𝗠𝗲𝗱𝗶𝗼 𝗢𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲: 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗶𝗰𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗹𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗲 𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲

La stampa in Medio Oriente sta gradualmente iniziando a scoprire perché Israele ha improvvisamente aumentato il livello di escalation militare contro i palestinesi, portando alla morte di massa di civili da entrambe le parti. L'escalation in Palestina inizia con gli attentati e la pulizia etnica degli arabi di Gerusalemme Est nella zona di 𝗦𝗵𝗲𝗶𝗸𝗵 𝗝𝗮𝗿𝗿𝗮𝗵, intorno ad Al-Aqsa e alla Porta di Damasco, ideati e realizzati personalmente da 𝗕𝗲𝗻𝗷𝗮𝗺𝗶𝗻 𝗡𝗲𝘁𝗮𝗻𝘆𝗮𝗵𝘂 per restare al potere per qualche tempo, scrive 𝑖𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑇𝑒ℎ𝑒𝑟𝑎𝑛. Il quartiere di Sheikh Jarrah è diventato il centro di feroci combattimenti mentre i palestinesi si sono radunati attorno ai residenti per resistere ai coloni israeliani che invadevano e occupavano i territori palestinesi a Gerusalemme est.

Per un po' di tempo, questo è stato un gioco cinico dal momento che Benjamin Netanyahu non può essere ritenuto responsabile e incarcerato per una serie di accuse di corruzione mentre è in carica Non essendo riuscito a formare un nuovo governo, secondo la Costituzione, deve trasferire questi poteri a un altro candidato. E Bibi dovrebbe essere processato per diverse gravi accuse. E in questo caso, ha deciso di fare tutto il possibile, provocando urgentemente un altro conflitto con i palestinesi di Gerusalemme est, che sono stati sfrattati dalle loro case con l'aiuto della polizia israeliana. Naturalmente, così, Bibi ha ottenuto quello che voleva, e il conflitto si è intensificato.

Ma probabilmente non si aspettava quella che sembrava una rivolta palestinese a tutto campo su entrambi i lati della Linea Verde, specialmente a Gaza, dove diverse raffiche di razzi fatti in casa più efficaci piovevano su tutte le parti del centro di Israele. L'escalation, i bombardamenti e l'uccisione degli abitanti di Gaza, ha scritto 𝗦𝗮𝘂𝗱𝗶 𝗔𝗿𝗮𝗯 𝗡𝗲𝘄𝘀, tutto questo è un'opportunità per Netanyahu di guadagnare più tempo prima di essere costretto a cambiare la sua politica. Ma questa volta ha fatto male i suoi calcoli, perché i palestinesi non si fermeranno e il caos regnerà a ovest del fiume Giordano quasi per sempre, a meno che l'occupazione israeliana non finisca.

In questo caso, la comunità internazionale e, soprattutto, l'𝗢𝗡𝗨 devono intervenire con urgenza, tenendo conto delle crescenti vittime da entrambe le parti ogni giorno. Il Ministero della Salute dello Stato di Palestina ha annunciato il 21 maggio che 230 palestinesi, tra cui 65 bambini e 38 donne, sono stati uccisi e 1.620 feriti dall'inizio dei combattimenti.

Tuttavia, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, progettato per "estinguere" tali conflitti, è stato bloccato dagli Stati Uniti. Washington ha fermamente affermato che non sosterrà una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU che sollecita il cessate il fuoco israelo-palestinese proposto dalla Francia. Il presidente francese 𝗘𝗺𝗺𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗰𝗿𝗼𝗻 e il suo omologo egiziano 𝗔𝗯𝗱𝗲𝗹 𝗙𝗮𝘁𝘁𝗮𝗵 𝗲𝗹-𝗦𝗶𝘀𝗶, a Parigi per i vertici africani, hanno concordato la risoluzione durante una videoconferenza con il re Abdullah II di Giordania. Il Consiglio di Sicurezza non è riuscito ad adottare una semplice dichiarazione sul conflitto. Gli Stati Uniti, un fedele alleato di Israele, hanno posto il veto a tre precedenti bozze di dichiarazione proposte da Cina, Norvegia e Tunisia che chiedevano la cessazione delle ostilità.

Come dimostrano questi e altri numerosi fatti, nonostante gli sforzi di diversi stati per "estinguere" questo conflitto, gli Stati Uniti non solo non intraprendono alcuna provvedimento, ma impediscono attivamente qualsiasi azione in tale direzione.

