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Condono Ischia, governo battuto M5S: via De Falco e Nugnes

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14/11/2018
POLITICA
Il caso

Uno vota a favore, l’altra si astiene: in commissione al Senato passa l’emendamento Fi-Pd che ridimensiona la sanatoria. Di Maio: “Atto gravissimo”. Per i gialloverdi è la prima sconfitta: “Ma correggeremo in aula”
Conchita Sannino
Rischia di costare anche più del previsto, ai Cinque Stelle, la missione condono. Maggioranza battuta in serata in commissione, al Senato. Uno strappo che si consuma grazie alla “ribellione” di due senatori pentastellati, Gregorio De Falco e Paola Nugnes, sull’emendamento che restringe notevolmente la portata della sanatoria sugli abusi edilizi a Ischia, relativamente ai comuni colpiti dal sisma del 2017, norma inserita nel Decreto Genova. Un brutto colpo per il leader Di Maio. Che però dice: «Risolveremo in aula». È adirato con i ribelli, e insinua che vogliano andarsene anche per non restituire le somme dovute al Movimento. In serata poi riunisce ministri e capigruppo.
Decisiva la scelta del senatore pentastellato De Falco, che vota con le opposizioni; mentre si astiene l’altra dissidente, la napoletana Paola Nugnes, che fin dall’avvio dell’iter aveva detto: «La Campania vanta il record di abusi edilizi e non è ammissibile concedere condoni mascherati» . E subito scatta la resa dei conti, si profila l’addio. Dovrebbe essere il capogruppo Stefano Patuanelli a far scattare la sanzione: per Nugnes la sospensione, per De Falco l’espulsione. Ma entrambi uscirebbero dal gruppo, con probabile passaggio al misto.
«La mia scelta? Non parlo, non c’è commento, solo lavoro», risponde De Falco alle nove e mezza della sera, cortese ma teso. L’ufficiale della Marina aveva già espresso la sua contrarietà alla linea del capo, sapeva di rischiare l’espulsione -lui e Nugnes sono stati già deferiti, assieme ai senatori Elena Fattori, Virginia La Mura e Matteo Mantero per l’astensione sulla fiducia al decreto Sicurezza. La frattura di ieri galvanizza però i rivoltosi. Una senatrice 5S chiede anonimato: « Per fortuna siamo in tanti ad avere sale in zucca» .
Passa, quindi - nelle commissioni congiunte Lavori pubblici e Ambiente dove si vota il decreto prima che arrivi in aula- con 23 sì contro 22 no, l’emendamento 25.12 presentato sia da Giulia Rosina Papatheu, di Fi che dal Pd. E che chiede di sopprimere la parte per cui alle istanze di condono si applichino le norme della legge 28 febbraio 1985, numero 47. È il primo condono, il più ampio, governo Craxi-Nicolazzi. Sull’esito di ieri pesa però anche un soccorso di segno opposto: dai banchi dell’opposizione, ha infatti votato a favore il senatore berlusconiano Domenico De Siano, già coordinatore di Fi in Campania, ma soprattutto imprenditore ischitano molto noto e titolare di qualche importante albergo stellato (in parte danneggiato dal terremoto, e chissà quanto direttamente interessato alla norma) .
Esultano Pd e Fi, celebrano la prima volta del governo sconfitto al voto in questa legislatura, ma è più che verosimile che la falla possa essere riparata in aula dove il decreto approda oggi, visto che le commissioni ieri, dopo l’incidente di percorso, lo hanno approvato.
«Il nostro lavoro di lotta senza quartiere al condono edilizio che Di Maio vuole per Ischia sta producendo i primi risultati. Per la prima volta in questa legislatura il Governo è andato sotto su un atto parlamentare grazie al voto contrario di alcuni senatori 5 Stelle, che ringrazio», scrive l’ex premier e senatore Matteo Renzi su Fb. Aggiungendo: «Continueremo la battaglia e io rinnovo l’appello a Conte e Salvini: togliete la parte sul condono edilizio di Ischia dal decreto Genova e noi voteremo con voi. Ma stralciate la schifezza del condono. Di abusivismo si muore, basta!».
Lo segue il segretario dem Maurizio Martina, che su Twitter posta: « Bene la bocciatura del condono edilizio. Avanti. Una battaglia di buonsenso per l’Italia » . E naturalmente va all’incasso Forza Italia, con la capogruppo a Montecitorio, Mariastella Gelmini, che scrive: « Vigorosa spallata per Di Maio dai suoi stessi compagni di partito, uno schiaffo per il capo politico del Movimento».
Sono gli effetti collaterali di una parola che Di Maio fa ormai fatica a pronunciare: è il condono che ha portato lo scompiglio in casa Di Maio, in tutti i sensi. Anche la residenza del vicepremier a Pomigliano fu condonata, con lavori eseguiti - si scopre ora da atti del Comune - fino al 1981. Il papà del leader si appellò alla legge 47. La stessa cui ieri, anche i suoi, hanno dato una spallata al Senato.

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