la pubblica amministrazione
Il dossier.
Nella Pa le assenze di un giorno sono il doppio che nel privato: le cifre dello scandalo
PAOLO GRISERI
ROMA.
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La storia del vigile in mutande ha danneggiato innanzitutto le migliaia di vigili urbani che in tutto il Paese, ogni mattina, vanno regolarmente al lavoro. L’inchiesta di Sanremo si era conclusa con una vera e propria retata: 35 dipendenti comunali finiti agli arresti domiciliari. Un caso clamoroso ma non l’unico. A Palermo nell’ottobre scorso i pm avevano contestato 131 timbrature false in 45 giorni, tre al giorno. Frequenti i casi di mutuo soccorso con colleghi che strisciavano il badge al posto degli assenti.
Non meno clamoroso era stato, a Capodanno 2015, il caso dei vigili urbani di Roma che nella notte più animata dell’anno si erano sostanzialmente dati alla fuga: l’83,5 per cento si era messo in malattia, una epidemia tanto clamorosa quanto repentina era stata la guarigione di massa nei giorni immediatamente successivi.
I dati più recenti sull’assenteismo in Italia pubblicati dalla Cgia di Mestre si riferiscono al 2013. Dicono che in media si ammalano di più i dipendenti privati (18,1 per cento) di quelli pubblici (17 per cento). Ma il primato delle malattie mordi e fuggi, quelle che durano solo un giorno, spesso «quel giorno» che piace a tutti perché nel bel mezzo di un ponte, è decisamente dei dipendenti pubblici, dove un’assenza di malattia su quattro, il 25,9 per cento del totale, si risolve magicamente all’indomani. Nel settore privato invece le
one day illness sono solo l’11,9 per cento. E non certo perché l’organismo dei dipendenti pubblici sia più robusto di quello dei loro colleghi privati. Il record delle assenze per malattia veloce spetta alla provincia di Palermo sia nel settore pubblico (42,6 per cento del totale) sia in quello privato (27,8). Nel 2012 il 30 per cento dei certificati di malattia presentato dai lavoratori pubblici e privati italiani giustificava un’assenza il lunedì, giorno pericoloso per i cagionevoli di salute. Che fare? Il pugno duro sembra essere stata la ricetta invocata a gran voce da ogni schieramento politico e sociale. «Dobbiamo leggere i dati con grande attenzione», premettono prudenti i ricercatori della Cgia. Lo scorso anno l’allora segretario Giuseppe Bortolussi aveva spiegato: «Sarebbe ingiusto e sbagliato generalizzare ma certamente è necessario colpire con maggiore determinazione i furbi che danneggiano l’azienda e, nel caso dei dipendenti pubblici, anche la collettività».
Il polso fermo era stato chiesto anche dall’allora sindaco di Roma Marino all’indomani dell’epidemia del Capodanno 2015 dei vigili urbani: «Il vento deve cambiare - aveva detto chi non ha voglia di lavorare deve accomodarsi alla porta. Questi dipendenti fanno vergognare anche quelli che lavorano».
Ora il governo di centrosinistra promette la linea dura contro i furbetti del cartellino. Sembrano lontani i tempi in cui una parte della sinistra proponeva la falsa malattia come rimedio all’alienazione da lavoro: «Viva il compagno assenteismo, terrore dei padroni, fa bene all’organismo ». Erano gli anni Settanta e non c’erano le telecamere nascoste.
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Il caso Sanremo e il Capodanno di Roma sono solo la punta dell’iceberg
IN FLAGRANZA
In alto, il vigile di Sanremo che timbrava in mutande. A sinistra, finto cieco legge il giornale e i dipendenti assenteisti del Comune di Trani