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Graziano, cade l’accusa più pesante

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CRONACA

I pm chiedono l’archiviazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti dell’ex presidente campano del Pd. Resta indagato per voto di scambio: atti alla Procura di Santa Maria Capua Vetere
DARIO DEL PORTO
UNA SETTIMANA fa, al suo rientro in consiglio regionale, i consiglieri del Movimento 5 Stelle erano usciti dall’aula in segno di protesta. Ma questa mattina, l’ex presidente campano del Pd Stefano Graziano potrà partecipare alla seduta dell’assemblea del Centro direzionale forte di un primo, importantissimo, punto a favore messo a segno nell’inchiesta che lo ha visto coinvolto per i suoi rapporti con l’imprenditore di Casapesenna Alessandro Zagaria: è caduta infatti l’accusa più grave, quella di concorso esterno in associazione mafiosa, che era stata ipotizzata nella prima fase delle indagini, culminate nel mese di aprile in una perquisizione nei confronti dell’esponente democrat.
I pm del pool anticamorra Sandro D’Alessio, Maurizio Giordano, Luigi Landolfi e Gloria Sanseverino coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, hanno infatti ritenuto che non vi fossero elementi per sostenere questa ipotesi e hanno chiesto l’archiviazione. Gli atti sono stati trasmessi per competenza territoriale alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che dovrà indagare solo su un presunto voto di scambio non aggravato.
«Appena appresa la notizia dell’esistenza di un procedimento a suo carico per concorso esterno in associazione camorristica ricordano gli avvocati Michele Cerabona e Antonio Villani, legali dell’ex presidente regionale del Pd - Stefano Graziano si è messo a disposizione della Procura della Repubblica di Napoli presentandosi spontaneamente e chiedendo di essere interrogato. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha svolto in tempi brevi le indagini di sua competenza e ha deciso di avanzare una richiesta di archiviazione al Gip per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, e la trasmissione degli atti, per competenza, alla Procura di Santa Maria Capua Vetere perché voglia indagare e valutare in merito ad una presunta violazione della legge elettorale. In attesa della decisione del Gip e delle ulteriori determinazioni della Procura di Santa Maria Capua Vetere la difesa, sicura della correttezza dei comportamenti del loro assistito, confida che l’intera vicenda possa chiudersi positivamente e al più presto», concludono i due penalisti.
La Procura napoletana ha indagato sui rapporti di Graziano con l’imprenditore Zagaria (difeso dall’avvocato Antonio Abet) all’epoca dei fatti incensurato, oggi sotto accusa per collusioni con il clan camorristico dei Casalesi. Nella prima fase, i magistrati avevano configurato un presunto accordo che si sarebbe concretizzato nel sostegno elettorale garantito all’esponente del Pd in cambio di un sostegno nell’apparato politico-istituzionale. Dalle intercettazioni era emerso che Graziano si era «prodigato», su indicazione dell’ex sindaco di Santa Maria, Biagio Di Muro, per lo spostamento da un capitolato di spesa ad un altro del finanziamento da 2 milioni di euro stanziato per il restauro dello storico palazzo Teti Maffuccini. Attività fino a prova contraria lecita e comunque in nessun modo riconducibile a legami con i clan. «Quanto accaduto deve indurci a una seria riflessione - commenta il capogruppo in Regione del Pd Mario Casillo - Graziano è stato al centro di un’indegna campagna denigratoria, soprattutto da parte di alcuni consiglieri, mentre l’autorità giudiziaria stava chiarendo la sua posizione». Il segretario regionale del Pd, Assunta Tartaglione, si augura che «Graziano possa dimostrare la propria estraneità anche sulle altre ipotesi di reato, rimandendo a disposizione della magistratura come ha correttamente fatto sin dal primo momento. Si lascino lavorare serenamente gli inquirenti - sottolinea Tartaglione - evitando condanne mediatiche e accuse preventive che possano ledere il diritto alla difesa e la dignità della persona».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il capogruppo Casillo:“Indegna campagna denigratoria da parte di alcuni consiglieri”

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