In queste circostanze, il capo delle Nazioni Unite, 𝗔𝗻𝘁𝗼́𝗻𝗶𝗼 𝗚𝘂𝘁𝗲𝗿𝗿𝗲𝘀, non può che chiedere di "giungere alla cessazione delle ostilità", affermando che il fuoco incrociato in corso tra le truppe israeliane e i gruppi palestinesi era inaccettabile. "Se c'è l'inferno sulla Terra, le sue vite di bambini a Gaza", ha detto amaramente António Guterres.

Negli stessi Stati Uniti le posizioni sul conflitto arabo-israeliano, forse per la prima volta dall'insediamento di 𝗝𝗼𝗲 𝗕𝗶𝗱𝗲𝗻, sono divise non lungo linee di partito tra repubblicani e democratici, ma all'interno dello stesso Partito Democratico. Una parte significativa dei Democratici si è recentemente allontanata da Israele, il principale alleato strategico degli Stati Uniti nella regione. Tra questi, ovviamente, c'è il noto difensore del socialismo democratico, che ha quasi ricevuto la nomination dal Partito Democratico alle elezioni presidenziali, 𝗕𝗲𝗿𝗻𝗶𝗲 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀. Ha pubblicato un articolo sul New York Times nella sezione Opinion. Ha scritto che "Israele rimane l'unico potere sovrano in questa terra, ma invece di affermare la pace e l'uguaglianza, stabilisce la disuguaglianza e il controllo antidemocratico".

Il fatto che l'amministrazione e lo stesso Joe Biden siano vulnerabili è indicato anche dalle prime pagine dei principali giornali pro-democratici negli Stati Uniti: il 𝗪𝗮𝘀𝗵𝗶𝗻𝗴𝘁𝗼𝗻 𝗣𝗼𝘀𝘁 e il 𝗡𝗲𝘄 𝗬𝗼𝗿𝗸 𝗧𝗶𝗺𝗲𝘀. Naturalmente, contengono foto vivide di fuochi d'artificio su Israele quando la sua barriera protettiva Iron Dome intercetta efficacemente i razzi fatti in casa di 𝗛𝗮𝗺𝗮𝘀, che volano ovunque. Ma tutti i rapporti, senza eccezioni, iniziano con un elenco del numero di civili morti per mano dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Solo nella seconda metà dei rapporti c'è un riassunto delle vittime israeliane dato per equilibrio. E ci sono fotografie di manifestazioni di massa nelle principali città americane che sostengono la "giusta lotta del popolo palestinese" e la condanna delle "barbare azioni israeliane".

L'ultimo round del conflitto israelo-palestinese ha rivelato diverse conclusioni fondamentali che avranno senza dubbio un impatto sul futuro dell'intera regione. Vale a dire, la resistenza palestinese negli ultimi anni ha dimostrato in modo convincente il suo successo nella costruzione di un arsenale missilistico in grado di penetrare in profondità all'interno di Israele, causando vittime israeliane e interrompendo significativamente la vita nei principali centri urbani, diventando un cambiamento critico nelle dinamiche di potere tra i due lati. Questo cambiamento nelle dinamiche di potere sta avvenendo tra Israele e Hamas e tra Israele e un'alleanza che include Iran, Hezbollah, Siria e Hamas. Questo cambiamento significa perdite e distruzioni che Israele non ha subito dalla metà degli anni '70. In altre parole, l'intera generazione attuale di leader israeliani ora vede una minaccia – così come le tensioni e le paure all'interno di Israele – che non hanno mai conosciuto nelle loro vite attive prima, che sta senza dubbio influenzando la psiche collettiva degli israeliani.

Secondo l'egiziano 𝗔𝗹-𝗔𝗵𝗿𝗮𝗺, avrà implicazioni di vasta portata per la politica di Israele in futuro. Alcuni osservatori si concentrano sull'urgente necessità del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di qualcosa che potrebbe presentare come una vittoria su Hamas. In caso contrario, dovrà affrontare una dura condanna, non solo per le vecchie accuse, ma anche per la sua incapacità di proteggere la popolazione israeliana. Più duraturo sarà l'impatto sulle Forze di Difesa israeliane, che dopotutto sono l'istituzione più importante nello Stato di Israele. Ci sono anche altre implicazioni, perché un aspetto cruciale della narrativa del successo di Israele - dal posizionamento globale al commercio internazionale, incluso nella redditizia industria della vendita di armi e nella parte commerciale del mondo dell'intelligence e della sicurezza - è legato all'immagine del l'esercito e il suo apparato. Pertanto, le conseguenze di un notevole successo per Hamas avranno conseguenze negative di vasta portata per Tel Aviv.