Le possibili ingerenze nei Paesi occidentali al voto, la disinformazione, le incursioni informatiche
A gennaio, alcuni funzionari britannici hanno annunciato di aver smascherato un gravissimo attacco informatico contro il servizio postale del Regno Unito, che ha causato «gravi disfunzioni» ai sistemi computerizzati per l’invio della posta all’estero. Nel giro di brevissimo tempo, sono riusciti a identificare e accusare gli hacker russi, che a quanto pare agiscono con il beneplacito del loro governo, se non addirittura dietro ordini precisi di questo. All’inizio di febbraio, dopo l’attacco subìto da un operatore finanziario di derivati, sempre nel Regno Unito, le agenzie per la sicurezza informatica francesi e italiane hanno segnalato incursioni di ransomware contro migliaia di sistemi informatici nei propri Paesi, oltre a nuove interferenze in Canada e negli Stati Uniti. Le minacce sempre più incalzanti e sinistre di Vladimir Putin contro i Paesi che sostengono l’Ucraina lasciano presagire un’ondata di ritorsioni russe, che hanno già messo in massima allerta i servizi di intelligence occidentali. Se americani ed europei parlano della guerra come di un conflitto che contrappone esclusivamente Russia e Ucraina, Putin non la vede allo stesso modo.
Finora Putin ha esercitato una grande cautela nel mantenere le ostilità circoscritte ai confini dell’Ucraina, allo scopo di evitare uno scontro diretto con la Nato, ma questa strategia non ha prodotto altro, per la Russia, che insuccessi e frustrazione. Il leader russo sembra sempre più vicino a scatenare una nuova offensiva nelle prossime settimane con il rinforzo di nuove truppe, appena mobilitate. Ma a causa dello scarso addestramento, e dell’ancora più scarsa motivazione a combattere, le azioni delle forze russe saranno inevitabilmente contrastate dai difensori ucraini, dotati di migliori armamenti. Gli Usa, assieme agli alleati europei dell’Ucraina, si sono impegnati a inviare carri armati e ora si discute dell’opportunità di consegnare al Paese anche aerei da combattimento.Ucraina,
Il conflitto si va aggravando e con l’avvicinarsi del 24 febbraio, che segna un anno dall’inizio dell’invasione russa, a Putin non restano molte altre opzioni militari. La Russia continuerà ad attaccare e distruggere le città ucraine, specie le infrastrutture essenziali, ma questo non basterà ad assicurare a Putin la vittoria che ha promesso alla nazione ma che continua a eludere le sue attese. Né la Russia è in grado di fare pressione sulle potenze occidentali, in quanto Putin non ha modo di aggirare le sanzioni né di indebolire, nel breve periodo, il sostegno militare che la Nato assicura all’Ucraina.
Tuttavia, è bene non farsi illusioni: la Russia non è disposta a indietreggiare, a nessun costo. Putin ha già sacrificato decine di migliaia dei suoi soldati, sottoposto a dure ristrettezze l’economia del Paese e messo in gioco la sua credibilità personale nel tentativo di invadere e sottomettere l’Ucraina. Dal canto suo, il presidente Volodymyr Zelensky, fiducioso in un’Ucraina finalmente capace di sconfiggere gli invasori russi, non è disposto a fare reali concessioni. Ad aggravare la situazione, l’Ucraina oggi potrebbe essere sul punto di riconquistare i territori occupati dalla Russia nel 2014, cosa che rappresenterebbe un’umiliazione insostenibile per il Cremlino.
Per tutte queste ragioni, il presidente russo vede inappagate le sue aspettative e sa di aver ben poco da perdere da un inasprimento dello scontro con l’Occidente, a condizione di evitare un conflitto militare diretto che lo costringerebbe a scegliere tra una sconfitta rapida e totale e il ricorso alle armi nucleari, che metterebbe a rischio la sua stessa sopravvivenza. Putin, inoltre, sa che i leader occidentali sono riluttanti quanto lui a intraprendere azioni che potrebbero sfociare in un olocausto nucleare. Fintanto che manterrà l’aggressione contro l’Ucraina entro certi limiti, sarà certo che la reazione dell’Occidente resterà contenuta.
