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Le relazioni pericolose con i neri di CasaPound “Sono gli unici da votare”

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il caso ostia
Il caso.
Il fratello del capoclan “Romoletto” ha scritto su Facebook: “Loro qui sempre presenti”. Ma in passato non erano mancati gli apprezzamenti per i 5Stelle

GIOVANNA VITALE
ROMA.
Luca Marsella, leader di CasaPound sul litorale, parla di «sodalizio inesistente». Racconta di aver conosciuto Roberto Spada«meno di due anni fa, quando per la Befana abbiamo organizzato una festa di bambini a Nuova Ostia», feudo indiscusso del clan di origine nomade, che ormai da anni controlla spaccio e usura nel quadrante sud-ovest della capitale. Dice che, «a quanto mi risulta, lui è incensurato, e comunque non è un nostro iscritto, questa storia è inventata ad arte per screditare me e tutto il movimento». Eppure a certificare il legame fra l’ultradestra romana e il fratello del boss Carmine Spada detto “Romoletto”, condannato l’anno scorso a 10 anni per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, non c’è soltanto quella foto imbarazzante postata su Facebook che lo ritrae sottobraccio a Marsella: entrambi in posa, sorridenti e felici. E nemmeno il più recente endorsement, sempre sui social, con cui alla vigilia delle elezioni di domenica scorsa Roberto Spada invitava a votare per i “fascisti del terzo millennio”, «gli unici sempre presenti, questa è la realtà», scriveva, «cosa hanno fatto le altre forze politiche in questi due anni?».
A raccontare le relazioni pericolose tra i neri e gli Spada, imparentati con altre famiglie sinti ad alto tasso criminale come i Casamonica e i Di Silvio, c’è pure una sentenza. Che a febbraio ha spedito in galera con la patente di mafiosi 7 persone, accusate a vario titolo di corruzione e gestione illecita di appalti pubblici a partire dal 2012: tra questi, l’allora leader locale di CasaPound Ferdinando Colloca e Armando Spada, cugino di Carmine e Roberto, che cinque anni fa si misero in società per impadronirsi, con la consueta brutalità, di uno dei principali lidi di Ostia.
Inchieste che costringono il movimento neofascista a fare pulizia e la famiglia a guardare altrove. Si spiega così il ricambio, anche generazionale, avviato dentro CasaPound. E l’occhieggiare degli Spada verso i grillini. Nell’era dei social, utili ad esibire forza e impunità, è di nuovo Facebook a svelare le simpatie politiche del clan. È il 29 marzo 2015 quando il solito Roberto condivide sulla sua bacheca un post anti-Renzi firmato da Alessandro Di Battista. A corredo, un commento di apprezzamento. Circostanza non sfuggita al Pd, che subito accosta il M5S all’organizzazione malavitosa. Fatto sta che, poco più di un anno dopo, Virginia Raggi stravince le elezioni a Roma, al primo turno sul litorale incassa il 44%, schizzando al 50 proprio a Nuova Ostia: il quartiere degli Spada. Lo stesso dove adesso Casa-Pound, col suo 18%, ha raddoppiato la media incassata in tutto il municipio.
«È merito degli Spada», sussurrano in tanti. «Falso, il nostro è un consenso diffuso sul territorio », ribatte Marsella. «A noi ci accusate di voto di scambio ma nessuno ha detto niente quando furono i 5S a fare il pieno qui». Eppure fra il porto e l’Idroscalo se le ricordano tutti le feste e gli eventi sportivi, con tanto di locandine sui muri, promossi da CasaPound insieme alla palestra Femus Art School, intestata ad Elisabetta Ascani, moglie di Spada jr. E sono parecchi ad aver visto, domenica scorsa, esponenti della famiglia presidiare i seggi. Intrecci e amicizie sempre a parole sconfessate, ma nella realtà mai ripudiate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
CON IL CANDIDATO
A sinistra, Luca Marsella. A destra, Roberto Spada

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