mondo
Argentina.
Il presidente allarmato: il Papa non parla con lui e riceve i suoi nemici. Oggi vede la leader delle Madri di Piazza di Maggio
OMERO CIAI
DAL NOSTRO INVIATO
BUENOS AIRES.
Poche ore prima di questa dichiarazione, il cardinale Mario Poli, arcivescovo di Buenos Aires, aveva celebrato il Tedeum con un discorso, «dai forti accenti sociali», nel quale chiedeva un tavolo di negoziato tra governo, opposizione e sindacati, e una strategia politica più attenta verso i poveri. Recessione e inflazione, che Macri ha ereditato dagli ultimi anni della Kirchner, sono però peggiorati con la terapia shock e il 30% degli argentini vivono oggi al di sotto della cosiddetta linea di povertà. Un dato che preoccupa la Chiesa, poco persuasa dai discorsi del governo quando assicura che le sue scelte economiche garantiranno la ripresa nei prossimi mesi.
Per questo i gesti di Roma vengono tradotti e piegati nella politica locale. D’altra parte lo scarso entusiasmo di Bergoglio verso il presidente Macri viene da lontano e risale ai tempi in cui il primo era arcivescovo della capitale e il secondo era sindaco. Una questione di feeling divenuta evidente nel primo incontro del febbraio scorso, dopo il quale i giornali argentini iniziarono a parlare di una “Santa crepa”, i dissapori che dividerebbero il Santo Padre dal nuovo leader del governo argentino. Una lista corposa, secondo alcuni. Intanto perché Macri, quando si recò a Roma, sperava di ottenere dal Papa una data per il suo primo viaggio pastorale in Argentina, paese di entrambi, che Francesco lasciò quando era ancora il vescovo Bergoglio e nel quale non è ancora tornato. La visita, ipotizzata per quest’anno è invece ancora rinviata, magari proprio perché l’ambiente, politico e sociale, è inquieto. Poi tanti episodi apparentemente minori. Come le note simpatie di Macri per la religione buddista. O le accuse a Juliana Awada, la moglie di Macri, criticata perché avrebbe utilizzato, nella sua azienda di tessuti, la collaborazione di laboratori clandestini con condizioni di lavoro considerate “schiaviste”. In realtà, com’è stato evidente dall’omelia del cardinale Poli, la Chiesa teme che le politiche liberiste di Macri finiranno per favorire le diseguaglianze, invece di arginarle, in un Paese che ha ancora molti debiti con la parte più povera della sua popolazione. E forse la pensa così anche il Papa.
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