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Venezuela, lo smarrimento dei militanti chavisti

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“Con l’aggravarsi delle penurie, il Venezuela scende nel caos  economico. La destra, dopo aver vinto le elezioni legislative del dicembre 2015, cerca di organizzare un referendum ` per revocare il presidente Nicolás Maduro, successore di Hugo Chávez. Una vittoria dei chavisti sarebbe sufficiente a far risalire il Venezuela?”
“No! Questo non lo devi fare!›› Una  donna rimprovera l'uomo che ha  appena dato un calcio alle  scatole piene di prodotti alimentari, esasperato di dover aspettare l’arrivo del ministro della gioventù prima di iniziare la distribuzione degli alimenti. L’impaziente esce dalla stanza dove sono radunati i membri del Comitato locale di approvvigionamento e produzione(Clap), quasi esclusivamente donne.
   La struttura è stata creata nell'aprile 2016 per contrastare l’accaparramento di derrate alimentari e la speculazione che, secondo il governo venezuelano, svuotano i negozi del paese. Lo Stato, attraverso diverse organizzazioni fra le quali i Clap, porta a ogni cittadino i prodotti alimentari di base (riso, farina, olio...) che si trovano solo più al mercato nero a prezzi esorbitanti. Un chilo di latte in polvere, che costa 70 bolivar (6,36 euro [1]) al prezzo standard, si arraffa per strada a 30 volte tanto.

   Finalmente ha inizio la distribuzione. «Ho detto loro di cominciare senza aspettare il ministro, ci confida Jesús Guzman, un abitante del quartiere. Altrimenti lo avrebbero accolto a parolacce.›› Con le braccia cariche di pacchi, i militanti cominciano a distribuire il prezioso bottino in questo palazzone dell'area Hornos de Cal, al centro del quartiere San Agustín di Caracas.

«Per quale giornale lavori? Fai parte di un 'organizzazione politica nel tuo paese? Quali sono le tue prime impressioni di Caracas?›, chiede con un po' di insistenza un viso nascosto dietro occhiali spessi. Yurami Quintero, viceministra della gioventù, sembra accordare una cauta fiducia ai giornalisti stranieri. Senza veramente attendere la risposta, riprende il lavoro, con un gruppetto di altre persone. Piano per piano, lista alla mano, distribuiscono le borse con le prowiste vendute a prezzo fisso e calmierato. Nei corridoi, mentre dalle porte aperte degli appartamenti spuntano teste di bambini, gli abitanti ascoltano gli interventi dei membri del comitato.


«Stiamo affrontando una guerra economica, insiste Rodbexa Poleo, deputata del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), che indossa la maglia della squadra di calcio nazionale. Ma siamo qui per mostrarvi che la rivoluzione vi difende. Che siamo con il popolo!››

È poi la volta di Quintero, che usa un tono più tranquillo:

«l Clap non sono la soluzione a tutto, ma è un inizio. Grazie a loro, stiamo riuscendo a colpire duramente la mafia che ci deruba.››

   «Mafia?›› ll riferimento è a settori del padronato: il governo pensa che siano loro a, organizzare il caos economico interrompendo la produzione e, cosa ancora più problematica, le importazioni, in una paese che compra all'estero una grande parte di quanto consuma. Il 31 maggio 2016, il deputato Psuv Ricardo Molina, ad esempio, ha denunciato in tivù la distruzione di 3 milioni di uova-destinate alla vendita da parte dell'impresa Ovomar. «E il latte! aggiunge Charles Ruiz, militante del Psuv. Diverse `volte abbiamo trovato migliaia di litri rovesciati in strada. E tutto questo per ordine dei padroni, allo scopo di creare la penuria.›› Negli esercizi commerciali, ci sono gravi carenze di prodotti di prima necessità. Al mercato nero i prezzi si impennano e alimentano l’inflazione; il Fondo monetario internazionale prevede che a fine 2016 avrà raggiunto il 700%. La mattina del 28 maggio 2016, i panieri distribuiti contengono zucchero, latte, farina, olio, riso e pasta, per un prezzo totale di 475 bolivar: al mercato nero  con questa somma non si compra nemmeno un litro di latte in polvere.
 
   In un cortiletto del barrio (quartiere) Marin, Marta González, operatrice nel settore culturale, aiuta alcuni amici a dipingere murales; un'attività culturale destinata a mantenere, sperano, la mobilitazione dei giovani in campo artistico in questo-periodo di crisi. «I Clap non mostrano dappertutto con la stessa efficienza, osserva sorridendo. ll problema del paese è la  corruzione. E non solo ai livelli alti dell'amministrazione. Sono tutti coinvolti: le segretarie, gli impiegati della dogana, il fattorino che storna i prodotti per rivenderli ad amici i quali a loro volta li rivendono al mercato nero...lnsomma, la corruzione riguarda tutti quei venezuelani che rubano ai venezuelani.›› Intorno a noi, i colori vivaci dei ritratti e dei disegnifanno da sfondo a una gara di pallacanestro improwisata dai ragazzini della zona.
«Eppure il governo non fa! Per via della corruzione, per l'appunto! Passo dopo passo, siamo al si salvi chi può generale.
Tutti conoscono bene la storia del delinquente che, quando il poliziotto lo arresta, gli propone 10.000 bolivar. ll poliziotto rifiuta e porta il malfattore in commissariato, per vederlo uscire poco dopo. “Non sei furbo: il tuo capo mi ha lasciato uscire per 5. 000! ”››

 Una corsa verso l'indvidualismo

   A fianco di Marta Gonzalez si dà da fare Victor, membro del collettivo Comando creativo. Ha già fatto diversi degli affreschi che si possono vedere qui. Con un berretto rosso e la maglietta dello stesso colore - quella dei chavisti -, parla gesticolando come un pugile alle prese con un avversario invisibile. «Si trova di tutto qui! Ma al mercato nero. E ci si dedicano tutti.
Ci sono persone che fanno la coda la mattina presto per comprare i pannolini, nel giorno in cui è il loro turno sulla base della carta d 'identità...eppure non hanno figli! Si appropriano dello stock e lo rivendono sul marciapiede di fronte, a un prezzo dieci volte maggiore.›› Ruiz fa un altro esempio: «Penuria oblige, il panettiere deve comprare la farina dai bachaqueros [quelli che approfittano della speculazione con la rivendita di prodotti ottenuti a prezzi calmierati]. Dal momento che il prezzo è fissato dalle autorità, non la può rivendere, ma può trasformarla in pane il quale, si, può essere venduto a carissimo prezzo.›› Indicando la lunga fila davanti a una panetteria, conclude: «E chi compra il pane lo sa.›› «Tutto questo alimentaila corsa verso l’individualismo, riprende. Le persone non sentono più di far parte di una comunità politica.›› Se gli si chiede perché lo Stato non reprima con maggiore severità queste pratiche, opposte rispetto al progetto socialista sostenuto dal presidente Nicolás Maduro e dal suo predecessore Hugo Chávez, Victor esclama,  disilluso: «Domanda da un milione di dollari. . .››
   Altri, fra i quali il giornalista di Telesur Eduardo Rothe, cercano di dare risposte. A volte scoraggianti. «Né la produzione, né le importazioni sono scese: mvelli sono gli stessi da anni. Ma sul lato della distribuzione è un altro discorso. Tutto quello che non trovi nei negozi lo trovi fuori» ll passaggio dal commercio tradizionale all'illegalità ha creato un enorme mercato, del quale molti approfittano, e dal quale molti dipendono. «È un fenomeno di massa, conclude Fiothe. E questo governo non è una dittatura: non vuole alienarsi cosi tanta gente.››
 
   Alla televisione passa continuamente uno spot finanziato dallo Stato. In un'aula scolastica, un'insegnante chiede agli allievi che cosa vogliono fare da grandi. Uno di loro risponde che vuol fare il bachaquero, come suo padre.

Lo spot finisce con un richiamo al carattere illegale e immorale del contrabbando. Un tentativo di sensibilizzazione che difficilmente riuscirà a debellare il flagello. 

   Perché la vulnerabilità economica dello Stato venezuelano non è un fenomeno nuovo. Dipende in primo luogo dalla sua dipendenza dalla rendita petrolifera (2). «Negli anni 1930, l'economista Alberto Adriani invitava a sviluppare l'economia: allevamento, agricoltura, industria. Occorreva “seminare il -petrolio”, spiega Carlos Mendoza Potellá, direttore della rivista della Banca centrale del Venezuela; dietro la sua scrivania troneggiano campioni di petrolio e zolfo. Non l'abbiamo mai fatto. Perché “seminare il petrolio” quando le risorse fossili sono così enormi?››

   Il Venezuela ha le riserve petrolifere accertate più importanti del. mondo, il che paradossalmente scoraggia gli investimenti produttivi. Riprendendo la sua analisi della versione caraibica della «malattia olandese», che ostacola lo sviluppo industriale di un paese dotato di grandi ricchezze in materie prime, Mendoza Potellá riassume:
«Questo reddito esterno aumenta la nostra capacità di importare e, apprezzando la nostra moneta, riduce la nostra competitività sul piano delle esportazioni». 
Come chi lo aveva preceduto, Chávez tentò invano durante la sua presidenza (1999-2013) di correggere questo male strutturale. Potellá ci racconta:
«Qualche anno fa, un amico agronomo si recò nella zona agricola più produttiva, nello Stato di Barinas, al centro del paese. Doveva fare un lungo tragitto in elicottero. Dal cielo, all’improvviso, vede delle macchie gialle e verdi. Scende per vedere di che si tratta. Erano aree enormi dove erano stati abbandonati dei trattori. John Deere i verdi, .Caterpillari gialli. Che cosa voleva dire? Che erano stati utilizzati dei crediti agricoli, per acquistare trattori. Ma non ha funzionato...›› Del resto, prosegue il nostro interlocutore, «i finanziamenti agricoli si sono trasformati in speculazione immobiliare a Caracas».

 «A rischio di parlare come l’opposizione. . .»

Al carismatico presidente scomparso nel 2013, dunque, non si può attribuire alcuna responsabilità? ll nostro interlocutore sorride: «Che cosa fa Chávez quando arriva al potere nel 1999?
Affronta l 'emergenza sociale prima dell 'ecoinomia: malnutrizione, alloggi. Non glielo rimprovero; fece quello che la solidarietà umana imponeva. Ma non è così che si sviluppa la produzione nazionale». La scelta, comprensibile, si rivela piena di conseguenze. Dall'arrivo al potere di Chávez, parallelamente al consumo di calorie, in aumento grazie alla redistribuzione delle ricchezze, le importazioni di derrate alimentari hanno continuato a crescere. Secondo il ricercatore Carlos Machado Allisonsono passate da 1,4 miliardi di euro nel 2000 a 6,5 miliardi di euro nel 2013 (3). Successivamente, le necessità della popolazione non sono certo diminuite, ma il valore del bolivar è crollato, aggravando ulteriormente il problema.

   La «guerra economica››- e le priorità sociali del chavismo non bastano da sole a spiegare le penurie, secondo Mendoza Potellá, che fa l'esempio dello zucchero. «ll governo è proprietario di tutti gli zuccherifici: li ha espropriati. Ma la produzione non basta nemmeno più al consumo nazionale. Tutto si è fermato, la canna da zucchero non viene più raccolta. Sabotaggio? Inefficienza? Non so. Lei dirà che io parlo come un sostenitore dell'opposizione, ma la corruzione è dovunque» Secondo uno studio realizzato dalla società Eco analitica, «fra il 2003 e il 2012 attraverso le importazioni sono stati sottratti circa 70 miliardi di dollari. ll 20 per cento delle importazioni realizzate da società private e il 40% di quelle condotte da agenzie o società guidate dal governo erano fraudolente (4)››. Conclude Mendoza Potellá:
 «Non abbiamo sostituito la razionalità capitalista con quella socialista, ma con quella di amministratori corrotti». 
   «Corruzione»: termine ricorrente, in tutti gli incontri che abbiamo avuto. Tanto che molti rimproverano al governo la «debolezza» nella lotta contro questo flagello. «Non si vuole mostrare troppo severo per timore di nuocere alla popolarità del presidente, ritiene Fermin Sandoval, che si occupa di una radio di quartiere a Petare, nei sobborghi di Caracas. Che reprima o no il fenomeno, i media comunque diranno che il Venezuela è una dittatura.››

   Un fuoristrada fiammante entra in una strada dalle parti di piazza Bolivar, dedicata al Libertador, il leader indipendentista Simón Bolivar (1783-1830), uno degli eroi di Chávez. Chiediamo a due ragazze vestite di rosso sedute ai tavoli di un caffè se si tratta dell'automobile di un membro delle «élites›› denunciate dai rivoluzionari bolivariani. Le due alzano gli occhi al cielo: «Sarà piuttosto di un ministro, o di un dirigente del Psuvl» E dawero cosi? Impossible dirlo. Ma tutte le testimonianze confermano cheil divario tra lo stile di vita di certi dirigenti chavisti e quello della base militantene ha scavato un altro, politico.

   Lo si vede benissimo nel quartiere 23 de Enero. Bastione storico della sinistra venezuelana, epicentro della resistenza popolare durante il periodo insurrezionale degli anni 1960 e nei decenni successivi, il «23» è stato conquistato dall'opposizione alle elezioni legislative del 6 dicembre 2015, che a livello nazionale hanno segnato una secca sconfitta del chavismo (5).
«Solo venti voti di scarto», sottolinea Juan Contreras, figura politica di primo piano nel quartiere. Ci riceve nella redazione della radio comunitaria Al son del 23 («Al suono del 23››), dove lavora per il Coordinamento Simon Bolivar. «I nostri locali si trovano in un vecchio commissariato dove negli anni 1960 venivano torturati i giovani di sinistra. Era importante riprendere possesso di un luogo simiIe.›› Le facciate del palazzo sono decorate con i volti di Che Guevara e Bolivar, oltre a graffiti a sostegno della causa palestinese. Per molti, Contreras era il candidato ovvio del quartiere. Ma è stato scartato a favore di una candidata paracadutata dall'alto. Un «errore››, osserva con modestia l’attivista.

«Ci troviamo in un periodo di radicalizzazione» 

Simili fatti spiegano la sconfitta del dicembre 2015, secondo Eduardo Rothe, il quale ricorda che il Psuv è stato vittima piuttosto del crollo del voto chavista che di una marea a favore dell’opposizione.
  «Le elezioni sono state regolari, sottolinea. Nessun broglio. Ma il partito, troppo burocratico, si è sparato addosso da solo rifiutando i candidati proposti dalla base.›› 
Nel «23››, molti affermano di essersi astenuti per protesta.

   Ora il chavismo sta serrando le fila. li 1° giugno 2016 la gioventù chavista si è radunata nella capitale per una manifestazione a sostegno del governo. ln un clima di festa, centinaia di collegiali e studenti hanno sfilato perle strade scandendo slogan a favore dei governo e agitando le bandiere del Psuv, del Venezuela e di Cuba. La folla è arrivata al palazzo, accolta dal presidente Maduro. Strette di mano, acclamazioni...
 
   I chavisti ne traggono conclusioni incoraggianti. Secondo Fidel Barbarito, che insegna all'Università nazionale sperimentale delle arti (Unearte), benché anche l'opposizione organizzi manifestazioni di rilievo, la mobilitazione giovanile suggerisce che un eventuale referendum revocatorio (6) vedrebbe la vittoria dei sostenitori di Maduro. «Siamo in un periodo di radicalizzazione: le maschere sono cadute. La destra, disperata e preoccupata di difendere le priorità degli Stati uniti, ha cambiato copione. È una vera guerra.››
 
   Sandoval ci racconta un incidente che ritiene rivelatore della situazione attuale. «Questa settimana c'è stato un attacco armato contro le forze dell’ordine, qui a Petare! individui a volto coperto muniti di mitragiiatrici - veri e propri paramilitari. È stato un ballon d'essai. L'obiettivo era vedere se, nel contesto delle penurie, uno scontro di questo tipo potesse provocare un 'esplosione sociale. Per ora, la maggioranza della popolazione non segue la china, perché sa chi sta provocando tutto questo; ma credo che le persone prima o poi si stancheranno.››  Cercando di nascondere l’inquietudine, aggiunge:«In questi casi, com'è possibile affidarsi a giovani reclute della polizia? Perché il governo non manda unità specializzate?›

   Quasi a rispondergli, Barbarito, che è stato ministro della cultura nel primo gabinetto di Maduro, evoca le operazioni di liberazione del popolo (Olp) dirette dalle Forze armate bolivariane nell’estate 2015. «Queste operazioni mirano a smantellare le organizzazioni paramilitari.  Non ci tiriamo indietro davanti allo scontro di retto.›› Nessuno si augura di veder cadere il Venezuela nelle mani dei paramilitari, ma al tempo stesso la creazione delle Olp fa temere che per la rivoluzione Forizzonte non sia tranquillo. Anche Ruben Pereira, attivista di un'associazione a Petare, si mostra ottimista rispetto all'esito di un possibile referendum revocatorio. Ma teme che questa eventuale vittoria possa non bastare: «II referendum non risolverebbe nulla. Va bene, lo vinciamo, e poi? U opposizione continuerebbe a esserci.» Quale soluzione dunque? «Un'assemblea costituente. Se fossi Maduro, metterei in gioco il mio mandato e quello di questa assemblea nazionale di destra. Bisogna ripartire dall'inizio!›› Secondo luiuna nuova «svolta a sinistra» dovrebbe mirare al rafforzamento del potere popolare, cioè le istituzioni parallele allo Stato tradizionale, che dovrebbero sviluppare la partecipazione cittadina (7)... Ma rimane un dubbio: Maduro ha l'appoggio necessario per un simile progetto all'interno del Psuv, visto che in tanti ammettono che il partito è percorso dalla corruzione? Meno ottimista rispetto all'esito del referendum, Martha González rifiuta comunque di affondare nella depressione. Le legislative del 2015? «Sono state soprattutto una sconfitta della boliborghesia [i funzionari che hanno tratto vantaggi dal movimento rivoluzionario].
Questo non mi preoccupa, perché nella testa delle persone ciò che è stato ottenuto, le missioni, iprogrammi sociali, tutto questo rimane. Non se lo lasceranno portar via facilmente. E poi, malgrado la guerra economica, il chavismo ha avuto cinque milioni di voti. È lo zoccolo duro; enorme.››
 
   La questione, secondo González, è la seguente: che cosa faranno quelli che hanno votato per l'opposizione pensando che avrebbe messo fine alla penuria? A questo proposito, i chavisti non hanno esitato a ironizzare sul titolo del videoclip della campagna della Tavola dell'unità democratica (Mud, la coalizione dei partiti di opposizione), «L'ultima coda›› il quale mostrava persone che pazientavano «un 'ultima volta» per votare, cosi da cacciare i chavisti e farla finita con le penurie.

