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Gli anni del socialismo in Afghanistan: il futuro promettente assassinato dall’imperialismo statunitense

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di Baserrigorri, 14 agosto 2021

A metà degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, la corrispondente di People’s World Marilyn Bechtel fu redattrice del bimestrale New World Review. Visitò l’Afghanistan due volte, nel 1980 e nel 1981. Il seguente articolo apparve sulle nostre pagine il 6 ottobre 2001, il giorno prima che gli Stati Uniti lanciassero la guerra in Afghanistan, col titolo “Afghanistan: alcuni hanno trascurato la storia”. Coll’amministrazione Biden che ritira le truppe dal Paese, presentiamo questo articolo per ricordare che la guerra più lunga degli USA ha radici che vanno oltre gli attacchi terroristici dell’11 settembre, risalendo alla guerra anticomunista. Dopo i terribili eventi dell’11 settembre, si parlò molto della disperata condizione del popolo afghano, ormai schiacciato dal tallone dei taliban teocratici e dittatoriali, e del ruolo dell’Alleanza del Nord e degli altri oppositori che ora figurano nei piani di Washington per la regione.Si parlò, per lo più in modo distorto, del ruolo dell’Unione Sovietica dal 1978 al 1989. Molto fu detto sul ruolo degli Stati Uniti nella costruzione dei mujahidin, compresi i taliban. Ma quasi nessuno parla dello sforzo compiuto dal popolo afghano negli anni ’70 e ’80 per liberarsi dall’eredità tribale incessantemente belluina e del feudalesimo, iniziando a costruire uno Stato democratico moderno. O sul ruolo dell’Unione Sovietica molto prima del 1978. Alcune informazioni di base aiutano a far luce sulla crisi. L’Afghanistan era il premio geopolitico dei costruttori di imperi del XIX secolo, conteso da Russia zarista ed impero britannico. Alla fine fu costretto alla semi-dipendenza dagli inglesi. Quando salì al potere nel 1921, Amanullah Khan, a volte noto come Kemal Ataturk dell’Afghanistan, tentò di riaffermare la sovranità del Paese e portarlo nel mondo moderno. In questo sforzo, si avvicinò al nuovo governo rivoluzionario di Mosca, che rispose riconoscendo l’indipendenza dell’Afghanistan e concludendo il primo trattato di amicizia sovietico-afghano.

Dal 1921 al 1929, quando elementi reazionari, aiutati dagli inglesi, costrinsero Amanullah ad abdicare, i sovietici permisero l’avvio di progetti di infrastrutture economiche, come centrali elettriche, risorse idriche, trasporti e comunicazioni. Migliaia di studenti afgani frequentarono scuole tecniche e università sovietiche. Dopo la cacciata di Amanullah, i progetti languirono, ma il rapporto tra sovietici e afgani riaffiorò in seguito. Negli anni ’60, la rinascita di progetti congiunti afghani-sovietici incluse il Kabul Polytechnic Institute, la principale risorsa educativa del Paese per ingegneri, geologi e altri specialisti. Neanche l’Afghanistan fu immune dal fermento politico e sociale che ha caratterizzato il mondo in via di sviluppo del secolo scorso. Dagli anni ’20, molte correnti per la lotta progressista presero atto dell’esperienza dell’URSS, dove una nuova società equa apparve nelle terre dell’ex-impero russo. L’Afghanistan non fece eccezione. A metà degli anni ’60, le correnti rivoluzionarie democratiche nazionali si unirono formamndo il Partito Democratico Popolare (PDP).

Nel 1973, le forze borghesi locali, coll’aiuto di alcuni elementi del PDP, rovesciarono il regno 40nnale di Mohammad Zahir Shah, l’uomo che ora, a 86 anni, è promosso dai repubblicani di destra degli Stati Uniti come il personaggio attorno cui gli afghani possono radunarsi. Quando il PDP salì al potere nel 1978, iniziò a lavorare per una equa distribuzione delle risorse economiche e sociali. I suoi obiettivi includevano l’emancipazione di donne e ragazze dall’ex-schiavitù tribale (un processo avviato da Zahir Shah), pari diritti per le nazionalità delle minoranze, incluso il gruppo più oppresso del Paese, gli hazara, e l’aumento dell’accesso del popolo a istruzione, assistenza sanitaria, oggi dignitosi e servizi igienico-sanitari.
Durante due visite nel 1980-81, vidi gli inizi del progresso: donne che lavorano insieme nelle cooperative artigiane, dove per la prima volta potevano essere pagate decentemente per il lavoro e controllare ciò che guadagnavano. Adulti che imparavano a leggere. Donne che lavorano come professioniste ricoprendo alti incarichi di governo, come ministro dell’Istruzione. Le famiglie povere lavorando potevano permettersi un medico e mandare i figli, ragazze e ragazzi, a scuola. La cancellazione del debito contadino e l’inizio della riforma agraria. Cooperative contadine in erba. Controlli sui prezzi e riduzioni dei prezzi su alcuni alimenti chiave. Aiutare i nomadi interessati a una vita stabile. Vidi gli amari risultati degli attacchi dei mujahidin degli stessi gruppi che ora compongono l’Alleanza del Nord, che in quegli anni presero di mira soprattutto scuole e insegnanti delle zone rurali.
Gli sviluppi dal 1978 includevano l’aiuto sovietico ai progetti economici e sociali su scala molto più ampia, con un nuovo Trattato di amicizia sovietico-afghano e vari nuovi progetti, tra cui infrastrutture, prospezione di risorse e miniere, servizi sanitari, istruzione e progetti dimostrativi agricoli. Dal dicembre 1978, quel ruolo includeva anche la presenza di truppe sovietiche su richiesta del governo del PDP sempre più vessato dai signori della guerra feudali e tribali sfollati, aiutati e organizzati da Stati Uniti e Pakistan.
Il resto, come si suol dire, è storia. Ma è significativo che dopo il ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, il governo del PDP continuasse a funzionare, anche se sempre più assediato, per altri tre anni. Da qualche parte, sotto le rovine dell’odierno Afghanistan lacerato e sanguinante, ci sono i semi che rimangono anche nei momenti più difficili nei cuori del popolo che sa che c’è un futuro migliore per l’umanità. In un mondo che lotta per la giustizia economica e sociale, non per la vendetta, quei semi germoglieranno di nuovo.


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