L'ombra nera e le sue radici.
Nel film di Costa-Gavras 'Z, l’orgia del potere' si adombra la spedizione punitiva che nel maggio del 1963 colpì a morte a Salonicco l’ex partigiano e deputato dell’opposizione Grigoris Lambrakis, uno dei più tenaci oppositori del governo Karamanlis. Lambrakis fu aggredito da due estremisti di destra successivamente fuggiti a bordo di un furgoncino sotto gli occhi della polizia, che nulla fece per inseguirli e nemmeno per prestare aiuto al deputato. Il quale morì cinque giorni dopo per le lesioni cerebrali subite.
L’ondata emotiva che percorse il Paese fu immensa, ma il premier – che peraltro non aveva alcuna responsabilità dell’accaduto, se non quella di non avere il controllo delle forze dell’ordine – si limitò a dire: «Questi incidenti possono verificarsi nella maggior parte dei paesi democratici senza che il governo sia ritenuto responsabile».
'E xos oì xenòi', fuori gli stranieri, è stato per anni lo slogan vincente del partito che esaltava i 'greci puri' disprezzando i 'meteci' e che ha soffiato abbondantemente sulla paura e l’insicurezza causate dalla grande crisi che ha impoverito e azzoppato la Grecia estinguendone valori, legami, solidarietà, lealtà e sogni, sostituendoli con una rancorosa incertezza del futuro. Nel megaprocesso di ieri erano imputati oltre a 18 ex parlamentari numerosi fra funzionari e agenti di polizia. È dai tardi anni Novanta che si sospetta – il più delle volte a ragione – che elementi neofascisti fossero presenti in gran numero fra i ranghi delle forze dell’ordine. Fenomeno che si è ingrossato, grazie anche ad Alba Dorata, nei successivi vent’anni.
Dentro la sentenza di Atene forse c’è anche questo: un processo a una stagione di intolleranza criminosa che ha assunto – forse con un puntiglio e un’acribia degli inquirenti un po’ forzati – i contorni di un intero movimento. Che tuttavia ha lasciato ben poco di intentato per accreditarsi per ciò che in effetti era: una febbre maligna della democrazia. Una folla di migliaia di persone appartenenti a tutti i partiti ha accolto in piazza la sentenza come una sorta di lavacro liberatore. E non c’è da stupirsene. Alba Dorata è per tutti un salutare capro espiatorio. Di colpe che appartengono non solo ai nazi-xenofobi, ma indirettamente a tutti gli schieramenti politici, e soprattutto ai due principali partiti che si sono contesi il potere durante i dieci anni di crisi, Nea Demokratia e Syriza. Se Alba Dorata è esistita e ha compiuto misfatti, lo si deva anche ai loro errori.