Le idee sul Ppe, le divisioni sull'Europa, “la rivoluzione liberale”. Per avere un futuro, il centrodestra capisce che deve cancellare il suo passato. Ma fino a che punto gli alleati può spingersi?
Gli alleati meno estremisti della Lega devono avere avuto come un sussulto quando ieri mattina, leggendo l’intervista rilasciata al Corriere dal Capitano, hanno scoperto che secondo Matteo Salvini l’Italia ha bisogno “di una rivoluzione liberale”. Salvini, nella stessa intervista, dice anche che l’Italia che ha in mente, per non perdere il treno della “rivoluzione liberale”, avrebbe il dovere di mettersi sulla scia del modello Orbán, che giusto un anno fa ha ricordato come l’obiettivo della sua Ungheria sia proprio quello di costruire “uno stato illiberale”. Ma Orbán a parte – sognare una rivoluzione liberale sposando il modello Orbán è come dire di non voler uscire dall’euro affidando la gestione economica del proprio partito ai teorici dell’uscita dall'euro – il vero dato che conta dell’intervista di Salvini è che anche il segretario della Lega sembra aver capito quello che da tempo hanno capito i suoi alleati: per sperare di avere un futuro, il centrodestra deve cominciare a cancellare il suo passato. E cancellare il suo passato significa fare quello che il centrodestra sta provando a fare già da qualche mese: mettere da parte le vecchie teorie anti europeiste, le vecchie teorie anti euro, le vecchie infatuazioni per Alba dorata, il vecchio odio per il Ppe, le vecchie sbandate per Putin, le vecchie derive xenofobe e provare a ridare appeal al centrodestra facendo propria una vecchia campagna dei moderati italiani: nientemeno che “aprire la coalizione alla società civile”.
Il tentativo di cambiare pelle, dopo le sconfitte alle comunali e dopo le molte non vittorie alle regionali, va nella direzione suggerita pochi giorni fa su questo giornale da Michele Salvati – che come noi si augura che la destra truce possa lasciare sempre più spazio a una destra non truce – ma è un tentativo che presenta una difficoltà non di poco conto: se per sperare di avere un futuro il centrodestra deve cominciare a cancellare il suo passato, fino a che punto il centrodestra può permettersi di cancellare il suo passato senza cancellare anche il salvinismo?