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Morto Marco Pannella, il leader radicale si è spento a 86 anni Renzi: «Addio a leone della libertà»

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L'animatore di mille battaglie per il riconoscimento di diritti civili e politici era ricoverato in ospedale a Roma ed era sedato per i dolori: è morto dormendo, accanto a lui amici e compagni di una vita. Bonino: «È stato molto amato, ma poco riconosciuto nei meriti»

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È andato via dormendo, anche se il suo sonno era stato indotto dai sedativi e i sogni aveva smesso di farli ormai da un po’. Marco Pannella è morto poco prima delle due di giovedì nel letto di una clinica romana, quella che lo aveva visto ricoverato dopo i suoi tanti scioperi della fame e della sete. Aveva 86 anni, due tumori e una vita che finirà nei libri di storia del nostro Paese.
Le ultime ore del leone d’Abruzzo
Contro i suoi mali il leader radicale ha lottato fino all’ultimo, ma lo ha sempre fatto a modo suo, continuando a fumare come se uno dei tuoi tumori non fosse al polmone, e prendendo le medicine solo quando ne aveva voglia. Anche Claudio Santini, il suo medico curante, aveva rinunciato a dargli regole e imposizioni. Inutili con uno come Marco Pannella, il leone di Abruzzo. Nella clinica romana era ricoverato da qualche giorno, ormai, dopo tre mesi passati in casa perché la malattia gli galoppava sulla pelle e nelle viscere. Ma soltanto mercoledì in clinica si era arrivati alla decisione di sedarlo, troppo forti i dolori per poterli sostenere. Matteo Angioli, Laura Hart, Alessio Falconio, Rita Bernardini, Clemente Mimun, Maurizio Turco, Antonietta Coscioni suoi angeli custodi delle ultime ore. La sua vita. La sua famiglia. E poi Mirella, Mirella Parachini, la compagna di vita e di tante battaglie per la vita e per i diritti civili (Il divorzio, l’aborto, il caso Tortora, i diritti civili, la fame nel mondo: tutte le sue battaglie di Alessandro Trocino ). 
Mercoledì quando alla clinica si sono avvicinati per proporgli i sedativi, Marco Pannella ha detto: «Si grazie». Poi le ultime parole prima di addormentarsi, parole d’amore per Mirella.

Camera ardente e esequie
La camera ardente sarà allestita venerdì a Montecitorio, nella sala Aldo Moro, e resterà aperta dalle 15 alle 22. La salma di Pannella sarà poi trasportata nella sede romana del Partito Radicale, in via di Torre Argentina, dove resterà per tutta la notte e dove i compagni di partito organizzeranno una veglia. Sabato mattina, poi, un corteo porterà la salma in Piazza Navona, dove si terrà un funerale laico.
Domenica a Teramo, sua città natale, verrà invece allestita la camera ardente, con lutto cittadino. Poi i resti di Pannella verranno tumulati nella tomba di famiglia.

«Leone della libertà». L’omaggio di Renzi, Mattarella e Napolitano
I politici si sono affrettati a omaggiare il vecchio leader scomparso (leggi l'articolo di Valeria Palumbo): «Un grande leader politico, il leader radicale che ha segnato la storia di questo paese con battaglie talvolta controverse ma sempre coraggiose e a viso aperto - ha detto il premier Matteo Renzi - Rendo omaggio a nome mio e del governo alla storia di questo combattente e leone della libertà».
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è detto «profondamente addolorato» per la scomparsa di Pannella, ricordandone la figura di «politico controcorrente, interlocutore scomodo» e di come abbia «rappresentato con passione tanti cittadini, riuscendo non di rado a trasformare una condizione di minoranza nell'avvio di processi di cambiamento (...). Per molti aspetti, è stato coscienza critica del nostro Paese, sulla base di una fedeltà ai principi di libertà e di democrazia (...). Non ha mai smesso di pensare al domani, un domani migliore per il nostro Paese».
«L'Italia gli deve molto», ha invece sottolineato l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha rimarcato «la straordinaria fibra, l'inesauribile combattività, la strenua resistenza (...). . E noi rendiamo omaggio, con intensa commozione, alla sua ineguagliabile figura politica e morale, aliena da ogni convenzionalismo, disponibile al più generoso impegno e sacrificio per ogni causa di libertà e di giustizia. Abbiamo per decenni camminato per sentieri paralleli, attraverso consensi e dissensi, separandoci e ritrovandoci».

