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Venezuela, represso il tentato golpe Maduro: abbiamo vinto con le armi

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mondo

La crisi.
Due morti e dieci arrestati nel primo, improvvisato, di colpo di Stato dopo la Costituente Gruppi di cittadini con i ribelli
OMERO CIAI
UN BRIVIDO ha attraversato ieri molte case del Venezuela quando all’alba (le 12 in Italia) si è saputo che un gruppo di militari si era ammutinato contro il governo di Nicolás Maduro in una base dell’esercito a Valencia, città di un milione di abitanti a Ovest di Caracas, nello Stato di Carabobo. Era il segnale d’inizio di una rivolta più ampia all’interno delle Forze armate o soltanto un tentativo disperato già condannato ad essere facilmente contenuto e represso? Con il passare delle ore, nonostante notizie non confermate di nuove rivolte in altre caserme del Paese, è diventato abbastanza chiaro che “il tentato golpe” era solo un’azione molto avventurosa con pochissime possibilità di successo.
A guidarla c’era un ex capitano, Juan Caguaripano Scott, che già nel 2014 aveva provato ad organizzare una rivolta militare. In clandestinità da allora, Caguaripano è riapparso ieri insieme a una ventina di soldati e civili con i quali ha tentato di impossessarsi della base di Fuerte Paramacay. Due morti e dieci arrestati è il bilancio del tentato assalto raccontato poi dal responsabile del Comando Strategico delle Forze armate, ammiraglio Remigio Ceballos. L’ufficiale ha detto che una ventina di uomini in uniforme hanno preso il controllo nelle prime ore del mattino della base di Fuerte Paramacay ma che in poche tempo sono stati circondati e sconfitti dalle forze fedeli a Maduro. «Oggi abbiamo vinto con le pallottole, una settimana fa con i voti», ha dichiarato il presidente, «ora massimo della pena per gli autori del complotto».
Il gruppo era guidato da Caguaripano, capitano non più in servizio da tre anni, che in un video si è dichiarato “in ribellione” contro “la tirannia assassina”. La base di Fuerte Paramacay a Valencia è importante perché c’è la più numerosa brigata di blindati dell’esercito. Quando si è diffusa la notizia dell’assalto molte persone a Valencia sono scese per le strade e hanno raggiunto l’area del Forte per applaudire e esprimere solidarietà con il gruppo in rivolta. Per disperderli è intervenuta la polizia. Alla fine però la vicenda del manipolo di assalitori che ha cercato di prendere il controllo del Forte è sembrata quella di una “armata brancaleone” tanto audace quanto dilettantesca. Insieme all’ex capitano c’erano un sergente della riserva dei paracadutisti e un tenente che aveva già disertato tre mesi fa, più alcuni civili. L’episodio ricorda quello di Óscar Pérez, il militare- attore, ispettore della polizia scientifica, che alla fine di giugno sorvolò in elicottero la capitale lanciando bombe sul palazzo del Tribunale Supremo a Caracas e invitando la popolazione a ribellarsi. Il ministro della Difesa e comandante in capo dell’esercito, generale Vladimir Padrino, ha commentato su twitter: «Non hanno potuto fare niente con l’esercito. Hanno provato ad assalirlo con un attacco terroristico. Ma non ci sono riusciti». Diosdado Cabello, il potente numero due del regime venezuelano, ha aggiunto che dietro l’attacco c’erano «i terroristi della destra eversiva venezuelana finanziata dall’imperialismo americano».
Sulla situazione in Venezuela è intervenuto il premier italiano, Paolo Gentiloni, sollecitando una risposta europea contro la deriva autoritaria di Maduro. Commentando in un tweet la foto della procuratrice Ortega che dopo la rimozione fugge in moto, Gentiloni ha scritto che l’immagine «impone una risposta diplomatica europea». Da parte sua Luisa Ortega Díaz ha respinto il suo licenziamento e affermato: «Continuerò il mio lavoro, perché la mia rimozione è illegittima». Ortega Díaz, 59 anni, fedelissima dell’ex presidente Hugo Chávez che la nominò nel 2007 è diventata la peggior nemica, all’interno del movimento chavista, di Maduro. La procuratrice rimossa iniziò la sua guerra contro il presidente bocciando alla fine di marzo la sentenza con la quale il Tribunale Supremo esautorò il Parlamento. Poi si schierò a difesa dei manifestanti accusando la Guardia Nazionale bolivariana di eccedere nella repressione, e aprendo numerose inchieste sulle vittime delle proteste. Dopo dichiarò la nuovo Assemblea costituente voluta da Maduro illegittima perché, secondo la Costituzione vigente, non poteva essere il presidente a convocarla. Infine l’ultimo atto. Dopo il voto per la Costituente, Ortega ha deciso di aprire una inchiesta sulle denunce di brogli. Ormai, rispetto a Maduro, era diventata un contropotere. Il fallito tentativo golpista di ieri accende nuova tensione sul caos venezuelano. Mentre per oggi l’opposizione prepara una nuova sfida con la convocazione di una riunione del Parlamento appena deposto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La procuratrice esautorata “Resto al mio posto” Gentiloni: “Risposta Ue anti deriva autoritaria”
IL VIDEO DEI MILITARI DELLA RIVOLTA
Il capitano Juan Caguaripano, che secondo i media locali è ricercato dal 2014, ha annunciato la sua ribellione attraverso un video diffuso dal quotidiano venezuelano El Nacional. Nel filmato si vede un gruppo di una ventina di uomini armati, vestiti con uniformi militari. I soldati accompagnano il loro portavoce Caguaripano, al centro del gruppo
FOTO: © ANSA
A VALENCIA
A sinistra, a Valencia gli attivisti antigovernativi si scontrano con la Guardia Nazionale

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