la questione immigrati
Sequestrata la nave Iuventa: “Favoreggiavano abitualmente l’immigrazione clandestina”
L’indagine di Trapani: almeno tre rendez-vous documentati tra volontari e mercanti di uomini Il procuratore: “Ma agiscono per finalità diverse”
PALERMO.
La nave che “va giù giù e non ritorna mai in Italia”, come dicevano gli operatori della security di Save the Children, la piccola e vecchia barca con la quale un team di giovani volontari tedeschi ha salvato nell’ultimo anno e mezzo migliaia di migranti senza mai portarli in Italia trasbordandoli sempre sulle altre navi umanitarie, è bloccata da 24 ore nel porto di Lampedusa. Sotto sequestro disposto dalla magistratura di Trapani nell’ambito dell’inchiesta avviata nell’autunno del 2016, proseguita nel più assoluto riserbo e ora finalmente ad una svolta. Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è il reato che il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio e il sostituto Andrea Tarondo ipotizzano a carico di esponenti, al momento non ancora individuati, che operano a bordo della Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet, una di quelle che non ha firmato il nuovo codice di comportamento.
La denuncia all’Aise di alcuni membri della security della nave Vos Hestia di Save the Children, i primi ad accorgersi dell’anomalo comportamento dei tedeschi, le intercettazioni telefoniche e ambientali, ma soprattutto le foto e le relazioni di un agente della polizia infiltrato sotto copertura a bordo della Vos Hestia, spesso vicina alla Iuventa nelle fasi dei soccorso, hanno contribuito a formare il quadro indiziario che, secondo il procuratore Cartosio, «documenta incontri, intese, tra i trafficanti di migranti e membri dell’equipaggio della “Iuventa”». Anche se il magistrato ha sottolineato che «sostenere che ci sia — un piano coordinato tra Ong e trafficanti libici mi sembra fantascienza, anche perché le finalità sono ben diverse».
Ritorno d’immagine e donazioni economiche: questo secondo i pm il “movente” dello spregiudicato comportamento dell’equipaggio della Iuventa che avrebbe quasi sempre operato in acque libiche, concordando con i trafficanti luogo e momento dei salvataggi, restituendo loro persino i gommoni e le imbarcazioni utilizzate e mettendo a punto una strategia di assoluta non collaborazione con le autorità italiane per occultare loro qualsiasi prova a carico degli scafisti.
Mentre in Italia e in Europa divampava la polemica sulle dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, il primo ad annunciare un’inchiesta, senza prove utilizzabili, a carico delle Ong, e il parlamento avviava audizioni e commissioni d’inchiesta, la magistratura trapanese, coordinando il lavoro della squadra mobile e dello Sco della polizia di stato, raccoglieva prove concrete indagando su tre episodi specifici. Quanto bastava, secondo il procuratore Cartosio, «ad accertare che, seppure questa imbarcazione in qualche caso intervenga per salvare vite umane, in più casi invece non agisce in presenza di un imminente pericolo di vita. I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all’equipaggio della Iuventa. Non si tratta dunque di migranti salvati, ma consegnati ». E questo, secondo i pm, integra il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche perché, si evince dalle 150 pagine del decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Emanuele Cersosimo, al di là dei tre episodi documentati, questo sarebbe il modus operandi abituale del team tedesco. Il sequestro preventivo della nave, che nei prossimi giorni verrà trasferita nel porto di Trapani, viene giustificato dal gip con il rischio di reiterazione del reato da parte della Ong tedesca ritenuta socialmente pericolosa perché «la condotta dei soccorritori in alto mare costituisce indefettibile elemento di congiunzione tra l’attività dei trafficanti e lo sbarco dei migranti nei porti italiani».
Su Twitter, Jugend Rettet scrive ai suoi sostenitori: «Non vogliamo parlare di alcuna speculazione. Per questo motivo prima di fare una valutazione dobbiamo raccogliere informazioni, sperando di tornare in contatto con le autorità italiane. Il salvataggio delle vite umane resta la nostra priorità».
( f. v. e a. z.)
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