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2/12/2018
COMMENTI
L’editoriale
L’ALCHIMIA DI CAGLIOSTRO
Eugenio Scalfari
Berlusconi, così si dice, vorrebbe allearsi con Renzi e avrebbe già parlato con lui, trovandolo molto cordiale.
Del resto, caratterialmente, i due si somigliano e hanno vissuto ambedue una analoga storia: il bisogno di riconquistare un potere perduto, due ex potenti disfatti, pedine di una partita a scacchi dove ciascuno di loro era una “regina”; ora sentono urgente bisogno di essere almeno un alfiere o una torre o meglio ancora un cavallo, il solo che può colpire saltando un pezzo e buttandolo fuori dalla scacchiera.
I giornali finora non hanno dato questa notizia, o meglio questa “voce” che circola ampiamente ma non è ancora ufficiale, però somiglia molto al carattere dei due interessati: vogliono entrambi comandare e spesso nella loro vita sono riusciti a realizzare questo obiettivo. La loro età è molto diversa: Berlusconi è vecchio, Renzi è giovane; Berlusconi ha governato dal 1994 al 2011, Renzi dal 2014 al 2016, ma la voglia, quando c’è non ti lascia mai. E poi c’è ancora un contesto tra loro: sono entrambi autori ed attori del loro libretto programmatico. È un elemento importante questa sorta di libretto dell’opera scritto e poi recitato dallo scrittore come protagonista, un po’ lo fecero Puccini e Mascagni come registi delle loro opere e infatti, dopo che Rossini e Verdi erano scomparsi, gli altri due divennero le celebrità dell’epoca.
Vedremo nei prossimi giorni che cosa accadrà.


Per Renzi, tuttavia, c’è un elemento in più: recita nei vari teatri anche se non comanda ancora, se non con i propri fedeli: recita nel Pd, recita con i suoi in Parlamento e recita in alcuni Circoli civici che si stanno formando da qualche settimana in tutta Italia. Li ha creati lui un paio di questi Circoli, politicamente situati tra il centro e la sinistra, ma quasi tutti decisi ad allearsi con il Pd ma a non entrare mai nel partito. Renzi non ha alcuna intenzione di uscire dal Pd, con i suoi seguaci opererà contemporaneamente nel partito e nei Circoli. Se c’era abbastanza confusione nella sinistra italiana, Renzi, che è responsabile del suo tracollo, adesso cerca di realizzare una nuova forza associativa. Mi ricorda il Cagliostro, il Giuseppe Balsamo di cui scrisse Alexandre Dumas padre.
***
Le parole sono rivelatrici d’un carattere, d’un pensiero, d’una realtà. Perciò per coagulare e gestire una situazione bisogna esaminarla con attenzione. Le parole che Salvini e soprattutto Di Maio dicono con maggiore frequenza sono queste: contratto, programma, vigilanza, validità, immigrazione, espansione, crescita. Non c’è nulla di concreto in queste parole, ma vengono pronunciate come obiettivi concreti della loro politica, specialmente da Di Maio. Le parole "sinistra" e "destra" sono del tutto assenti da quel vocabolario usato da Salvini e Di Maio. Sono entrambi populisti; Salvini in pratica è razzista ed è riuscito a diffondere questo sentimento in un’ampia parte della pubblica opinione. Di Maio si è concentrato di più sul benessere, puntando, appunto, al programma e al contratto. La parola rimborso è invece concreta e infatti la usa Salvini che ha un seguito molto più numeroso e solido di quello dei Cinque Stelle, che vedono diminuire giorno per giorno la previsione dei loro futuri seguaci.
I due partiti alleati sono indipendenti l’uno dall’altro. Allo stato attuale dei sondaggi di opinione la Lega vale il 32 per cento dei suffragi, i Cinque Stelle il 28; Salvini tende a salire, Di Maio a scendere. Isolati non contano molto ma alleati raggiungono il 50 per cento e potrebbero andare anche oltre, perché l’alleanza potrebbe comprendere piccoli partiti come la Meloni e Berlusconi. Così il blocco populista supererebbe il 50 per cento e avrebbe una maggioranza a quel punto imbattibile. Poi sta sorgendo e progredendo il cosiddetto Movimento dei Circoli Civici. Il Pd crebbe fino al 40 per cento nel 2014 quando Renzi ne prese la guida e raggiunse questa cifra alle elezioni europee. Il crollo avvenne al referendum costituzionale del 2016 dove i "Sì" ottennero il 40 per cento subissati dai "No" che superarono addirittura il 60. E poi la storia continua con il governo Gentiloni, poiché Renzi si dimise da presidente delConsiglio e più tardi, quando il governo passò a Salvini e a Di Maio, Renzi si mise in vacanza. Così almeno ha detto, anche se probabilmente sarà stata una vacanza normale d’un mese e mezzo o due. Poi è tornato in battaglia.
Berlusconi continua a essere alleato con Salvini e lo ripete spesso. Ma il leader di Forza Italia ha deciso di cambiare il nome del suo partito e continua a dichiararsi europeista, cioè ritiene di interpretare l’aspetto contrario verso Salvini. Si tratta, dunque, di una storia personale, come quella con Renzi. Questa del resto è sempre stata la politica e non potrebbe essere diversamente, perché ciascuno di noi vive con quello che per lui conta.
La situazione di Renzi è invece di rilancio di quello che è stato il periodo di sua decadenza. Ha un drappello consistente di seguaci, nelle due Camere e in una cinquantina di città e paesi, a cominciare dal sindaco di Firenze. Nel partito, invece, i suoi sostenitori sono consistenti, ma non certo nel gruppo di comando. Franceschini, Zanda, Minniti, Gentiloni, Zingaretti, e non parliamo di Veltroni, contano molto più di lui e non sono certo renziani. La maggioranza del partito non è con lui, a partire dall’attuale segretario, Martina.
Renzi, del resto, aggiunge confusione a ulteriore confusione: ha incoraggiato la formazione di alcuni Circoli civici che intende guidare e che fanno parte di un movimento che va assumendo caratteristiche nazionali. Il suo nucleo dirigente non sarà certo renziano. Lui, ad ogni modo, intende operare contemporaneamente nel movimento dei Circoli e nel partito: un tema che il Pd potrebbe anche vietare ma che probabilmente non farà, anche perché Renzi sosterrà di poter praticare una duplice appartenenza. E questo arrecherebbe alle due formazioni un qualche vantaggio per la sinistra in Italia e in Europa.
Renzi, insomma, ha riassunto una sua forza che non è quella di un leader ma gli consente di far parte del gruppo dirigente. È difficile valutare se questa posizione avrà un valore positivo o se sarà una presenza di disturbo. Dipenderà da lui: può essere una personalità positiva o negativa, dipende più da lui che dagli altri.
Una ripresa della sinistra italiana, se avverrà con una sua consistenza, non danneggerà la Lega che resterà una forza razzista e sovranista antieuropea. Danneggerà invece i Cinque Stelle che rischiano di ritornare verso quel 10 per cento che avevano nel 2015. Quanto ai dissidenti Bersani-Grasso, meglio per loro trasformarsi in un Circoletto civico che difenda quei valori che non sono riusciti a superare una dimensione di carattere politico. Il pensiero non si può e non si deve negarlo a nessuno: anche se è limitato a poche persone, esprime il valore di una vita.
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