DISTACCO PERSONALE - Dipendenti “prestati” alle aziende (con salari più bassi)
di ROBERTO ROTUNNO
12 LUGLIO 2022
“Stai assumendo? Scopri un mondo di vantaggi. Con oltre 10 anni di esperienza in ambito human resources, YesWeNet ottimizza i costi di gestione garantendo sensibili economie di scala”. L’annuncio farebbe ingolosire ogni datore di lavoro desideroso di “contenere” le spese per il personale. Ma come fa questa YesWeNet ad assicurare ai suoi clienti – perlopiù aziende turistiche – i risparmi promessi? Assume direttamente i lavoratori con un contratto collettivo che prevede stipendi inferiori rispetto ai principali accordi di settore e li “presta” alle aziende partner. Tecnicamente si chiama “distacco di personale”, ma in questo caso somiglia più a una fornitura di manodopera. Il meccanismo è reso più semplice da una norma, approvata nel 2009, che prevede l’associazione di imprese in rete. In tutta questa giostra arzigogolata, sono i lavoratori a pagare, guadagnando meno del dovuto.
È il caso di una donna assunta nel 2020 come receptionist in un albergo di Taranto: YesWeNet (che si è auto-proclamata “manager di rete di imprese”) le ha fatto un contratto della Esaarco, associazione datoriale sconosciuta ai più che regolamenta in un unico accordo agricoltura, edilizia e turismo) distaccandola presso l’albergo. Stipendio lordo da 1.119 euro contro 1.460 euro del contratto Confindustria Turismo. L’addetta si è rivolta alla Filcams Cgil e ha fatto causa assistita dall’avvocato Carlo De Marchis. Una vicenda che scoperchia un sistema che, attraverso un complesso giro di leggi, comprime i salari dei lavoratori. Il distacco di personale è soggetto a severe norme restrittive proprio per evitare che si trasformi in caporalato o somministrazione illecita di manodopera. Tuttavia nel 2013 è stato semplificato: se prima andava dimostrato l’interesse dell’impresa utilizzatrice, ora è sufficiente che questo avvenga tra datori associati in rete e questo interesse si dà per scontato. Un esempio fisiologico è nell’agricoltura. “Da sempre – spiega l’avvocato De Marchis – si condivide la gestione del frantoio o costose trebbiatrici e macchinari. Anche nel turismo una genuina rete tra imprese potrebbe consentire una maggiore competitività, ma spesso i progetti sono evanescenti e un’impresa che non ha alcuna esperienza nel settore si limita a fornire personale e il passo da un genuino contratto di rete alla fornitura di manodopera è breve”. “La cosa più subdola è la classificazione del personale – spiega Daniele Simon della Filcams Cgil di Taranto – perché ti ritrovi nello stesso livello un lavapiatti, una cameriera ai piani o un’addetta alla reception”.
La YesWeNet si è difesa sostenendo di applicare il contratto che vuole proprio perché non esiste norma sulla rappresentanza sindacale e sul salario minimo. “Stante la perdurante mancata attuazione dell’articolo 39 della Costituzione – spiega il fondatore Fabio Sagarriga Visconti – non ci risultano esistere sigle sindacali in grado di stipulare contratti collettivi valevoli erga omnes per settore di riferimento. Avendo ben a cuore la soddisfazione dei nostri dipendenti non applichiamo il Ccnl Federturismo perché non siamo una struttura ricettiva e abbiamo liberamente scelto il Ccnl più funzionale alla nostra mission. Avremmo potuto applicare contratti ben più economici”. Il problema è che è vero: esistono contratti con minimi inferiori a 1.119 miseri euro (lordi).