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“Il vecchio cda mentì sui conti” Ecco le multe Consob all’Etruria

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Economia

In complesso i vertici devono versare 910 mila euro. Per Pierluigi Boschi 40 mila euro. Ammende ridotte, ma tutti gli illeciti vengono confermati
CLAUDIO TITO

HANNO nascosto la grave situazione finanziaria della banca e non hanno informato correttamente i clienti interessati ad acquistare le loro obbligazioni del livello altissimo di rischio che avrebbero dovuto affrontare. Sono queste in sintesi le motivazioni con cui la Consob assesta la prima stangata all’intero ex Consiglio di amministrazione di Banca Etruria che tra il 2012 e il 2014 ha messo in vendita una serie di bond che si sono poi rivelati ‘’tossici’’.
SEGUE A PAGINA 2 FONTANAROSA E PAGNI ALLE PAGINE 2 E 3

LE MULTE complessivamente ammontano a circa un milione di euro. E tra i sanzionati c’è anche Pierluigi Boschi, il papà della sottosegretaria alla presidenza del consiglio, che dovrà pagare un ammenda di 40 mila euro.
Il presidente della Consob, Vegas, ha firmato la scorsa settimana l’ordinanza. L’atto è in corso di notificazione a tutti i soggetti interessati. Alcuni di loro - quelli che hanno la posta certificata l’hanno già ricevuto, altri sono in attesa. Si tratta comunque di una nuova tegola per i protagonisti di una vicenda su cui sono in corso anche altre procedure, compresa quella penale. Soprattutto è destinata a infiammare ancora una volta la polemica politica proprio per il ruolo di Boschi.
Il documento finale ricalca nella sostanza le conclusioni presentate due mesi fa nella relazione dell’ufficio sanzioni amministrative.
Nel merito la Consob accusa tutti i componenti il Cda, il direttore generale e il collegio dei sindaci di aver violato l’articolo 94 del cosiddetto TUF, il Testo unico sulla finanza. In particolare due commi di questa legge, il secondo e il settimo. Il primo dispone l’obbligo per il prospetto di questi prodotti finanziari di avere una forma «facilmente analizzabile e comprensibile» affinchè «gli investitori possano pervenire ad un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale e finanziaria’ ». E per questo ai clienti deve essere consegnata una «sintesi recante i rischi’» dell’offerta. La seconda violazione riguarda l’impegno a comunicare «qualunque fatto nuovo significativo » che sopravvenga.
A questo proposito, il giudizio della Commissione è netto. Anche perchè nell’ordinanza si fa spesso riferimento agli accertamenti già effettuati dalla Banca d’Italia, i cui esiti non sono stati per niente soddisfacenti. In particolare l’istituto toscano ha omesso i rilievi dell’ente guidato da Ignazio Visco effettuati a luglio 2012 e a dicembre 2013. In quella occasione Bankitalia sottolineava una situazione «fortemente problematica». Nello stesso documento si notava pure come i vertici aziendali mostrassero «inerzia» rispetto ad alcune criticità: in primo luogo la presenza di «un consistente stock di partite anomale», una «fragile situazione di liquidità» aggravata dall’ammontare di obbligazioni istituzionali in scadenza. Ossia di soldi cash che stavano per uscire dalle casse della banca indebolendola ulteriormente dal punto di vista patrimoniale.
Le accuse della Consob sono ancora più esplicite. «In merito alla redditività - si legge in riferimento ai prospetti del 2013 - viene rappresentata una informativa nel complesso tranquillizzante » e piena di «lacune». Nella sostanza non si raccontava la verità ai clienti che intendevano comprare le obbligazioni dell’istituto e anzi veniva celata la pesante condizione finanziaria della banca. Addirittura la Consob osserva che in precedenza la Banca d’Italia aveva lanciato un vero e proprio attacco ai vertici aziendali chiedendo di sostituire il consiglio di amministrazione con «esponenti connotati di elevata professionalità» per rafforzare la «componente manageriale». Una richiesta che comportava un giudizio più che critico sull’operato dei dirigenti in carica.
La Consob inoltre contesta la linea difensiva dei membri del cda che intendevano scaricare sul solo direttore generale la responsabilità di queste carenze. «Il potere-dovere di controllo sull’altrui agire - è la linea della Commissione - continua ad essere un obbligo degli amministratori deleganti». «Si ritiene dunque che la responsabilità per l’omessa rappresentazione all’interno della documentazione d’offerta dai rilievi formulati da Banca d’Italia vada ascritta a tutti i membri del cda i quali hanno contribuito alla consumazione dell’illecito».
Rispetto alla proposta formulata due mesi fa, la decisione finale – presa dopo le analisi delle memorie difensive degli “imputati” – ha ridotto l’importo delle multe. Ma è stato confermato «alla lettera» l’impianto “accusatorio”, i principi che hanno determinato gli addebiti e tutte le responsabilità. Una scelta che avrà delle probabili ripercussioni e una incidenza nelle azioni civili per risarcimento danni, negli arbitrati e probabilmente anche nei processi penali in corso.
Le sanzioni complessivamente ammontano a 910 mila euro. La Banca è responsabile in solido e dovrà chiedere il «regresso» agli autori delle violazioni.
A pagare più, comunque, sono l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi (entrambi 70 mila euro) . Quasi tutti gli altri 21 sanzionati dovranno sborsare 40 mila euro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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