politica e giustizia
Davanti ai pm la Capuozzo ripete di aver informato il deputato napoletano di tutte le pressioni subite
DARIO DEL PORTO CONCHITA SANNINO
NAPOLI.
Il direttorio, attraverso Roberto Fico, era informato. Sapeva da mesi dei veleni politici di Quarto. Il deputato e presidente della Vigilanza Rai aveva anche presieduto una riunione dei consiglieri 5 Stelle, nella città flegrea, a ridosso di un importante consiglio comunale. Non uno, ma più contatti.
Rosa Capuozzo, sindaco della città flegrea travolta dall’inchiesta dell’Antimafia di Napoli, modifica la sua versione nella sesta deposizione di giovedì in Procura: un appuntamento che avrebbe potuto, in teoria, trasformare la sua posizione da testimone a indagata. Pericolo scongiurato. Il primo cittadino “colma” quei vuoti che aveva lasciato sospesi. Viene spinta a ripercorrere e spiegare il senso di quelle intercettazioni depositate agli atti sui momenti più tesi e inquietanti della vicenda ricatto e “infiltrazioni camorristiche”, inizialmente tenute sottotraccia. E stavolta snocciola nomi e date. Indica i profili di consulenti o tecnici che le venivano suggeriti dall’area grigia. Racconta dei suoi contatti con tutti gli esponenti grillini, e quindi anche con il suo riferimento nazionale Fico. Un retroscena che rimbalza da Quarto, dalle quinte di un Palazzo ormai sempre più in bilico, e coincide perfettamente con quell’unica frase strappata l’altra sera al procuratore antimafia Giuseppe Borrelli. Che dice: «La teste ha fornito risposte che riteniamo esaustive ». Valutazione mai espressa in precedenza.
Per la prima volta, la Capuozzo, sentita dall’ aggiunto Borrelli e dal pm Henry John Woodcock, ricostruisce in maniera più dettagliata i due versanti dell’inchiesta. Da un lato, si sofferma sulla sostanza delle pressioni esercitate dal suo ex consigliere 5 Stelle Giovanni De Robbio, al fine di ottenere una serie di nomine (assessori, consulenti e professionisti) ai vari livelli del Comune e per la predisposizione del Puc, il Piano urbanistico. È lo stesso Piano di cui il sindaco dice, in un’intercettazione: «Su quel Puc ci sono interessi enormi». Dall’altro lato, la Capuozzo affronta il merito e la frequenza dei rapporti tenuti con il livello nazionale del Movimento, in particolare con il deputato Fico, il parlamentare “dedicato” a quella fetta di territorio. E non a caso, in virtù di quel legame, già sentito dalla Procura come teste. Una deposizione su cui Fico aveva precisato con Repubblica: «Ho chiarito alcuni aspetti relativi alle regole del Movimento. Attendo fiducioso l’esito delle indagini, prima del quale non intendo esprimermi se non dichiarando che io, come tutto il M5S, ci riteniamo persone offese dai fatti, così come contestati ad oggi a De Robbio». Ma il sindaco avrebbe raccontato ai pm di quella riunione di consiglieri 5 Stelle, che si svolse alla presenza di Fico, mesi fa: proprio mentre infuriavano contrasti e lotte intestine per la nomina di assessori e consulenti, oltre che per l’arrivo in Comune di quei funzionari “sovra ordinati” che la stessa Capuozzo voleva come garanzia di controllo degli atti, e che non piacevano per nulla a De Robbio. Un clima feroce regnava al livello territoriale, e lì si innesta anche la tentata estorsione che De Robbio avrebbe imbastito ai danni della Capuozzo, sulla vicenda dell’abuso edilizio contestato al marito del sindaco. Il racconto, stavolta, convince la Procura Distrettuale antimafia. Che su Quarto, e sui rapporti tra imprese para-mafiose e clan Polverino, non ha mai abbassato la guardia.
Le indagini partite oltre un anno fa approdano a dicembre all’incriminazione di De Robbio per tentata estorsione e voto di scambio aggravato dalla finalità mafiosa, cogliendo il patto scellerato che quest’ultimo, recordman delle preferenze, avrebbe stretto con l’imprenditore Alfonso Cesarano, vicino al clan Polverino. Intanto continua la controffensiva del M5S sul Pd. «Buttano fango su di noi, ma la pagheranno cara», si sarebbe sfogato con alcuni fedelissimi Gianroberto Casaleggio. Si offrono per i duelli in tv Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, e il deputato Alessandro Di Battista. «Qualcuno afferma che il M5S rifiuti i confronti tv. È il contrario: Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, quando facciamo un confronto televisivo?», chiede via Twitter Di Battista. E Di Maio: «Chiedo a Matteo Renzi e Maria Elena Boschi pubblicamente un confronto tv. Noi non scappiamo. E loro?».
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Il procuratore antimafia Giuseppe Borrelli dice: “La teste ha fornito risposte esaustive”