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POLITICA
IL NUOVO PRESIDENTE

di Goffredo De Marchis
ROMA — «Porti chiusi? Sono fesserie. I porti non si possono chiudere e resteranno aperti, l’Italia ha firmato trattati e convenzioni che deve rispettare». David Sassoli esce per un attimo dal «frullatore» dell’elezione alla presidenza dell’Europarlamento e al telefono detta la sua linea. Europeista e interventista. «Ci vuole più coraggio, l’ho detto nel mio discorso ai governi degli Stati membri, al Consiglio europeo. Sa quando Strasburgo ha votato la riforma del trattato di Dublino? Nel novembre del 2017. Con voti che sono arrivati da Gue, l’ala di estrema sinistra, fino ai Conservatori dove oggi siede Fratelli d’Italia. Quasi due anni e il negoziato tra i capi di governo non è ancora partito».
Un modo diverso di affrontare il tema dell’immigrazione: europeo e non sovranista. Una risposta diretta a Matteo Salvini e ai governi che tengono chiusi i confini. Aver messo l’immigrazione al centro del suo discorso di investitura significa che la presidenza Sassoli guarderà molto al nostro Paese. «Dublino è una delle questioni aperte. Per me è la priorità. I governi devono discutere la proposta del Parlamento per far sì che chi arriva in Italia arriva in Europa. La politica sull’immigrazione deve trasferire poteri esterni ed interni all’Unione».
Come nelle porte girevoli, Sassoli, 63 anni, lo scorso anno stava per compiere una scelta che oggi lo avrebbe tenuto lontano da uno dei top jobs della Ue: candidarsi con Leu. Aveva già parlato con Piero Grasso, era insofferente per la linea del Pd dettata da Renzi, doveva portare in dote al partitino di sinistra l’apertura verso il mondo cattolico. Ci ripensò all’ultimo secondo, quando vide che non c’era alcuna volontà di aprirsi all’esterno, convinto anche dal suo amico Dario Franceschini. Così cambiano i destini degli uomini. E così è cambiato anche il Partito democratico grazie all’elezione di Nicola Zingaretti di cui Sassoli è stato fin dall’inizio uno dei maggiori sponsor.
Ex volto del Tg1 delle 20, il neo presidente ha cominciato la sua carriera giornalistica con uno scoop: scovò un incontro segreto a Parigi tra l’allora ministro socialista Gianni De Michelis e Oreste Scalzone, latitante ed ex leader di Autonomia Operaia. Lavorava in un’agenzia di stampa e fu proiettato al Giorno. Il passaggio alla Rai è del 1992, lavora con Santoro e come inviato di cronaca. Prova la strada di conduttore su Raidue, ma il programma non funziona. Poi passa al Tg1 . Comincia a guidare l’edizione delle 13,30 e infine quella delle 20. È l’apice della popolarità da mezzo busto, che poi lo condurrà a fare il salto in politica. Quando gli amici gli criticano una cravatta, con un sorriso lui risponde: «Con questa cravatta ieri sera ho fatto il 30 per cento di share».
La politica comunque non è una passione recente. Il padre Domenico è stato una figura di spicco della sinistra democristiana. Sassoli ne segue le orme entrando nella Lega democratica, legandosi a Scoppola e Ardigò, i principali studiosi di quella corrente di pensiero che oggi esprime anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cattolico dunque, sempre più di sinistra con il passare degli anni. Origine fiorentine, ma è nato a Roma ed è cresciuto in una casa a Piazza Navona.
Sposato, due figli grandi. La moglie Sandra era in questi giorni a Strasburgo a sostenere la sua corsa. I due si sono conosciuti quando andavano al liceo, Sandra è architetto, dipendente del ministero della Cultura e oggi sovrintendente alla ricostruzione dell’Aquila.
Sassoli fuma, prende sempre una camomilla prima di andare a dormire, ama la musica classica e in particolare le Variazioni Goldberg di Glenn Gould. Ma tanti anni fa avrebbe voluto scrivere un libro su Renato Zero.
A Strasburgo ci arriva nel 2009, sull’onda della nascita del Pd. Fa il capolista e prende 412 mila voti, una valanga. Diventa capo delegazione del Pd nel gruppo socialista e comincia a lavorare sui dossier più delicati. In mezzo c’è la sfortunata corsa per le primarie da sindaco di Roma: arriva secondo dietro Ignazio Marino. Rivince il collegio nel 2014 e diventa vicepresidente del Parlamento. Si conferma il 26 maggio sempre come secondo in lista. La sua sterzata si è fatta subito sentire. «Nel Parlamento le Ong troveranno sempre le porte aperte», ha detto facendo infuriare Salvini. E ancora: «Dobbiamo combattere le pigrizie, le ipocrisie e i nazionalismi». È il manifesto di chi promette più coraggio, per sé e per l’Europa.
Roberto Monaldo / LaPresse j L’elezione David Sassoli, appena eletto presidente del Parlamento di Strasburgo, ringrazia gli eurodeputati. Sassoli, 63 anni, è stato eletto nelle liste del Pd

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