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MA BANKITALIA ORA DEVE CAMBIARE

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FERDINANDO GIUGLIANO
IGNAZIO Visco tornerà alla Banca d’Italia come governatore. Comunque la si pensi sulla scelta di riconfermarlo dopo la crisi bancaria che ha colpito l’Italia, è difficile immaginare che tutto possa restare come prima in Via Nazionale. L’istituzione, che per decenni è stata un faro nella nebbia della politica economica italiana, oggi ha la luce sfocata. La sfida di Visco è quella di mantenere l’indipendenza di Bankitalia, provando però ad ammodernarla e a renderla più trasparente.
Il processo di nomina di Visco ha sancito l’assoluta indipendenza dell’istituzione dalla politica. Il presidente del Consiglio ha infatti proposto la riconferma del governatore nonostante il principale partito che sostiene il suo governo si sia schierato per una discontinuità. Si tratta di una scelta singolare, che è stata però avallata dal presidente della Repubblica. Visco è dunque nella posizione invidiabile di non dover ringraziare nessun partito per la sua nomina.
La stessa indipendenza la Banca d’Italia dovrà però dimostrarla anche nei confronti delle banche su cui vigila. Negli ultimi mesi è sembrata un’istituzione molto impegnata a difendere gli interessi degli istituti di credito italiani in Europa. Un esempio è quello degli accantonamenti automatici sui nuovi crediti deteriorati che la Banca centrale europea vuole imporre alle banche, per evitare che esse vengano colte impreparate da una nuova crisi. Ci sono voluti giorni prima che Visco si schierasse dalla parte della Bce su una misura prudenziale che ha raccolto il consenso di quasi tutti i supervisori europei. Un po’ d’intransigenza in più nei confronti delle nostre banche potrebbe aiutare molto la causa della stabilità finanziaria.
L’altro lato dell’indipendenza è fatto di trasparenza e “accountability”. Su questi punti la conferma di Visco ha lasciato a desiderare. La responsabilità è principalmente del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che avrebbe dovuto essere più aperto nel suo processo di selezione. Negli Stati Uniti, Donald Trump, non esattamente un modello di rispetto delle istituzioni, sta facendo colloqui per scegliere il prossimo capo della Us Federal Reserve, rispondendo ai media circa le sue preferenze sui diversi candidati. Gentiloni avrebbe potuto seguire un percorso simile, o quanto meno essere più aperto nello spiegare il motivo per cui ha optato per proporre la riconferma di Visco. Dopo una crisi bancaria, il Paese avrebbe meritato qualche chiarimento in più.
Visco può contribuire a creare un clima di maggiore apertura intorno alla Banca d’Italia. La Banca d’Inghilterra offre un buon esempio. Dopo essere diventato governatore nel 2013, Mark Carney scelse di lanciare una serie di review sui processi decisionali dell’istituzione, volti ad aumentarne la trasparenza. L’impressione diffusa era infatti che un’eccessiva opacità avesse contribuito ai ritardi della Bank of England durante la crisi del 2008. La Banca d’Inghilterra è oggi molto più aperta nel comunicare le sue decisioni, superando molte delle critiche che le erano state rivolte.
Per la Banca d’Italia le priorità sono diverse. Prima di tutto, c’è da affrontare con la massima trasparenza la commissione d’inchiesta sulle banche. Si tratta di una enorme opportunità per Bankitalia di rispondere finalmente alle critiche che le sono state mosse in questi anni. Tuttavia Visco può fare molto anche all’interno della sua istituzione. Le differenze di vedute che esistono all’interno del direttorio andrebbero fatte emergere invece di nasconderle. Il governatore potrebbe tenere regolari conferenze stampa, in cui rispondere direttamente anche ai giornalisti più critici.
Infine, c’è bisogno di un miglioramento dei rapporti con la Bce per quanto riguarda la vigilanza bancaria, un campo in cui Bankitalia si trova troppo spesso in contrapposizione con Francoforte. Si prenda ad esempio la supervisione degli istituti di credito. In assenza di un rinnovato clima di fiducia, la vigilanza europea resterà sospettosa sulla situazione dei bilanci delle banche italiane. Il discorso riguarda anche la capacità di Bankitalia di influire sulle scelte future dell’unione bancaria. Palazzo Koch ha molte battaglie giuste da portare avanti e in cui può trovare alleati, come ad esempio quella sulla creazione di una garanzia unica sui conti correnti. Meglio puntare su questi temi invece di provare a riaprire accordi già chiusi come quello sul “bail in”.
Dopo il duro scontro sulla riconferma di Visco, Bankitalia ha davanti due strade: la prima è rinchiudersi in un fortino, nella convinzione di non aver sbagliato nulla. La seconda è aprirsi alle critiche e mostrarsi disposti al cambiamento. Una banca centrale moderna non avrebbe dubbi suquale percorso intraprendere.
L’autore è editorialista di Bloomberg View
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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