAIS GINORI
DAL NOSTRO INVIATO
NIZZA.
Mélanie si avvicina al tavolino e a quel mostro di ferro che è a pochi metri, come una balena bianca malefica spiaggiata sull’asfalto. Tra fiori e candele, prende un pennarello per disegnare. Un grande cuore spezzato. Posa il foglio sul selciato, sua madre l’abbraccia. «Non era mai successo, mai», dice Françoise Léger, volontaria che ha organizzato a metà della Promenade un punto in cui i bambini possono lasciare un messaggio, un ricordo per le vittime. Onde grandi come uno tsunami che travolgono tutto. Un sole nero, un orco che spunta tra le palme. E una pioggia di cuoricini, bianco, rosso e blu. La Francia non aveva mai perso così tanti bambini in un attentato. In guerra donne e bambini vengono di solito risparmiati. Questa volta erano il principale obiettivo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Mamme e papà con i loro figli che giovedì sera, festa nazionale, erano venuti sul lungomare a guardare il tripudio di colori nel cielo, i fuochi d’artificio che ogni bambino ammira come una magia venuta dall’alto.
Gli sguardi ora sono bassi, nella luce ancora più accecante di questa passeggiata, gigantesco palco proiettato verso l’orizzonte azzurro. La giostra è stata ricoperta di un telone bianco. C’era una bambola accanto a un corpicino. C’è ancora una felpa di peluche, un sandalino di Spider Man, un passeggino abbandonato nella fretta. «Mio cugino forse è lassù», spiega un bambino a Bernard Muscolo, psicologo nell’unità di crisi aperta dentro alla caserma dei pompieri a metà della passeggiata. Skander, 5 anni, è venuto a raccontare quello che ha visto. «Queste sono le persone, qui c’è il mare». In mezzo c’è una “cosa”, un cerchio con dei puntini dappertutto. In realtà è un corpo volato a pochi metri dal bambino, traduce la madre per lo psicologo. Come si può raccontare questa favola crudele? Ci sono i buoni e i cattivi, certo. Ma questo è un film da incubo, l’autista folle di Duel convertito al terrorismo. «Loro sono il male, ma possiamo batterli», ha detto François Hollande rendendo omaggio ai piccoli martiri di questa nuova guerra a bassa intensità che rinnova la frontiera dell’orrore.
Il tunisino Bouhlel ha cominciato il suo macabro rodeo lungo due chilometri imboccando la Promenade des Anglais al livello del civico 11, a poca distanza dall’ospedale pediatrico Lenval, una struttura pubblica che è l’orgoglio della città, dove Angelina Jolie ha partorito qualche anno fa. Da ore le squadre mediche non si occupano tanto delle nascite, ma di salvare le vite dei piccoli ricoverati giovedì sera. Una cinquantina di minorenni travolti dal tir o feriti nella calca. Per alcuni non c’è stato nulla da fare. Due bambini sono morti quasi subito, un altro è deceduto ieri mattina. Il bilancio ancora provvisorio è di dieci piccole vittime. Ma altri sono ancora in pericolo di vita. Federico Solla, chirurgo pediatrico, è stravolto. «Eravamo molto emozionati e tesi – ammette abbiamo cercato di fare del nostro meglio per salvare i nostri piccoli pazienti, e anche per i grandi». Didier e Mathilde aspettano fuori dall’ospedale. Il loro nipotino Matias, 11 anni, è ancora ricoverato, ha un braccio rotto. «In fondo non è nulla, siamo stati molto fortunati», dicono trovando la forza di sorridere. E’ stata la sorellina di 15 anni che l’ha salvato. «Ha sentito qualcosa alle spalle – racconta Didier – e ha spinto il fratellino verso l’altro lato della strada». I nonni vorrebbero ritrovare un militare che ha consolato Matias mentre aspettava i soccorsi, regalandogli una delle sue stellette. «Ci piacerebbe ringraziarlo, è la prova che anche in una notte buia c’è un altro lato dell’umanità». Il gestore dello stabilimento Beau Rivage è tornato nella notte per mettere a disposizione teli e lettini. L’hotel Negresco e altri alberghi cinque stelle affacciati sulla passeggiata hanno accolto migliaia di superstiti. Giovedì sera c’erano trentamila persone per lo spettaco- lo pirotecnico sulla Promenade. Bouhlel ne ha uccise 84 da solo, in cinque minuti.
L’infermiera Sandrine Bonaya si è occupata degli “enfants perdus”, bambini che nella calca hanno perso i genitori. «Erano sotto choc, e anche per noi è stata dura: non ci eravamo mai trovati in una situazione come questa». Nell’ospedale Lenval c’è ancora un minorenne che non è stato identificato. E poi ci sono storie a lieto fine, come quella di genitori che hanno ritrovato il loro neonato grazie a un appello pubblicato su Facebook. «Abbiamo perso un bebè di otto mesi, amici di Nizza se l’avete visto, se voi eravate là, se l’avete preso con voi, vi prego contattatemi». Poi il messaggio di conferma del ritrovamento del piccolo in carrozzina, messo al riparo da un’altra coppia. Jérémy e Marina erano vicino alla giostra. Hanno visto il tir puntare diritto verso i cavallucci. «E’ stato orribile, erano tutti bambini piccoli». Jéremy si è avvicinato a una bimba ferita gravemente per tentare di dare un primo soccorso. «Le ho detto: ‘Va tutto bene, ce la farai’». Pochi istanti dopo sono arrivati i genitori, ma era troppo tardi.
Molte vittime non sono di Nizza, turisti attratti dalla French Riviera. L’americano Sean Copeland aveva organizzato un viaggio in Europa con suo figlio Brodie, 11 anni. Erano stati prima in Spagna e da qualche giorno erano arrivati a Nizza. Il club di baseball di Austin nel quale giocava il piccolo texano ha postato una foto in cui fa il bagno nel Mediterraneo. L’aveva inviata il padre qualche giorno fa per salutare gli amici. Ci sono famiglie intere che sono state sterminate come i Locatelli venuti in vacanza dalla Lorena: i nonni di 82 e 78 anni, la figlia di 55 anni e il nipote di 28 anni. Un’altra nonna algerina è morta con i due nipotini. Anche una mamma marocchina è stata travolta con suo figlio. Un funzionario della posta di 27 anni ha cercato di proteggere sua moglie incinta di 7 mesi. E’ riuscito a spingerla via, ma lui non si è salvato.
Le immagini delle piccole vittime del 14 luglio continueranno a perseguitare la Francia, un paese sotto attacco da quasi due anni che deve trovare, ancora una volta, la forza della resilienza. I bambini hanno l’istinto di sopravvivenza innato. Moussef, che lavora a un distributore di benzina in Avenue de Californie, è scampato al mostro di ferro grazie a sua figlia di tre anni. «Appena sono finiti i fuochi di artificio – ricorda – è corsa verso un venditore di palloncini. Per fortuna l’ho seguita». Anche il terrorista era un padre di famiglia. Aveva tre figli di 3, 5 e 8 anni. Sua moglie voleva divorziare, lui no. Ha senso cercare una logica nella barbarie? Qualcuno dovrà un giorno spiegare loro che il padre ha inventato il “truck terrorism” in una sera d’estate. Sono le ultime vittime che ha fatto Bouhlel prima di essere ucciso dalla polizia.
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Nell’ospedale pediatrico Lenval c’è ancora un minorenne che non è stato identificato La grande giostra è stata ricoperta con un telo bianco, a terra un sandalino di Spider Man
I PASSEGGINI