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Da Tripoli ai pozzi della Cirenaica “La guerra dei libici è per il petrolio”

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la guerra al terrorismo
Il reportage.
I ricatti, le alleanze. E le accuse al capo-milizia Ibrahim Jadran: “Ha ottenuto 40 milioni di dollari per riaprire gli oleodotti”

VINCENZO NIGRO
DAL NOSTRO INVIATO
TRIPOLI.
Per tre anni in Libia un giovane uomo, spericolato capo-milizia di 36 anni, Ibrahim Jadran, ha ordinato ai suoi miliziani di chiudere i rubinetti degli oleodotti della Cirenaica. Si è seduto sulla riva di un fiume di petrolio che in questi mesi avrebbe fruttato alla Libia 90 miliardi di dollari: ha bloccato il greggio e ha aspettato.
Il 21 luglio anche le Nazioni Unite, nella persona dell’inviato in Libia Martin Kobler, si sono piegate al giovane miliziano, andando a Ras Lanuf, uno dei terminali bloccati, e hanno baciato l’anello del capobanda per convincerlo a riaprire i pozzi. Quel giorno il diplomatico tedesco è sceso dalla sua Toyota blindata e si è lanciato verso il miliziano sorridendo allegro, come se corresse a stringere la mano di Angela Merkel o di un capo di Stato. Di fatto pagava il riscatto che (forse) permetterà al governo di Tripoli di avere i soldi per sopravvivere, per governare la parte di Libia che a stento riesce a controllare.
È questa la vera battaglia, la vera disputa in Libia. Mentre gli americani, l’Europa e i media occidentali sono giustamente concentrati sulla guerra contro i terroristi dell’Is, i capi politici e militari libici si combattono per una cosa soltanto. Il potere, e il potere si costruisce con i soldi, che in Libia arrivano dal controllo del petrolio «Per ora gli hanno pagato 40 milioni di dollari, lui aveva presentato un conto di 140 milioni di dollari, dice che erano gli stipendi arretrati per le sue 20 mila “guardie”, e adesso dice anche che non rinuncerà agli arretrati ». Un ex colonnello della polizia di Gheddafi al bar “Aurora” di piazza Algeria a Tripoli racconta la storia di Jadran. «Io lo conosco bene, conosco i suoi fratelli: non erano ribelli anti- Gheddafi, ma ladri di auto, criminali: lui si è fatto cinque anni nelle carceri di Gheddafi, trasformandosi prima in ribelle islamico, poi inventandosi le guardie del petrolio, ha bloccato terminali di carico e così ha fatto la sua fortuna».
In Libia il petrolio viene esportato da sei terminali: Az Zawiyah a ovest di Tripoli, Al Hrega a est di Bengasi e poi Ras Lanuf, Sidra, Brega e Zueitina tutti nella “mezzaluna petroliera”, l’area della Cirenaica controllata dalle guardie di Jadran. Prima della rivoluzione del 2011 la Libia di Muhammar Gheddafi esportava 1,6 milioni di barili al giorno dai sei terminali. Adesso la produzione è crollata a 300 mila barili, ma dentro c’è anche il gas dell’Eni che arriva in Italia e che in buona parte serve alla Libia per i suoi consumi, soprattutto per produrre l’elettricità.
Jadran per mesi ha costruito anche un progetto politico, quello del “federalismo” in Cirenaica, che nel vocabolario politico libico significa separazione, non semplice autonomia. Ha creato una specie di governo della Cirenaica con capoluogo nella sua città, Agedabia, quella in cui uno dei suoi sei fratelli è sindaco e un altro è stato il capo di Ansar Al Sharia e forse ha guidato anche l’Isl. Il capobanda prima ha collaborato con le milizie del generale Haftar: anche lui, come l’ex ufficiale gheddafiano, ha ricevuto armi e sostegno dall’esercito egiziano. Poi, quando ha visto i soldati di Haftar avvicinarsi minacciosi ha capito che sarebbe stato meglio cambiare fronte, allearsi con il governo di Tripoli che nel frattempo da espressione delle milizie islamiste della capitale era riuscito a diventare “il governo dell’Onu” sotto la guida di Fayez Serraj.
Quando Tripoli è stata costretta a firmare l’accordo che Kobler ha benedetto con l’acqua santa delle Nazioni Unite, il capo della NOC ( National Oil Company) libica Mustafa Senalla furioso ha scritto una lettera di fuoco al tedesco. «Ci siamo messi nelle mani del primo gruppo di criminali, quelli hanno capito che se bloccano i pozzi o gli oleodotti possono bloccare i governi occidentali e ottenere tutto».
Ma negli ultimi mesi Jadran poi è stato utile per combattere contro l’Is. I terroristi del califfo a Ras Lanuf avevano fatto saltare installazioni e serbatoi capaci di milioni di barili pur di bloccare i fondi che sarebbero arrivati ai governi di Libia. Alla fine, per sopravvivere, il governo di Tripoli ha pagato e Martin Kobler ha benedetto l’accordo col signore degli oleodotti. Nell’Anno Quinto dopo la rivoluzione, la Libia è anche questo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ex gheddafiano, collaborava con Haftar e poi si è schierato con Serraj
IL MILIZIANO
Ibrahim Jadran, 36 anni, capo delle milizie che si sono autoproclamate “guardie petrolifere”

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