8/7/2018
COMMENTI
L’editoriale
Eugenio Scalfari
Matteo Salvini vuole la chiusura delle nostre frontiere nei confronti degli immigrati senza eccezione di sorta. Questa posizione gli ha procurato molti voti nelle elezioni locali e nei sondaggi d’opinione che sono a esse seguiti. In particolare, la Lega guidata da Salvini si colloca intorno al 28-30 per cento dei consensi, a cui vanno aggiunti il 9-10 per cento di Silvio Berlusconi e il 4 di Giorgia Meloni. In totale il gruppo salviniano supera il 40 per cento dei voti.
I grillini di Di Maio erano nelle elezioni del 4 marzo intorno al 32 per cento, ma dopo le più recenti elezioni locali e le ricerche statistiche che ne sono derivate i 5 Stelle sono arretrati intorno al 28-29. A questo punto, comunque, l’alleanza ( transitoria) Salvini-Di Maio supera largamente il 70 per cento. Ma attenzione: è un’alleanza di facciata. Per ora ha prodotto una rappresentanza assai poco rappresentativa: quella di Giuseppe Conte, persona cortese, intelligente, desiderosa di un potere che però finora nessuno gli ha dato.
Conte, per quanto riguarda i suoi mandanti Salvini e Di Maio, è un gentile e ben rappresentato burattino, i cui fili sono mossi dai due burattinai che se lo sono inventato. In realtà, Conte vorrebbe comunque avere uno spazio maggiore rispetto al presidente Sergio Mattarella, al presidente francese Emmanuel Macron, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, allo spagnolo Pedro Sánchez. Cerca di piacere a tutti loro, è bene informato sulle questioni e un po’ di strada potrebbe anche compierla, sempre che durerà a lungo.
In quanto ai moschettieri, Salvini è il d’Artagnan della situazione, Berlusconi è Porthos, Di Maio è piuttosto il duca inglese Buckingham, che però fece una brutta fine. Athos non c’è in questa compagnia di spada senza cappa. Quelli con la cappa ( e poca spada) stanno altrove, nei dintorni della Sinistra. Ma lì ci sono anche personaggi di ben altra levatura: Romano Prodi, Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, Marco Minniti, Carlo Calenda, Graziano Delrio non fanno parte dei moschettieri. Forse sono più vicini al conte di Montecristo, oppure bisogna cambiare epoca e andare nei salotti raccontati da Proust e da Tolstoj: altri autori e altri teatri.
*** Quanto durerà il quadro attuale? Lo sapremo tra non molto, dopo le elezioni europee. L’Europa si rafforzerà? L’euro si rafforzerà? La mia speranza è che il rafforzamento avvenga. Magari senza l’esito federale, auspicato a suo tempo da Altiero Spinelli, ma con una Confederazione in grado di realizzare gli interessi confederali e in particolare quelli dei Paesi partecipanti all’Eurozona.
In fondo, nella storia americana, il presidente Lincoln fece la guerra del Nord contro il Sud americano: abolì la schiavitù ed estese i diritti previsti dalle leggi confederali a tutti i cittadini del Paese; così sono nati concretamente, partendo da questo personaggio, gli Stati Uniti d’America.
Ma la Sinistra italiana, che peggio di come sta sarebbe difficile, per quale obiettivo si sta battendo? Credo che il progetto di Calenda sia il migliore: chi è uscito dal Pd dopo le elezioni del 4 marzo, in cui il partito ha visto diminuire di oltre la metà la sua precedente consistenza, si è in parte pentito di averlo fatto; continua ad avere sentimenti di sinistra democratica, ma difficilmente tornerebbe nel Pd, diviso al suo interno e privo di attrazione. La stessa indifferenza rende del tutto infrequentabili le piccole formazioni dei dissidenti di Pietro Grasso, di Pier Luigi Bersani e di Massimo D’Alema. Non esercitano alcun fascino e molti ne ignorano perfino l’esistenza.
Quella di Calenda è l’idea più seducente per questi elettori che uscirono dal Partito democratico, ma che non hanno abbandonato gli ideali nati tanti anni fa dalla trasformazione che Enrico Berlinguer effettuò del Partito comunista italiano. Lì avvenne lo spirito nuovo che rapidamente si trasformò nel Pds e infine nel Pd. Quella storia è durata trent’anni. Adesso bisogna riaprirne un’altra e coltivare l’idea di un movimento repubblicano, che comprenda i nuovi spiriti di una sinistra europea e si valga per quanto possibile di quel che rimane del Partito democratico: questo è l’avvenire che coinvolge non soltanto l’Italia ma l’Europa. Un Alessandro Dumas ci servirebbe e noi ne abbiamo, adeguati ai tempi che stiamo vivendo. Ci vuole molto coraggio intellettuale e ampia visione del futuro per creare una nuova Italia profondamente europea.
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