Ferdinando II di Borbone aveva di certo una passione per i collegamenti. Oltre alla costruzione della ferrovia Napoli-Portici, com’è noto la prima in Italia, e la creazione delle officine di Pietrarsa, il re ordinò a Gaetano Genovese— che ristrutturò Palazzo Reale dopo il devastante incendio del 1837 — l’apertura di un passaggio segreto che dall’appartamento «di etichetta» lo conducesse direttamente al Teatro di San Carlo, anzi per la precisione, fino al palco reale.
L’architetto apre la «galleria» nell’area che nel Settecento era occupata dalle stanze del capitano delle Reali Guardie del Corpo, affacciate sul cortile del maneggio. Il corridoio dava accesso fino all’inizio del ’900 agli Uffici di Vasella , al servizio della tavola del re, in stretto collegamento con le cucine. Della fase ottocentesca sopravvive parte della decorazione a monocromo, con stemmi borbonici, sulla volta del grande salone rivolto verso il giardino, suddiviso in seguito in più ambienti.
Questo specialissimo passaggio è stato appena restaurato e reso addirittura hi tech. Perché quello spazio che per le quadrature borboniche era poco più di un passetto oggi diventa una nuova area espositiva per mostre tematiche che si avvicenderanno nel tempo affiancandosi alla fruizione del Palazzo come Reggia tout court.
Si parte dopodomani con il più grande, il Sommo, appunto, Dante a Palazzo Reale, esposizione di dipinti di Tommaso De Vivo e altri ispirati alla Divina Commedia . La curatela è dello stesso direttore Mario Epifani cui si deve il new deal del Museo autonomo di Palazzo Reale, e Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, componente del Comitato nazionale per i 700 anni dalla morte di Dante e membro della cabina di regia per la cultura appena istituita dal sindaco Gaetano Manfredi.
A curare il restauro del passaggio segreto che nel tempo ha assunto il nome di «Galleria del Genovese» è stata l’architetto Almerinda Padricelli che racconta: «Lo storico collegamento dopo la cessione del Palazzo al Demanio nel 1919 è stato diviso in più ambienti con uso diversificato. Nel 2008 durante i lavori di ammodernamento del teatro, si è ritenuto, per motivi di sicurezza e interferenze, di chiuderlo mediante la realizzazione di un diaframma ma lasciando in opera la porta dal lato del Palazzo Reale a rappresentazione dell’antico passaggio. Avendo dunque perso la sua originaria funzione, quest’area del Palazzo è stata destinata prima agli alloggi per il personale di servizio, poi ad uffici e a locali archivio». E oggi? «La riapertura segna la restituzione al pubblico di questo raffinato spazio che offre un suggestivo affaccio sullo Scalone d’onore attraverso una grande vetrata e che già nel 1843 era stato impreziosito da Genovese con decorazioni neoclassiche a monocromo sulla volta. Il recupero della Galleria aggiunge al percorso museale 350 metri quadrati di spazi espositivi e 260 di uffici e si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di recupero dell’identità storica del Palazzo, avviato dopo l’istituzione del nuovo museo autonomo». L’obiettivo è cambiare la percezione del monumento Palazzo Reale. «E favorirne una sempre più ampia fruizione oltre che una corretta lettura delle trasformazioni e delle sue diverse funzioni, attraverso la narrazione delle vicende e dei personaggi storici che lo hanno attraversato».
Passato ma anche futuro. «Abbiamo dato grande importanza all’innovazione. Nel riallestimento delle sale le strutture espositive tradizionali sono supportate dall’utilizzo di dispositivi virtuali capaci di stimolare la curiosità. L’intento è attivare processi di conoscenza incentivando le dinamiche del cosiddetto “apprendimento esperienziale” attraverso una sollecitazione visiva, uditiva, mnemonica, in sintesi è un percorso immersivo e multisensoriale».