Proprio per questo motivo, davanti a pressioni interne sempre più incalzanti che vorrebbero azioni decisive sul campo di battaglia, Putin si affida a metodi di lotta asimmetrica per danneggiare i Paesi nemici, nel tentativo di fiaccare l’Alleanza atlantica, anziché puntare tutto sulla potenza militare ed economica che oggi appare notevolmente logorata in Russia. Nei prossimi mesi, il regime canaglia della Russia si trasformerà in una versione globale dell’Iran, oggi suo unico e fidato alleato. Sottoposto a sanzioni e isolato da molto tempo, l’Iran ha assunto il ruolo dello Stato canaglia più attivo a livello globale, ricorrendo a tutti i mezzi immaginabili, dallo spionaggio al sostegno al terrorismo, dalle guerre per procura agli attacchi con missili e droni, e a qualunque stratagemma per colpire i nemici. La Russia si rivelerà un aggressore ben più funesto, perché dispone di capacità superiori per provocare danni, oltre a un arsenale nucleare che utilizza come deterrente contro le forze esterne.
Le minacce nucleari di Mosca sono destinate a intensificarsi e gli avvertimenti di Putin si faranno via via più espliciti. Potrebbe addirittura inscenare trasferimenti di armi nucleari tattiche verso il territorio ucraino, rialzando il livello di allerta dell’arsenale nucleare russo. Ma questo non significa che sia effettivamente pronto a far uso di armi nucleari. Si tratta, sostanzialmente, di minacce che puntano a convincere gli elettori, in Europa e in America, che il sostegno militare e finanziario all’Ucraina, da parte dei loro governi, comporta rischi gravissimi. Questo genere di mosse e finte potrebbe però sfociare in equivoci e incidenti. Le sole minacce sono bastate a mettere in massima allerta i governi occidentali, come non si vedeva dalla crisi dei missili a Cuba nel 1962. La guerra in Ucraina, per di più, renderà molto più difficile, se non impossibile, un eventuale passo indietro di Putin, a differenza di Nikita Krusciov sei decenni or sono (Putin, inoltre, sa benissimo che Krusciov fu soppiantato solo due anni dopo il ritiro dei missili da Cuba).
Gli hacker russi hanno già intensificato gli attacchi informatici contro i governi e le aziende private dei Paesi che sostengono l’Ucraina. Le infrastrutture energetiche, come gasdotti e rigassificatori, diventeranno bersaglio di sabotaggi. Come le infrastrutture delle comunicazioni, tra cui i cavi sottomarini a fibra ottica.
La Russia si darà da fare per interferire nelle elezioni dei Paesi occidentali, diffondendo disinformazione e finanziando i candidati che contestano il sostegno dei loro governi all’Ucraina, fino a attizzare gli estremismi politici. Nel corso del prossimo anno, la Russia potrebbe lanciare campagne di disinformazione non solo contro il partito democratico in America, ma anche contro i rivali presidenziali di Donald Trump tra i repubblicani. Mosca andrà inoltre a rimestare nel torbido nei Paesi balcanici, come espediente per distrarre la Nato dall’Ucraina.
Per fortuna, ci sono limiti alle ingerenze della Russia. Mosca finora ha evitato di sferrare una guerra informatica vera e propria contro i governi occidentali per timore di subire una sconfitta anche in quel settore. La situazione resterà invariata nel corso del 2023. Gli agenti russi sanno benissimo che gli attacchi contro le infrastrutture strategiche dell’Occidente sono facilmente identificabili e imputabili al governo russo, o ad altre reti informatiche che lo sostengono, con il rischio di scatenare pesanti ritorsioni. L’eliminazione mirata dei capi di Stato occidentali, come pure gli attacchi di missili o droni sul territorio Nato, rappresentano tuttavia un passo azzardato per il governo russo, già alle prese con pesanti ripercussioni interne provocate dalla guerra.
Resta tuttavia uno spiraglio di speranza. Proprio come le provocazioni dell’Iran hanno contribuito a riavvicinare Israele ai Paesi arabi del Golfo e agli Stati Uniti, e il sostegno offerto dall’Iran alla Russia nella guerra ha rafforzato i leader europei e americani nella loro opposizione alla Repubblica islamica, così pure il tentativo della Russia di atteggiarsi a sabotatore globale non farà altro che consolidare l’alleanza atlantica. Tuttavia, le costanti minacce russe alla sicurezza globale, agli apparati politici occidentali, al cyberspazio, alla sicurezza alimentare, nonché a milioni di civili ucraini, saranno oggetto di costante preoccupazione per la politica americana ed europea fintanto che Putin resterà al potere.