Nato nel 1890 a Casamassella, frazione di Uggiano la Chiesa, cresciuto a Lucugnano, frazione di Tricase, Girolamo Comi non è un poeta locale, ma un intellettuale moderno ed europeo, inquieto come il Novecento, che ha attraversato in tutte le sue tempeste e contraddizioni. Durante gli studi in Svizzera incontra l'antroposofia di Rudolf Steiner.
L'immagine del mondo tratta da Steiner, panica e al tempo stesso profondamente cristiana, incide a fondo la sua anima, che ritrova quella sintesi perduta e sempre ricercata tra l'armonia primigenia della sua terra d'origine - la bellezza del Salento, diceva don Tonino Bello, coincide con quella dell'universo - e il dinamismo della cultura moderna.
Dopo aver pubblicato la prima raccolta poetica Il lampadario, Comi si trasferisce a Parigi, dove conosce Paul Valéry e con lui sperimenta le poetica dell'lo. Partecipa alla Prima guerra mondiale in trincea, ma è un'esperienza breve e traumatica. I suoi frequenti viaggi a Roma gli consentono di entrare in contatto con Giovanni Papini, Arturo Onofri (altro allievo di Steiner) e Alfonso Gatto, che lo iniziano alla poesia orfica. Ed è con l'orfismo che i versi di Comi trovano il loro compimento: diventano la forma rappresentativa di ciò che è celato nel cosmo, ma che chiede alla creatività umana un mezzo per manifestarsi e generare un senso ulteriore al vivere, al percepire, al pensare. Un senso religioso della vita che Comi porta in dote alla sua conversione e un cattolicesimo insieme povero e aristocratico, come emerge nelle antologie Poesia e conoscenza e Necessità de/lo stato poetico, che coronano le sue raccolte [Smeraldi, Cantico dell'albero, Nel grembo dei mattíni
Alla fine della Seconda guerra mondiale Comi decide di tornare a Lucugnano, dove nel 1948 fonda l'Accademia Salentina insieme a un gruppo di intellettuali. Sede dell'Accademia è lo stesso palazzo Comi. Organo è la rivista L'aIbero, che diventa poi anche il nome della casa editrice con cui il poeta pubblicherà le ultime raccolte letterarie, tra cui Canto per Eva. Come ha ricordato LuigiDeLuca, direttore del polo biblio-museale di Lecce, l'Accademia Salentina "nasce con un respiro nazionale, a dispetto della perifericità geografica e culturale di Lucugnano e del Salento" ed è la prima esperienza di quella che sarà poi la pratica delle residenze d'artista. ll palazzo di Lucugnano era infatti divenuto nel dopoguerra un luogo di ritrovo per artisti e scrittori, che trascorrevano lunghi periodi di comunione, di studio, di dibattito, ma anche di svago e ricreazione. Oggi è una casa-museo in cui si percepisce ancora quell'atmosfera: nei saloni illuminati dalla luce del tramonto, nella penombra in cui sono sospesi gli enormi arazzi, nello spettacolo dell'immensa biblioteca [circa tremila volumi), una delle raccolte più importanti della cultura francese tra simbolismo e primo Novecento. Mancano le tende e gli arredi, venduti da Comi per far fronte al crac seguito al fallimento dell'oleificio aperto nel 1946 per i contadini del posto stretti dai rigori della grave crisi economica. Ma il progetto appunto fallì, gettando nella povertà il barone Comi.
Che, però, fu sostenuto fino alla morte, nel 1968, dai suoi compaesani, che non dimenticarono la sua generosità.
"Questa è la casa della tua poesia, caro Girolamo Comi: e io so di che timbro, di che squillo, è lo specchio della tua parola. l-lo mangiato assieme a te e ho trovato, dopo notti d'insonnia, un'ora di pace nel tuo letto. Perché nella tua casa non c'è paura, anche le ombre sono amiche". È una lirica di Alfonso Gatto. I due avevano condiviso una certa idea del Salento: molto più di un'espressione geografi- ca, un luogo dell'anima piuttosto, isolato ed eccentrico rispetto alla storia, terra dove la luce, pertroppa luce, non è più nemmeno luce. Come ha scritto Gino Pisanò, per Gatto Girolamo Comi è il genius loci del Salento, “poeta della luce correlata ad una scelta teofanica, metafisica, e perciò, luce irenica, scheggia di cielo ”.
Sempre sospeso tra inquietudine e bisogno di riconciliazione con il cosmo, Comi dà a una delle sue ultime raccolte il titolo Spirito d'armonia. Il Salento è descritto, senza essere nominato, proprio da una prospettiva d'evocazione della sua luce che si fa parola. E del resto è lì che Comi ritrova lo spirito dell'armonia. Il poeta torna a casa non solo nel senso letterale. Riguarda la sua intensa esistenza e forse ne coglie |'occulto senso, espresso in un pensiero enigmatico di Steiner: “L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo”;