L'INCHIESTA
Ci sono il fedelissimo di Amendola e gli "allievi" di Padoan. C'è l'ideatore di Industria 4.0 e uno dei "pezzi di m..." del Mef odiato dai grillini. Ecco chi lavora al Piano nazionale di ripresa
Nomi, volti e incarichi di chi lavora nei ministeri e a Palazzo Chigi per preparare i progetti che l'Europa dovrebbe finanziarci. Le tensioni al Mise, dove il fedelissimo di Di Maio latita. Il danese alla corte di Conte. Il deep state che funziona
Fabrizio Lucentini |
Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro inviso al M5s |
Russo e Rivera: i controllori del Mef
Sempre che il tutto non venga prima bloccato all’occhio scrupoloso di Alessandro Rivera, che tra i corridoi di Via XX Settembre c’ha trascorso poco meno della metà dei suoi quarantotto anni di vita vissuta a occuparsi di banche, fino a ricevere da Tria la nomina a direttore generale del Tesoro, dopo una tensione durata per mesi coi maggiorenti del M5s che a Rivera imputavano di aver gestito il salvataggio delle venete, che nel mondo alla rovescia del SacroBlog è evidentemente una colpa da espiare. E insomma si capisce perché il suo nome si aggiunse alla lunga lista di quei “pezzi di merda del Mef” contro cui i grillini sono impegnati in una guerra permanente condotta a colpi di soffiate ai giornali e tentativi di registrarne conversazioni riservate, eroiche bassezze, che Rivera deve forse guardare col distacco di chi di ministri, e viceministre e sottosegretari, ne ha visti passare a decine (iniziò con Vincenzo Visco, e c’era ancora la lira). Autorevole fino ai limiti dell’autoritarismo, viene spesso descritto come “abituato a fare sempre come dice lui”. E forse, semmai, a renderlo un po’ ombroso concorre la sua origine montanara, discendente com’è di una nobile famiglia aquilana che vanta remoti capostipiti condottieri fedeli a Federico II che fondarono uno dei borghi originari della città, avi più recenti che sono stati intellettuali e benefattori di credo antifascista e hanno fondato l’Università locale e rampolli recentissimi di fede progressista che hanno fondato un buon rapporto col Pd.
Gli ambasciatori di De Micheli e Azzolina
E se questi sono quelli che dovrebbero concedere, e che per lo più tendono a farlo con meditata oculatezza, nelle riunioni del Ctv c’è poi chi gioca il ruolo opposto, e cioè quello di chi chiede, esige, vuole, e pure fortissimamente talora, perché a loro volta i tecnici devono poi rendere conto ai loro ministri, i quali al titolo sul giornale e alla gloria che deriva dal veder crescere il loro bottino a disposizione ci tengono eccome. E ad esempio non dev’essere stato facile, per Giuseppe Catalano, spiegare alla sua Paola De Micheli come mai, dei circa settanta che ne aveva preventivati, il Mit se ne vedrà ricevere appena una ventina, di miliardi.
Giuseppe Catalano, "l'uomo di visione" del Mit |
Elio Catania, uno dei padri di Industria 4.0 che Patuanelli ha chiamato a Renzi |