COMMENTI
ALBERTO MELLONI
UN piccolo dettaglio svela qualcosa sulla creazione cardinalizia di ieri. Dopo un’ora dall’annuncio dato all’Angelus, i siti del Vaticano e molti media non davano ancora l’elenco delle nuove berrette.
SEGUE A PAGINA 25 LA ROCCA E RODARI ALLE PAGINE 18 E 19
BERRETTE che saranno imposte ai prescelti nel concistoro del 19 novembre. Segno che la lista letta da Francesco non aveva circolato molto e che un annuncio a sorpresa ha messo in imbarazzo la macchina dell’informazione che la domenica mattina si aspetta il ricordo dei migranti e dei poveracci del mondo che il Papa non può dismettere e il mondo non sa ascoltare.
La cosa non deve sorprendere. Ogni Papa – Francesco non fa eccezione – usa la prerogativa di scegliere i cardinali come uno strumento di governo, di obbedienza alle norme canoniche sul conclave che eleggerà il suo successore e di comunicazione.
Fare i cardinali – entrare cioè in quella parte del clero dell’urbe a cui spetta da dieci secoli il compito di eleggere il vescovo di Roma quando la sede rimane vacante e che ha il diritto/ dovere di parlargli come fossero fratelli – è una prerogativa tale per cui viene definita tecnicamente “creazione”. Nessuno può dire al Papa chi o quando o come creare, e sul quanto le vigenti regole che fanno decadere dal diritto di votare in conclave gli ultra-ottuagenari consenta di prevedere e giostrare.
Una prassi secolare aveva però individuato alcune diocesi (dette “sedi cardinalizie”) in cui il Papa nominava vescovo chi voleva far cardinale. E aveva introdotto il principio che le più alte funzioni di curia davano la “berretta” (il simbolo del cardinale è il loro cappello).
Francesco non ha innovato nulla in curia. I capi dei grandi organi curiali sono cardinali (anche il prefetto della dottrina della fede che Ratzinger scelse e castigò negandogli la porpora e che Francesco ha “creato”, pur essendo in molti ambiti su posizioni opposte a quelle del papa): anche l’ultimo prefetto, nominato con la mini-riforma che ha sommato vari uffici in una congregazione dei laici, diventerà cardinale al prossimo concistoro.
Papa Bergoglio non ha molto innovato nelle grandi sedi cardinalizie del mondo, dove ha se mai introdotto qualche attesa: fatto sta che da ieri Brasilia, Bruxelles, Chicago e Madrid hanno un cardinale arcivescovo. Invece (e l’Italia è fra due fuochi), se sospetta che qualche sede prestigiosa sia stata ottenuta in una logica di cordata o che un Paese abbia troppi cardinali, non dà altri cappelli.
Francesco salta invece ogni usanza quando vuole che diano voce alle realtà dimenticate e alle “periferie” della chiesa. Come ha fatto anche ieri, con otto porpore ad elettori che sono come bandierine della sua geografia interiore: il nunzio in Siria, unico elettore italiano; l’arcivescovo di Bangui dove aprì il giubileo un anno fa; e poi gli arcivescovi di Dhaka in Bangladesh, Merida del Venezuela, Port Louis nella Isola Maurizio, Tlalnepantla in Messico, Port Moresby in Papua e Indianapolis negli Usa. E anche il cardinalato onorario a quattro vescovi emeriti di Malesia, Lesotho, Albania e all’italiano Corti (uno degli ausiliari milanesi che non diventò mai successore di Martini) dà la stessa impressione.
Dire che cambiano le proporzioni geografiche del collegio elettorale è ovvio. Ma non sono mai stati i continenti o i subcontinenti che hanno deciso del conclave: che si regge su altre aggregazioni, e che, come dice un saggio adagio, inizia solo quando un papa anziano manda a Milano un arcivescovo più giovane di lui.
Ciò che decide della chiesa – e in futuro del conclave – è se la sinodalità (la capacità di affidare i problemi difficili alla comunione) e la collegialità (la dottrina che riconosce nella totalità dei vescovi con e sotto Pietro il successore del collegio apostolico) sapranno essere l’agenda e il governo della cattolicità. Il che richiede da parte di tutti, senza sognare o temere rivincite, uno sforzo per guardare a un cristianesimo a cui la carica evangelica di Francesco offre stimoli commoventi, ma anche l’occasione per guardarlo in tv, come una specie di eroe per cui si tifa, finché non si cambia canale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA