allarme terrorismo
La visita.
Bergoglio a Cracovia per la Giornata mondiale della gioventù: “Padre Hamel un santo” Alle autorità polacche: “No alla paura dei migranti”
MARCO ANSALDO
«C’è stata la guerra del 1914 con i suoi metodi, poi la guerra del ‘39-‘45, l’altra grande guerra nel mondo. E adesso c’è questa. Non è tanto organica, forse. Organizzata sì, non organica. Ma è guerra. Questo santo sacerdote è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la Chiesa. Ma quanti cristiani, quanti di questi innocenti, quanti bambini vengono uccisi. Pensiamo alla Nigeria. “Ma quella è l’Africa”. Ma è guerra. Non abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra, perché ha perso la pace».
Il mondo in guerra e il sacerdote ucciso già dichiarato dal Papa come santo. Sono due dichiarazioni forti di Francesco, che prima di passare a salutare, uno per uno, i 70 inviati che lo seguono sul volo papale scambiando qualche parola informale con loro, aggiunge ancora:
«Grazie per il vostro lavoro per la Giornata mondiale della Gioventù. La gioventù sempre ci dice di sperare. Speriamo che i giovani ci diano speranza».
E poi un altro pensiero, questa volta per la Francia. «Ringrazio tutti quelli che si sono fatti vivi per le condoglianze. E anche il presidente della Francia che ha voluto collegarsi al telefono con me, come un fratello, grazie». Ecco Hollande definito «come un fratello» è un altro chiaro appoggio dato dal Papa alla Francia in un momento difficile e complicato come questo. Dopo Charlie Hebdo. Dopo Nizza. Dopo Rouen. La freddezza tra Pontefice e Capo dello Stato francese, palesatasi due volte in passato, nell’incontro avvenuto fra i due alcuni anni fa in Vaticano, e nella successiva vicenda del non gradimento da parte della Segreteria di Stato pontificia all’ambasciatore che Parigi aveva deciso di inviare presso la Santa Sede, è un ricordo ormai lontano.
Francesco passa tra i sedili, salute e benedice, riceve richieste e regali. Ma prima di accomodarsi lui stesso, nel posto di prima fila, vuole ancora precisa- re una cosa. «Quando parlo di guerra — riprende il microfono, tesogli da padre Federico Lombardi, qui all’ultimo suo viaggio come portavoce vaticano (con lui è già il prossimo direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il giornalista americano Greg Burke) — parlo di guerra sul serio, non di guerre di religione. Non c’è guerra di religione. C’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli. Tutte le religioni parlano di pace, capito?».
Infine il Papa atterra a Cracovia. Scende la scaletta, stringe le mani delle autorità polacche, e del cardinale Stanislaw Dziwisz storico segretario personale di Wojtyla. Prende posto su una semplice utilitaria Volkswagen con cui si fa portare al maestoso castello reale di Wawel. Qui ha i colloqui con i maggiorenti, Presidenza della Repubblica e governo, società civile e membri del corpo diplomatico. Ma all’esecutivo conservatore polacco, criticato in Europa e addirittura a rischio di sanzioni per alcune sue posizioni, con l’invito giunto proprio ieri dalla Commissione europea di applicare entro tre mesi le raccomandazioni chieste da Bruxelles, il Papa dice parole sferzanti. Soprattutto sulla questione dei migranti, a lui a cuore. È necessario «superare le paure», legge Francesco nel discorso che ha preparato con cura prima di partire per la Polonia del suo grande predecessore e «accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame». Perché il «complesso fenomeno migratorio », spiega, «richiede un supplemento di saggezza e di misericordia » per «realizzare il maggior bene».
Prima di sera è la volta è la volta di un colloquio a porte chiuse con il Presidente Andzej Duda. In parallelo, il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, si riunisce con i dirigenti del governo, la premier Beata Szydlo e il ministro degli Esteri Witold Waszczykowski, al potere dopo il successo elettorale del partito Legge e giustizia, presieduto da Jaroslaw Kaczynski e fondato nel 2001 dallo stesso Kaczynski insieme al defunto gemello Lech. Anche qui, i vertici vaticani battono il tasto del rispetto dei diritti per chi soffre e che ha più bisogno.
L’ultimo incontro della giornata, prima di salutare i giovani in piazza nella notte, è quello con i vescovi polacchi. Tra Bergoglio e l’episcopato locale non c’è esattamente una perfetta identità di vedute. E il lungo colloquio, che si protrae per quasi un’ora e mezza, dalle 18.30 alle 19.50, si svolge a porte chiuse. Con i 130 vescovi della Polonia il Papa opta infatti per quello che, ufficialmente, viene definito un “dialogo informale”. Che non viene pubblicato, a differenza di riunioni avvenute in passato con altri gruppi episcopali.
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LA PAROLA
Quando sono arrivato in Italia, non conoscevo la parola extracomunitario: è terrorismo linguistico
I MURI
La pace costruisce i ponti, l’odio i muri Sta a noi scegliere Ma i muri dividono e aumentano l’odio
LA VITA
La saggezza è saper sopportare cose belle e brutte. La partita è così: o vinci tu o la vita ti vince
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I MIGRANTI
È necessario superare le paure e accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame
IL PRESIDENTE
Ringrazio tutti per le condoglianze e il presidente Hollande che mi ha telefonato come un fratello
I GIOVANI
La gioventù ci dice sempre di sperare Speriamo che ora siano i giovani a dare a noi speranza
FRANCESCO A CRACOVIA
Qui, il pontefice in un incontro con i vescovi. A sinistra, l’arrivo nella città polacca dopo il volo con i reporter. A destra, i fedeli attendono la papamobile. A lato, un gruppo in abiti tradizionali
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DAL NOSTRO INVIATO
CRACOVIA.
Quando Francesco compare dalla cabina dell’aereo che lo porta a Cracovia, con un volto serio come raramente lo si vede, avanzando spedito verso i giornalisti, si capisce subito di che tono sarà la dichiarazione del Papa. E Jorge Bergoglio va dritto al punto, riferendosi all’uccisione di padre Jacques Hamel l’altro ieri a Saint-Étienne-du-Rouvray, nei pressi di Rouen, senza aspettare domande.
«La parola che si ripete tanto è insicurezza — attacca — ma la vera parola è guerra. Da tempo il mondo è in una guerra, fatta a pezzi». Parole che colpiscono tutti. Il concetto di conflitto a pezzi è reiterato nei discorsi di Bergoglio. Ma è la parola “guerra” a risuonare ora più volte nell’analisi del Papa. Che difatti la ripete, e la spiega.