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Da Parma a Gela ecco tutti i flop nei comuni guidati dai pentastellati

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le scelte dei partiti

I sindaci
Pizzarotti non è stato più appoggiato dal Movimento quando ha messo in discussione il 



SEBASTIANO MESSINA

Le cose cambiano. Anche in Sardegna. Ricordate le manifestazioni dei grillini contro il Muos degli americani a Niscemi, che metterebbe in pericolo la salute dei siciliani? Gli abitanti di Porto Torres si aspettavano la stessa risposta, di fronte alla richiesta di sperimentare proprio lì davanti i razzi Vega, quelli che portano le sonde nello spazio.
«Ci saranno elevatissime concetrazioni di polveri sottili, per non parlare del rischio esplosioni» avevano avvertito gli esperti. Ma il sindaco “a cinque stelle” Sean Wheeler, detto “l’americano”, ha dato il suo ok: «Quei razzi non sono particolarmente nocivi »
A volte, basta passare dall’altro lato del tavolo per vedere le cose in un altro modo.


Il livornese Nogarin ha stanziato 35 mila euro per le spese di trasporto degli amministratori

ROMA.

Era più bella di una favola, la storia dei cittadini “a cinque stelle” che armati solo della loro onestà combattevano a mani nude la Casta – anzi, la Kasta – orda famelica di politici cinici, avidi e senza scrupoli, tutti uguali da destra a sinistra, ladri mafiosi e corrotti destinati a essere spazzati via dall’arrivo dei libertadores pentastellati guidati dall’invincibile cavaliere bianco, Beppe Grillo da Sant’Ilario. Poi i grillini hanno cominciato a vincere le elezioni comunali. Si sono seduti su qualche poltrona. Hanno assaporato il potere. E soprattutto sono dovuti uscire dalla favola per fare i conti con il mondo reale. Che non è solo quello di Quarto, dove l’ombra della camorra ha sporcato irrimediabilmente l’abito candido di Rosa Capuozzo, sindaca “a cinque stelle”.
No, è dura realtà anche Parma, teatro dell’amara parabola del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che appena eletto veniva presentato da Grillo come campione mondiale dell’amministrazione onesta e risparmiosa. Ma poi, quando ha osato mettere in discussione la diarchia assoluta Grillo-Casaleggio, improvvisamente è diventato “Capitan Pizza”, un personaggio da offrire al tiro al bersaglio del blog padronale, e come se avesse l’Ebola non è stato più invitato a salire sul palco ai raduni, tenuto in quarantena permanente come un soldato tornato un po’ strano dopo una missione segreta in territorio nemico. E solo perché governa una grande città ex rossa non ha fatto la fine di un altro sindaco “a cinque stelle”, Marco Fabbri, di Comacchio, espulso su due piedi perché aveva osato infrangere la disciplina di partito per candidarsi – ed essere eletto – al Consiglio provinciale.
Ancora più aspra si è rivelata la realtà di Gela, quel comune orgogliosamente strappato al Pd e al governatore Crocetta, dove è subito scoppiata una faida tra il meetup grillino e il sindaco Messinese, messo sotto accusa per aver fatto assumere dal Comune - come “istruttrice amministrativa” – la sua assistente personale e alla fine cacciato dal Movimento con decreto di re Beppe perché non si è tagliato l’indennità.
Ora, un sindaco invitato a dimettersi, due espulsi e uno messo nel congelatore non sono tanti, su 8 mila comuni: appena il 2 per mille. Ma nel piccolo universo dei primi cittadini targati M5S - che in tutto sono 16 – questi flop della favola grillina rappresentano un quarto della narrazione. Il 25 per cento. Rimane, certo un altro 75 per cento. Ma anche lì, a poco a poco, la purezza del Non-Statuto ha dovuto fare i conti con le debolezze degli uomini (e delle donne).
E con lo sterco del diavolo: il denaro. Perché mentre a Roma la brigata dei parlamentari cinquestelle sventolava l’assegno dei soldi restituiti, in periferia i tagli si sono rivelati più difficili. E non solo a Gela, ma anche a Ragusa, dove la giunta del sindaco “a cinque stelle” Federico Piccitto dopo essersi decurtato il compenso se lo è aumentato, unico Comune siciliano, e con effetto retroattivo, «per aggiornarlo agli indici Istat». E a Livorno la giunta ha deciso – per la prima volta nella storia della città – di stanziare 38 mila euro l’anno per rimborsare agli amministratori le spese “per il raggiungimento della sede”, a cominciare naturalmente dal sindaco Filippo Nogarin che non abita in città ma a Rosignano Marittimo (distante 29 chilometri).
Poi ci sono gli amici, i parenti e i compagni di partito (pardon: di meetup). Dopo aver denunciato scandalizzati – e giustamente – le parentopoli d’Italia, i grillini hanno scoperto che è assai difficile non peccare. A Bagheria la giunta del sindaco “a cinque stelle” Patrizio Cinque ha dato un incaricoprofessionale al cognato di un assessore, mentre la sorella dell’ex capogruppo è stata assunta dalla coop che ha vinto l’appalto per gli asili nido. E ad Augusta la sindaca “a cinque stelle” Maria Concetta Di Pietro ha affidato l’incarico di consulente ambientale a un ingegnere siracusano che, guarda caso, si era candidato – senza essere eletto con il suo partito. Eppure erano stati proprio loro, i grillini, a dire che la politica non doveva offrire premi di consolazione, e dunque mai un trombato avrebbe dovuto avere un incarico.
E’ vero, in politica si dicono tante cose, e magari poi si cambia idea. Equitalia è sempre stata uno dei bersagli preferiti di Grillo, che voleva addirittura abolirla per legge, ma quando il sindaco “a cinque stelle” di Assemini, Marco Puddu, ha dovuto assegnare l’incarico di riscuotere i crediti del Comune, indovinate quale società ha scelto? Esatto, proprio Equitalia.
Anche le trivellazioni erano, per i pentastellati siciliani, «un regalo ai petrolieri» da impedire con ogni mezzo, ma quando l’Eni ha chiesto al Comune di Ragusa la licenza per trivellare nel suo territorio, il sindaco “a cinque stelle” Piccitto ha allargato le braccia, ha pensato agli 80 milioni che sarebbero arrivati nelle disastrate casse del municipio e alla fine ha sospirato il suo «sì».

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