22/12/2018
CRONACA
Il caso
Francesco promette: "La Chiesa non insabbierà le inchieste. Chi abusa si prepari al giudizio divino"
Paolo Rodari,
CITTÀ DEL VATICANO
Se sarà ricordato come il Papa della definitiva purificazione della Chiesa dal crimine della pedofilia non è dato saperlo, ma è certo che Francesco, in particolare dal viaggio in Cile di un anno fa in poi quando chiese scusa alle vittime precedentemente accusate di calunnia, ha deciso di fare strike della mentalità ancora presente nella Chiesa che vuole sminuire la pedofilia insabbiandola e coprendola: «Convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina», ha detto ieri il Papa, rivolgendosi a chi abusa, nel tradizionale discorso di auguri per il Natale alla curia romana. E ancora: «La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la Chiesa».
Fin dal primo anno del suo arrivo a Roma Jorge Mario Bergoglio dedica il momento degli auguri natalizi a guardare dentro la Chiesa e a tirare fuori, pubblicamente, il marcio. Dopo cinque anni, il male resta sempre il medesimo, « la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa » . Contro di loro la stampa laica da tempo lavora per denunciare nonostante le critiche che sistematicamente piovono, da membri della Chiesa, su chi svolge questa operazione. Netto, invece, il giudizio di Francesco: « Vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso — che rappresenta già di per sé una mostruosità — la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità». La Commissione per la tutela dei minori che a febbraio guiderà, alla presenza dei capi degli episcopati locali, il primo grande summit convocato in Vaticano per dire la parola fine agli abusi, monitora da tempo la situazione. E riferisce al Papa delle notizie, drammatiche, che provengono dal mondo: una tempesta sta per abbattersi sul pontificato. Dal Missouri a New York, dal New Jersey al New Mexico, dall’Illinois al Nebraska, dal Wyoming alla California, gli avvocati di almeno una dozzina di Stati americani sono pronti a chiedere l’apertura di indagini su abusi sessuali commessi da preti su minori. In sostanza, quanto accaduto in Pennsylvania — mille preti accusati di abusi — potrebbe decuplicarsi. Non a caso Thomas Plante, ex consigliere della Conferenza episcopale, dichiara: «Questo è il #MeToo della Chiesa cattolica». Provengono anche da qui le parole del Papa di ieri contro coloro che si comportano come i « padroni della salvezza e non come beneficiari, come controllori dei misteri di Dio e non come umili distributori, come doganieri di Dio e non come servitori del gregge loro affidato » . Si tratta di « uomini consacrati, che abusano dei deboli, approfittando del proprio potere morale e di persuasione». Compiono « abomini e continuano a esercitare il loro ministero come se niente fosse; non temono Dio o il suo giudizio, ma temono soltanto di essere scoperti e smascherati». Poi, certo, occorre anche indagare a fondo per distinguere i casi veri «da quelli falsi». Ma serve avere sempre a cuore le vittime le quali, « spesso preferiscono il silenzio e addirittura, in balia della paura, diventano sottomesse alla vergogna e al terrore di essere abbandonate ».