cronaca
I pm: giudice favorì rivale di Romeo, l’imprenditore a processo per Consip
MARIA ELENA VINCENZI
ROMA.
Punta dritta a un giro di compravendite di sentenze amministrative l’inchiesta della procura di Roma che ieri ha portato i finanzieri del Gico negli uffici del Consiglio di Stato. Cinque gli indagati: il giudice Nicola Russo, già condannato in abbreviato per una vicenda di prostituzione minorile; due avvocati e due imprenditori, tra i quali anche Ezio Bigotti, il nemico di Alfredo Romeo, a processo per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip. Nelle intercettazioni più volte l’uomo d’affari napoletano alludeva a presunte entrature di Bigotti con la giustizia amministrativa, oltre che ad amicizie che gli garantivano di mettere le mani sugli appalti: una su tutte quella con Denis Verdini.
L’inchiesta racconta una vicenda di corruzione in atti giudiziari. Oltre al consigliere di Stato, sono coinvolti gli imprenditori Sergio Giglio ed Ezio Bigotti, rispettivamente titolari della Antas e della Sti Spa, e i legali Piero Amara e Giuseppe Orazio Russo, padre del magistrato. Secondo l’impianto accusatorio, ricostruito dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dai sostituti Giuseppe Cascini, Stefano Fava e Luca Tescaroli, nel 2015 «i due imprenditori, in accordo con l’avvocato Amara, che agiva da intermediario - si legge nel decreto di perquisizione - davano indicazione perché fosse nominato presidente della commissione arbitrale, nella controversia che vedeva contrapposte Antas Srl e Sti Spa (riferibili a Bigotti e Giglio) e che prevedeva una retribuzione pari a 200 mila euro per arbitro, Orazio Russo, padre di Nicola, perché costui, consigliere di Stato che componeva i collegi in relazione a controversie giurisdizionali amministrative che vedevano coinvolti soggetti giuridici appartenenti a entrambi i gruppi, svolgesse la sua funzione, nelle citate controversie, in favore delle società medesime ». Chi indaga parla di un «consistente quadro indiziario legato ad anomalie nella designazione del presidente della Commissione arbitrale».
L’indagine coinvolge anche Stefano Ricucci: Nicola Russo, per gli inquirenti, è stato il giudice relatore ed estensore della sentenza emessa dalla Commissione Tributaria Regionale del Lazio che, ribaltando la decisione di primo grado, diede ragione nell’aprile del 2015 alla Magiste Real Estate Property, società riconducibile all’immobiliarista, nella controversia che la opponeva all’Agenzia delle Entrate. Per l’accusa Russo favorì Ricucci rivelandogli in anticipo il contenuto di una sentenza: per questo era già indagato per violazione del segreto d’ufficio. La decisione favorevole ha consentito all’ex odontotecnico di Zagarolo di incassare un indebito profitto patrimoniale: una plusvalenza pari a 19 milioni di euro.
Non è la prima volta che Russo ha guai con la giustizia. Il 28 giugno scorso è stato condannato a un anno e 10 mesi: aveva agganciato via internet alcune ragazzine alle quali prometteva denaro e «soggiorni in alberghi di lusso» in cambio di incontri.
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L’ipotesi di corruzione: Nicola Russo formava collegi arbitrali in modo da favorire gli “amici” La condanna per una vicenda di prostituzione minorile: “Agganciò ragazzine via Internet”