l’inchiesta sulla pedofilia
Il caso.
Il rapporto dell’avvocato che indaga sugli abusi lascia intendere che la parentela “eccellente” rischia di avere alimentato l’inerzia morale
ALBERTO MELLONI
I DUE FRATELLI
I DUE FRATELLI
Nel discorso di rinunzia al ministero petrino Benedetto XVI disse di non aver più il «vigore del corpo e dell’anima» necessario a governare la barca di Pietro. Eppure oggi, nella vita di vegliardo appartato, deve far fronte ad una tempesta più amara di quelle che ha sovente denunciato. Una tempesta che non riguarda lui, ma il fratello Georg, musicista e direttore per molti anni del coro dei “passerotti” di Regensburg.
Centinaia di quelle voci bianche hanno lamentato maltrattamenti dovuti ad uno stile educativo degno della pedagogia autoritaria fascista; decine di loro hanno denunciato abusi sessuali. Con una contabilità finale impressionante: 547 maltrattati, 67 violentati, 49 perpetratori. I casi non sono stati scoperti da una inchiesta che abbia dovuto zigzagare fra omertà e intralci, ma dalla diocesi stessa che ha domandato un rapporto all’avvocato Ulrich Weber, che aveva già intuito da mesi le dimensioni della catastrofe morale.
Fra i perpetratori indicati dal Rapporto Weber non c’è Georg Ratzinger, che pure ha ammesso di aver fatto ricorso a qualche sberla: ma a lui si imputa di non aver visto le malefatte che avrebbe dovuto vedere. E nel ritardo pluridecennale con cui tutto questo affiora traspare un sospetto: e cioè che essere fratello del cardinale e poi del Papa abbia reso monsignor musicista pigro nel vigilare e/o immune da quella vigilanza che avrebbe dovuto fargli capire la lingua dei bimbetti dalle voci angeliche e dalla vita infernale.
Il Rapporto Weber travolge così il Ratzinger direttore del coro. Apre domande sulla figura del cardinale Müller, che era stato vescovo di quella diocesi e che Bergoglio ha pensionato dalla curia romana con una celerità che oggi ha una spiegazione in più.
Ma colpisce anche il Papa emerito, senza dargli alcuna possibilità di difesa o di ribellione. Ci si difende infatti da una accusa; ci si ribella a una sentenza ingiusta. Ma qui non c’è né accusa, né sentenza: semplicemente si lascia intendere che senza aver fatto nulla per “coprire” il fratello, la sua semplice posizione apicale avrebbe alimentato la inerzia morale del fratello, convinto che la raffinatezza musicale fosse un valore spiritualeanche se ottenuta con metodi inaccettabili e prezzi disgustosi.
Nessuna manina interna, dunque. Nessun transito di Vatileaks. E nessuna possibilità di ricorrere a scorciatoie spericolate, come quella che proprio Benedetto XVI imboccò nel 2010, quando colpì la chiesa d’Irlanda (unica al mondo trattata così), spiegando che il «programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso» e che avrebbe incoraggiato «una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi».
Tutti, il Papa emerito e chi legge il Rapporto Weber, sono davanti ad una tragedia – la brutalità e lo stupro – contro la quale non serve (anzi) accentrare la cause a Roma come pensava il cardinale Ratzinger; non si cura con proclami sulla vergogna o sulla trasparenza. Ma richiede una presa di coscienza delle diocesi: per capire cosa sia accaduto nella selezione del clero, cosa impedisca di ripensarne la formazione, e come mai i pedofili preti siano stati invisibili come lo sono i pedofili “di famiglia”.
Coperti cioè da negligenze e omertà che non si spezzano finché non ci si rende conto che nella sproporzione di potere intrinseca ai rapporti fra adulti e bambini è il favor pueris, non il favor rei che può aprire una via di giustizia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
A Georg non si imputano atti, ma di non essersi accorto di malefatte che avrebbe dovuto vedere Non servono proclami sulla vergogna o sulla trasparenza. Ma una presa di coscienza delle diocesi
FOTO: ©ANSA
FOTO: ©AFP
Dall’alto, Georg Ratzinger il sacerdote fratello del Papa emerito Benedetto XVI in una foto del 1989 quando ancora dirigeva il coro delle voci bianche di Ratisbona dove sono avvenuti gli abusi su almeno 547 bambini. Sopra, Joseph Ratzinger, 90 anni, prima delle dimissioni del 2013 col fratello Georg, 94 anni