12/7/2018
POLITICA
L’elezione tra i magistrati
Oltre un quarto dei voti per la Cassazione va all’ex pm di Mani pulite vicino ai 5Stelle
LIANA MILELLA,
ROMA
Il ciclone Davigo investe il Csm. L’ex pm di Mani pulite, volto noto in tv per le sue frequenti presenze in video e le sarcastiche battute contro i corrotti, stravince in Cassazione alle elezioni per il nuovo Consiglio. Traina la corrente che ha fondato, Autonomia e indipendenza, e “ruba” voti alla sinistra di Area. Si avvera la profezia del sottosegretario leghista alla Giustizia Morrone che una settimana fa al Csm si era augurato una débacle delle correnti di sinistra.
E questo avviene, perché il conto delle schede in Cassazione che terminerà oggi rivela un significativo arretramento di Magistratura democratica, le toghe rosse, candidate nel cartello di Area. Davigo conquista 2.522 preferenze, un quarto dei magistrati ha votato per lui, mentre la candidata di sinistra Rita Sanlorenzo, ex segretaria della sua stessa corrente, si ferma mille voti sotto ( 1.528). Durante la campagna elettorale ha preso di petto Davigo accusandolo di non rispettare la par condicio in video, ma molti colleghi hanno giudicato perdente la strategia vittimista. Davigo aveva già ottenuto un ottimo risultato nel 2014 quando si candidò per l’Anm e conquistò la poltrona di presidente, scontrandosi con l’ex premier Renzi sul taglio dell’età pensionabile. Poi ha rotto l’unità scatenando una campagna contro il “correntismo” del Csm accusando l’Anm di non pigliare le distanze dal Consiglio. La sua parola d’ordine – basta con la logica del “uno a me, uno a te, uno a lui” – alla fine ha costretto tutte le correnti a polemizzare con se stesse.
Ma non c’è solo la vittoria di Davigo. C’è un riposizionamento profondo della magistratura. Che già dalla Cassazione svela la sua fisionomia. Ecco il successo di Magistratura indipendente, la corrente più conservatrice delle toghe, che con Loredana Miccichè e i suoi 1.760 voti, strappa il seggio non solo ad Area, ma anche a Unicost, il gruppo centrista che esprime il presidente dell’Anm Francesco Minisci. È un cambio di guardia, 4 anni fa da piazza Cavour erano arrivati a piazza Indipendenza un consigliere di Unicost e una di Area, adesso vincono Davigo e Mi. La domanda è d’obbligo: la magistratura si sposta a destra? Sicuramente è di destra Mi, la corrente che per anni ha avuto come leader Cosimo Maria Ferri che ancora adesso, da deputato del Pd, fa campagna elettorale per gli ex colleghi. Davigo, che ha fondato A&I spaccando Mi, giudicato da tutti un conservatore, accusato di tenere atteggiamenti populisti e grillini, ride di queste analisi e le respinge. « Non faccio politica, per me tutti i governi sono uguali e li critico. Non mi candiderei mai» ripete anche adesso. E in verità, dal 1992 a oggi, le sue teorie sulla lotta alla corruzione sono state uguali. Ma è un fatto che il suo successo vada a scapito della sinistra. Il cui peso esce ridimensionato pure nello scrutinio dei giudici, i 10 che entreranno al Csm.
A metà dello spoglio, 4mila su 8.100 votanti (cioè il 90% dei magistrati italiani), è in testa il giudice di Milano Paola Braggion di Mi e il suo gruppo potrebbe guadagnare 2 o 3 posti. Da 3 rappresentanti Mi passerebbe a 5. Unicost, che ne aveva 5, scenderebbe a 3, anche se è buona la performance del giudice romano Marco Mancinetti (475). In caduta Area che rischia di perdere due giudici ( da 5 a 3), entrerebbero Alessandra Dal Moro, Massimo Suriano, Ciccio Zaccaro. Infine i davighiani, con Giuseppe Marra e Ilaria Pepe. Un Csm rivoluzionato che, con l’elezione in Parlamento dei laici il 19 luglio ( se non slitta a settembre), potrebbe vedere un vice presidente leghista o grillino.