Politica e giustizia
Sanità, la pesante richiesta dei pm al processo Maugeri: “Ha mentito anche da senatore, per un decennio non ha mai prelevato lo stipendio”. L’ex governatore prosciolto a Bergamo: “Accuse fantascientifiche”
EMILIO RANDACIO
MILANO.
Per dieci anni «il conto bancario di Roberto Formigoni, è stato silente». Nonostante avesse a disposizione banconote da 500 euro in contanti, usufruisse di vacanze di lusso ai Caraibi, avesse a disposizione tre imbarcazioni, una villa da mille e una notte in Sardegna e un conto aperto dal Ristorante stellato Sadler, con tanto di cantina con bottiglie per un ammontare da 300mila euro. Eppure, l’attuale presidente della Commissione Agricoltura dell’Ncd, non ha mai intaccato il suo stipendio, fatto un prelievo, staccato un assegno. Perché? Formigoni - secondo la ricostruzione dei Pm di Milano, Laura Pedio e Antonio Pastore - viveva grazie alle tangenti. Attraverso l’interposizione dei due faccendieri, Pierangelo Daccò e Antonio Simone, è riuscito a ottenere 78 milioni di euro dai centri ospedalieri convenzionati, Maugeri di Pavia e San Raffaele di Milano. In cambio, «ha venduto la sua funzione politica », creando delibere ad hoc per assecondare le necessità economiche dei due ospedali.
L’impietoso atto d’accusa si conclude ieri sera poco dopo le 19, nell’aula del tribunale milanese presieduto da Gaetano La Rocca, quando la Pedio chiede 9 anni di carcere per colui che è rimasto seduto per 18 anni sulla poltrona di governatore della Lombardia. Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione l’accusa per lui, per i due presunti mediatori delle tangenti, Daccó e Simone (per entrambi sono stati chiesti 8 anni e 8 mesi ), ma anche per coloro che durante il suo impero in Lombardia sono stati i suoi uomini più fedeli : l’ex segretario alla presidenza, Nicola Sanese (5 anni e mezzo), e il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina (stessa richiesta).
Formigoni, che proprio questa settimana ha incassato dal tribunale di Bergamo un proscioglimento da un’accusa di tangenti legata alla concessione per una discarica, dal canto suo parla di «ricostruzione fantascientifica da parte della procura, sembra una fiction». Eppure, i pm snocciolano numeri, riscontri bancari. Ricordano come dei 78 milioni incassati dai prestanomi del “Celeste”, Daccò e Simone, 8 siano arrivati nelle dirette disponibilita dell’ex governatore, ma che la differenza non se la sono intascata tutta gli altri imputati: «Il 33% del denaro è servito per pagare le barche messe a disposizione esclusiva di Formigoni e i costi di questo circuito di denaro prevedeva anche un 10% per le spese di amministrazione all’estero delle società prestanome, un ultimo 3% per quelle bancarie ».
In cambio di «delibere favorevoli » agli ospedali Maugeri e San Raffaele, Daccò e Simone hanno incassato denaro che riutilizzavano per finanziare le campagne elettorali del governatore (almeno 600mila euro), ma anche per passare contante a Formigoni. «Non si conosce - hanno ricordato i pm - che fine abbiano fatto 11 milioni di euro prelevati in Svizzera in contanti da Daccó ». La conclusione, per l’accusa, è una sola: mazzette a sei zeri ottenute attraverso un organizzato « sistema criminale».
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SENATORE NCD
La Procura di Milano ha chiesto la condanna a 9 anni per Roberto Formigoni, senatore dell’Ncd ed ex presidente della Lombardia