 Bibite gassate e parole d'ordine rivoluzionarie

   «Ci si sarebbe aspettati che l’opposizione, una volta ottenuta la maggioranza all’assemblea  con un tale bottino di seggi, approvasse leggi popolari sull'economia e la sicurezza, osserva Flothe. Macché! La prima cosa che hanno fatto è stata votare una legge per l'amnistia!›› Il  testo, che esclude le azioni giudiziarie per tutto il periodo dal 1 luglio 1999 all'entrata in vigore della legge, condona gli autori di crimini e delitti come «diffamazione e ingiurie» nei confronti di funzionari e la partecipazione agli «eventi dell'11 aprile 2002 e dei giorni seguenti». All'epoca, l’opposizione, il padronato e i media avevano orchestrato un colpo di Stato (dalle prolungate conseguenze) (8). «Si vada a chiedere a quelli che avevano votato pensando che la loro vita sarebbe cambiata, dice divertito Pablo Artiage, attivista di comunità a Petare. Non mi aspetto un'onda di entusiasma» Ma Popposizione ha avuto dawero la possibilità di governare? La legislatura era appena iniziata quando il presidente Maduro ha decretato Furgenza economica in modo da poter proseguire le proprie politiche.

   I muri e le facciate dei palazzi di Caracas sono lo specchio della situazione politica del paese: una lotta continua. l cartelloni pubblicitari che decantano bibite o catene di fast food contendono lo spazio alle parole d'ordine rivoluzionarie e ai murales con gli occhi di Chávez.
Per ora, la «soglia minima di coscienza del popolo» di cui parlano si chavìsti ha permesso di evitare un”esplosione sociale, in gran parte grazie al lavoro quotidiano della base militante.
Fin dalla mattina presto, sui marciapiedi si formano file di decine di persone. Davanti alle panetterie, alle farmacie, ai grandi magazzini, alle banche, pazienti, leggendo il giornale o parlando con i vicini gli abitanti di Caracas aspettano. Fino a quando?


Loic Ramirez

(1) La moneta venezuelana circola con un valore molto più debole sul mercato nero. A questo tasso di cambio parallelo, 70 bolivar corrispondono a 0,14 euro.
(2) Si legga Gregory Wilpert, «ll Venezuela sta annegando nel petrolio», Le Monde diplomatique/il manifesto, novembre 2013.
(3) Liberation, Parigi, 24 giugno 2013.
(4) lllfilliam Neuman e Patricia Tonesmay, «Venezuela's economy sufiers as import schemes siphon billions», The New York Times, 5 maggio 2015.
(5) L'opposizione ha ottenuto 111 seggi all'A.ssemblea nazionale, contro i.55 del Psuv, su un totale di 167. Si legga Gregory Wilpert, «Avviso di tempesta in Venezuela», Le Monde diplomatique/il manifesto, gennaio 2016.
(6)iFiichiesto dalfopposizione e approvato nell'aprile 2016 dall'Assemblea nazionale, un referendum revocatorio richiede la firma del 20% del corpo_ elettorale. Il 7 giugno 2016, il Consiglio nazionale elettorale (One) ha convalidato la maggioranza delle firme (il govemo aveva denunciato frodü. Si tratta ormai di verificare - sempre da parte del One - l'1 % delle firme convocando direttamente le persone.
(7) Si legga Yoletty Bracho e Julien Flebotier, «La rivoluzione bolivariana a partire dalla base», Le Monde diplomatique/il manifesto, gennaio 2016. . .
(8) Si legga Maurice Lemoine, «Hugo Chávez salvato 'dal popolo», Le Monde diplomatique/il manifesto, maggio 2002.
(Traduzione di Marinella Correggia)




* Giomalista. Autore de La Rose assassinée, Notes de la Fondation Gabriel-Peri, Pantin, 2015.







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