31/5/2018
POLITICA
Il conto alla rovescia
Resta la preferenza per un governo politico
GOFFREDO DE MARCHIS,
ROMA
C’è un ultimo sentiero per far partire la legislatura e solo Matteo Salvini può decidere se percorrerlo. Il Quirinale lo terrà aperto almeno un altro giorno, oggi, ma senza un ultimatum che impedisca magari per poche ore di arrivare al risultato. Nel caos assoluto si vede la cifra della presidenza Mattarella nella quale prevale il rispetto delle procedure costituzionali.
Dunque, il Colle non cede sul potere di nomina e non darà il ministero dell’Economia a Paolo Savona, ma non abbandona il suo favore assoluto per un governo politico, legittimato dal voto e con una maggioranza parlamentare piena.
Anche ieri Carlo Cottarelliè stato ricevuto al Colle per una riunione informale. Ormai la sua lista dei ministri è più che pronta. Chi non è di Roma da tre giorni attende in albergo la chiamata finale e il giuramento. Eppure tutto resta appeso alla decisione del leader leghista, sempre più dominus della crisi.
L’impressione è che a questo punto sarebbe in grado di ottenere tutto: Palazzo Chigi per sè o più probabilmente per un altro dirigente leghista, i ministeri che voleva a parte l’Economia, un dicastero diverso per il professore sardo. Se invece vuole il voto dovrà stabilire come tenere in vita l’esecutivo dei tecnici in modo da scavallare le urne a fine luglio e rinviarle a settembre.
Luigi Di Maio ha visto il capo dello Stato, ha capito cosa doveva fare per riaprire la partita, ha detto pubblicamente via Savona e si comincia, facendo da spalla al Quirinale. Che con un comunicato ha rilanciato la proposta grillina: «C’è grande attenzione all’ipotesi di un ritorno alla maggioranza gialloverde senza l’economista». Ecco la porta che Salvini deve decidere di attraversare.
Martedì pomeriggio, in gran segreto, anche il segretario del Carroccio ha visto il presidente della Repubblica.
Ma ieri era di nuovo in giro per la campagna elettorale e nelle pause è stato attaccato al telefono per capire l’aria e annusare la scelta migliore.
L’offerta sul piatto ha raggiunto il massimo della remurazione. Ma l’alternativa del voto è altrettanto ricca: i sondaggi al 27 per cento, il centrodestra unito con possibilità di avere la maggioranza assoluta, le mani libere per il dopo.
Gli interlocutori della Lega in queste ore sono quelli della vecchia alleanza. Lunghe chiamate con Giorgia Meloni, contatti con Silvio Berlusconi, valutazioni con i governatori del Nord (tutti sostenuti dalla coalizioni con Forza Italia) per sondare gli umori della base.
Non è esattamente il segno che la pausa concessa ancora una volta da Mattarella riesca nel risultato auspicato. Ma al Quirinale, anche ieri, Salvini ha fatto sapere di non voler chiudere subito, di essere ancora indeciso e in fase di valutazioni delle condizioni offerte dal Colle e dai 5stelle.
Non è per caso che nel comunicato del Quirinale con cui si rilancia la proposta di Di Maio non venga indicata una data di scadenza. Però oggi sembra proprio l’ultimo giorno. Altrimenti la macchina della campagna elettorale è pronta a mettersi in moto. Domani c’è la manifestazione del Pd in favore della Costituzione e del presidente della Repubblica.
Il 2 giugno sono convocate le piazze dei grillini. Nel week end la Lega organizza i banchetti per le firme sulla elezione diretta del capo dello Stato. E, soprattutto, i mercati attendono un cenno di stabilità dall’Italia, una rotta, un’idea di futuro. Quella di ieri, dopo la giornata drammatica di martedì, assomiglia tanto a una fragile tregua. Non durerà.
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