Il saluto di Radio Radicale e di Emma Bonino
L'annuncio della morte del vecchio leader è arrivato da Radio Radicale (ascolta l'audio), che per anni Pannella ha animato con lunghi e talvolta spiazzanti dialoghi con un altro amico di una vita, Massimo BordinRadio Radicale ha voluto salutare «Marco» con il Requiem di Mozart, il brano preferito dal leader, e con il microfono aperto con gli ascoltatori. Anche questa una vecchia tradizione della radio (leggi il tweet di Radio Radicale).Commozione ha espresso anche Emma Bonino, l’altra leader radicale la cui storia si intreccia a doppio filo a quella di Pannella: «Mancherà molto a me, mancherà molto a tutto il Paese. E anche ai suoi avversari», ha dichiarato alCorriere della Sera. «Pannella - ha detto ancora - è stato molto amato ma poco riconosciuto nei suoi meriti in questo paese che tanto gli deve. Credo che ora molti dovrebbero riflettere, ora che non è più in vita, sui suoi meriti e la sua presenza nella storia di questo Paese».
Le frasi di Adinolfi, Sgarbi e l'omaggio di Salvini
Va invece controcorrente Mario Adinolfi, leader di Popolo della famiglia, che su Pannella accentua i toni critici: «Prego per l'anima di Marco Pannella - ha scritto sul profilo Facebook - ma le sue conquiste sono falsi diritti. L'aborto è un crimine e ci batteremo per far vincere il diritto universale a nascere». Persino Matteo Salvini, al contrario, si associa ai tributi all'ex segretario radicale: «Onore a #MarcoPannella, combattente. Molte sue battaglie non le ho condivise, altre sì. Gli riconosco di averci sempre messo la faccia!», scrive su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini.
Provocatorie, come sempre, le parole del critico d'arte Vittorio Sgarbi, che con Pannella diede vita alla controversa esperienza della Lista Pannella-Sgarbi, nel 1996: «Era un idealista, poteva diventare leader religioso piuttosto che un leader politico (...), infatti politicamente era un inetto». Per Sgarbi, Pannella meritava comunque di essere «senatore a vita, più di chiunque altro». Per il resto - continua - «io e tutti i miei gli rimproveriamo di avere avuto uno spunto non meno forte di quello di Grillo, il problema è che l'ha completamente disperso».
Le battaglie storiche e il successo (quasi) postumo
Abruzzese di Teramo, classe 1930, Giacinto Pannella detto Marco aveva cominciato l'attività politica nelle fila del movimento liberale italiano e attorno alle pagine del settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio. Nel 1955, però, è tra i fondatori del Partito Radicale. Otto anni dopo ne divenne segretario, scegliendo una linea politica apertamente anticlericale e antimilitarista e portando il partito a ingaggiare mille battaglie per il riconoscimento dei diritti civili e politici, a cominciare dagli anni '70, dal referendum sul divorzio (1974) all'aborto . Leggendarie le sue lotte alla «partitocrazia» (negli spazi riservati ai radicali di tribuna politica in tv si è persino presentato legato e imbavagliato) e al finanziamento pubblico dei partiti. Spesso e volentieri, si è trattato di lotte ritmate dagli scioperi della fame e della sete cui si sottoponeva (leggi l'articolo di Pierluigi Battista: Il suo corpo, tutt’uno con la lotta politica), lo strumento di lotta politica «non violenta» (e gandhiana) che di gran lunga prediligeva e che più di una volta lo ha portato in ospedale, per ricoveri talvolta drammatici.

Molte volte le sue battaglie sono state esaltanti (l'avvio della lunga stagione referendaria, per esempio, una «clava» contro i partiti a botte anche di 15 per volta; arma che però alla fine ha divorato se stessa), altre campagne sono state sfortunate, altre ancora si sono trasformate in niente più che disastri. Eppure, tutte hanno contribuito a rendere l'Italia un paese meno bigotto e conformista, più liberale e libertario (anche in economia). 
Era un maestro (anche) nell'arte della provocazione: in Parlamento e alle urne, Pannella era abituato a allearsi di volta in volta con il centrodestra e con il centrosinistra. Tra i suoi deputati figuravano Ilona Staller, in arte Cicciolina, e Toni Negri, professore universitario condannato per associazione sovversiva. Il miglior risultato di una lista a lui riconducibile risale al 1999, anno di elezioni europee, quando la Lista Bonino ottenne tra lo stupore generale l'8,4 percento. Quel successo non si trasformò mai in valanga. Dal 2000 in poi, anzi, i risultati elettorali divennero progressivamente meno esaltanti, fino alle percentuali da prefisso telefonico degli ultimi anni.

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