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“Via subito chi sbaglia chi vive qui rispetti i diritti delle donne”

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la questione immigrati
Heiko Maas.
Il ministro della Giustizia: “Per difendere le nostre libertà assumeremo 3mila nuovi agenti. Le culture diverse non giustificano e non scusano nulla”

ANDREA TARQUINI
BERLINO.
«Non abbiamo al momento prove che gli orribili attacchi alle donne a Capodanno siano legati al terrorismo internazionale. Ma lo Stato di diritto combatterà con tutti i suoi mezzi contro ogni minaccia». 
Heiko Maas, il 49enne ministro della Giustizia federale (Spd) spiega così a Repubblica la strategia del suo governo.
 Lei ha parlato di azioni coordinate: quanto è pericolosa la minaccia alla sicurezza e libertà di donne e uomini in Germania e in Europa? 
«Questi attacchi in massa alle donne nella notte di Capodanno sono stati vili e repellenti. Le autorità tedesche lavorano a pieno ritmo per indagare e scoprire i responsabile, che devono essere chiamati a rispondere con tutta la forza dello Stato di diritto. Non possiamo tollerare spazi in cui si è liberi dalla Legge. Il governo federale ha deciso di rendere ancor più facile e veloce l’espulsione di stranieri criminali. La soglia di tolleranza penale sotto la quale scatteranno esclusione dai diritto all’asilo e l’espulsione per certi delitti verrà abbassata. E assumeremo circa 3.000 nuovi agenti a questo scopo».
Germania ed Europa devono dunque cambiare profondamente la politica d’immigrazione e asilo?
«Il punto non è la politica d’immigrazione. Certo, tra il milione e oltre di persone arrivate da noi in Germania l’anno scorso ci sono anche alcuni che commettono reati penali. Così come li commettono cittadini tedeschi. Ma è importante non trasformare tutti gli stranieri in sospetti. I criminali devono essere puniti: è un dovere dello Stato anche davanti ai molti profughi che non hanno commesso alcun reato. Chi vive qui deve rispettare le nostre leggi. E non è finita: la migliore difesa contro la criminalità è fatta di istruzione e integrazione».
Ma non le sembra che siamo di fronte a un “Kulturkampf”, uno scontro tra culture? Cioè, in che misura le nostre idee di diritto, specie sui diritti delle donne, sono condivise da migranti islamici?
«L’incontro tra culture diverse non giustifica nulla e non scusa nulla. In Germania esiste la parità di diritti tra donne e uomini in ogni relazione, privata e sociale. Chiunque viva qui deve accettarlo. Certo, è chiaro che la coesistenza tra persone di culture diverse può portare a conflitti. Per contrastarli e superarli, puntiamo a una forte politica d’integrazione: corsi di educazione civica integrazione e lingua, corsi d’apprendistato professionale, offrire possibilità di lavoro, parlarsi, solo così si dà alla convivenza una prospettiva di futuro».
Ma l’estrema destra tedesca ha reagito in modo violento e minaccioso alle violenze di Capodanno: in Germania come altrove si sono registrati attacchi razzisti contro gli stranieri. Da Berlino a Helsinki. Quanto è pericolosa per i valori costitutivi dell’Europa questa deriva violenta?
«Nell’Europa unita dai valori costitutivi della libertà e del Diritto, un denominatore comune deve assolutamente essere e restare chiaro, prioritario. E cioè che ovunque in Germania come ovunque in Europa è compito dello Stato, e soltanto dello Stato, organizzarsi anche come forza pubblica al fine di garantire la sicurezza dei cittadini e l’ordine pubblico. Il contratto sociale dell’Europa democratica dice questo. Non contempla l’autodifesa con milizie private né tantomeno violenze razziste. Su questo non si transige: il monopolio dell’uso della forza pubblica, ove necessario anche della violenza entro i limiti dello Stato di diritto, è in mano solo allo Stato. Tale principio non può essere messo in discussione da alcuna iniziativa».
Cosa fare allora contro questi squadristi, contro le ronde violente auto-organizzate?
«Non accettiamo e non accetteremo alcun tentativo da parte di gruppi di privati cittadini di darsi un ruolo di polizia, nemmeno se e quando i cosiddetti Buergerwehren (gruppi o milizie di autodifesa civica, ndr) se lo arrogano. E quanto alle reazioni degli estremisti di destra, sono indignanti e repellenti proprio come gli assalti alle donne a Capodanno. Noi, come governo federale, non permetteremo ad alcun criminale di distruggere la pace sociale: non lo permetteremo né agli stranieri responsabili di reati penali, né agli estremisti di destra. Difenderemo con decisione la nostra libertà. Chiunque la metta in discussione non rappresenterà mai un Paese tollerante e aperto al mondo come la Germania».
Ipotizzate legami tra gli organizzatori delle violenze di Capodanno e i terroristi, come quelli che hanno martedì a Istanbul hanno ucciso 10 turisti tedeschi?
«Non ho alcuna prova che faccia pensare a un legame diretto. I delitti di Capodanno, allo stato attuale delle indagini, non hanno nulla a che fare col terrorismo internazionale».
Occorrono soluzioni nazionali e urgenti o soluzioni europee coordinate e inevitabilmente più a lunga scadenza?
«Entrambe. Una cooperazione paneuropea nella politica verso i migranti è irrinunciabile, così come lo sono i provvedimenti nazionali. Per esempio: la nostra reazione agli assalti alle donne, con la decisione di rendere più severe le norme di soggiorno in Germania. La questione dei profughi resta comunque una sfida internazionale, non possiamo affrontarla da soli. Ed è inammissibile che Stati come Italia, Grecia o Germania vengano lasciati soli ad affrontare questa emergenza. Tutti devono dare un giusto contributo. La questione dei migranti è una prova decisiva per l’Unione europea».

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