l fondamentalismo islamico
Gli estremisti.
Oltre 500 indagati e 106 espulsi. Profili diversi ma un unico obiettivo: colpire anche nel nostro Paese “Nella guerra santa cercano di affermare la loro identità”
L’asso del cricket, il pugile, il rapinatore “Ecco perché hanno scelto il Califfo”
ALBERTO CUSTODERO
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«La polveriera del terrore — spiega ancora lo 007 — si alimenta da anni, ma mille condizioni non hanno favorito l’individuazione e il disinnesco di ciò cui si sta assistendo. Ciò che sta avvenendo in questi giorni (con le azioni di Lupi solitari come quello di Nizza), è estremamente diverso dal passato, pur avendo elementi di continuità. Di fatto si assiste a una deriva nichilista in cui la radicalizzazione è sempre più superficiale».
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Controlli a Roma davanti al Colosseo
ROMA.
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Dopo centosei espulsioni di sedicenti simpatizzanti Is, e dopo decine di inchieste giudiziarie (oltre cinquecento gli indagati) contro cellule islamiste o “lupi solitari” auto radicalizzati, qual è il ritratto del terrorista fai da te che vive in Italia? Qual è il suo profilo psicologico? Esistono caratteristiche sociali che accomunano gli italiani che inneggiano alla jihad?
«Ieri, i terroristi di al Qaeda — spiega Stefano Dambruoso, un ex pm che a lungo gli ha dato la caccia — si affiliavano in quanto attratti da un senso di appartenenza alla “rete” di bin Laden. Oggi, i terroristi dell’Is aderiscono al Califfato in cerca dell’affermazione della propria identità. Persone che inseguono nella retorica del Daesh i valori che non trovano più in Italia. Paradossale in questo senso il caso del ragazzo genovese che si era recato in Siria per combattere i valori della nostra società, ma poi s’era reso conto che tutto il mondo è paese».
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Ci sono invece punti di incontro di condotta».
Lassaad Briki, addetto alle pulizie, era diverso da Muhammad Waqas, autista in una ditta di distribuzione alimentare. A unirli, la fede nella “guerra santa” che coltivavano nel Bresciano.
Se è impossibile risalire al “fenotipo” dell’aspirante jihadista, è possibile, invece, individuare i comportamenti che li accomunano. «Cambi improvvisi di stili di vita — spiegano ancora all’Antiterrorismo — come farsi crescere la barba, imporre il burqa alla moglie, picchiare le donne, sono i più importanti campanelli d’allarme da cui far partire le indagini».