di Marco Galluzzo L’Italia si propone di essere un ponte verso l’Europa
ROMA Rilanciare i rapporti economici, crollati del 30% a causa delle sanzioni europee. Rilanciare una «relazione privilegiata, con un partner strategico», nella visione di Giuseppe Conte. Partner non solo in senso economico, ma anche squisitamente politico, riconosciuto da Palazzo Chigi come attore chiave nelle diverse crisi internazionali.
Il tutto in una cornice che individua l’Italia come perno di un rapporto speciale, dentro la Ue, rapporto che ha già visto Roma frenare, agli ultimi Consigli europei, rispetto alla possibilità di ulteriori sanzioni contro Mosca. Ma anche fuori dall’Unione europea, con l’ambizione, che ricorda quella di Berlusconi, di riavvicinare Russia e Stati Uniti.
Prima con Mattarella, al Quirinale, poi a Palazzo Chigi, l’«amico Vladimir» si muove fra i Palazzi di Roma non solo con un ritardo di 70 minuti sul protocollo ma soprattutto come un ospite speciale, ricevuto con tutti gli onori, quasi coccolato. Abbiamo bisogno di lui nella crisi libica, anche se finora non ci ha dato una grande mano e lui stesso con il capo dello Stato si schermisce: «Non siamo noi che sosteniamo questo stato di confusione, noi ci siamo tirati fuori, bisogna rivolgersi all’Egitto e all’Arabia Saudita per chiedere conto del sostegno ad Haftar».
Abbiamo bisogno di lui anche per le forniture energetiche e la giornata rinnova anche una storia di grande collaborazione. Lo rimarca ad esempio Stefano Cao, ad di Saipem, che partecipa al Foro di dialogo alla Farnesina: «A questo Paese siamo legati da una lunga storia di successo già dai primi anni 60. Nel tempo abbiamo dato vita a fondamentali collaborazioni con partner fra cui Gazprom, Novatek e Rosneft. Come risultato di questa lunga storia e delle relazioni stabilite nel tempo con il Paese, negli ultimi 15 anni Saipem ha progettato e realizzato progetti per un valore di 6 miliardi di euro».
Insomma Putin è e resta per l’Italia il leader di un Paese amico, con grandi progetti reciproci di investimenti, con un link politico non indifferente rappresentato dai rapporti costanti e strutturati fra il partito dello stesso Putin e la Lega di Matteo Salvini. Lo stesso Salvini è presente a Villa Madama, insieme a Luigi Di Maio, alla cena offerta da Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio considera il dialogo con Mosca come «essenziale nella ricerca di soluzioni stabili e durature alle principali crisi regionali e internazionali e alle più importanti sfide globali». Certo poi c’è anche l’interscambio commerciale, che si è ridotto di un terzo negli ultimi anni, ma sul piatto della bilancia pesa indubbiamente di più quel filo rosso che non si è mai spezzato negli ultimi anni fra il Cremlino e Palazzo Chigi. E che oggi si arricchisce di significati con l’altra relazione speciale fra Lega e Russia.
Ieri Conte ha ricordato di aver già incontrato molte volte Putin, a Pechino, al summit sulla Nuova Via della Seta, al summit G20 di Osaka, occasioni che sono sfociate in un «rapporto di amicizia» rimarcato ieri dal peso specifico della delegazione russa: il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, ma anche quelli del Commercio, dell’Energia, della Cultura e della Sanità. E poi il capo della Confindustria russa, Shokhin, quello del fondo per gli investimenti Veb, Shuvalov, l’ad di Rosneft, Igor Sechin, l’ad delle Ferrovie russe, Belozerov.