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Affitto light ma incassi super così la città si regala ai privati

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CRONACA

di Daniele Autieri

Appesa alla vicenda del parcheggio di Villa Borghese, che frutta da anni alle casse del Comune il canone irrisorio di mille euro al mese, c’è non solo un’indagine della corte dei Conti per danno erariale, ma anche la spiegazione di un cortocircuito divenuto prassi e replicato decine, centinaia, forse migliaia di volte. Impianti sportivi, infrastrutture, associazioni, ambasciate, movimenti politici, tutti in fila alla fiera delle " concessioni", una riffa dove si vince puntando sempre pochi soldi.
Il Comune è proprietario di 784 beni affidati in concessione per i quali incassa, o dovrebbe incassare sulla carta, 11,6 milioni di euro l’anno. Sono 14.700 euro per immobile, poco più di 1.200 euro al mese. Una miseria se si considera che nel sacchetto delle palline fortunate è possibile pescare di tutto: ambasciate, sedi sindacali, palazzi trasformati in hotel, associazioni, parte dei quali distribuiti in strade e piazze di pregio come Fontana di Trevi, Corso d’Italia, via Vitellia, largo Chigi.
Nel documento che ricostruisce la lista, aggiornato al marzo del 2019, sono indicati gli immobili ma il nome del privato, dell’ente o dell’istituzione che ne beneficia, è sostituito da un codice. Si confessa il peccato — verrebbe da dire — ma non il peccatore. E per tanti che pagano poco, ce ne sono alcuni che non pagano nulla. È il caso degli immobili occupati a titolo gratuito: 70 — secondo la corte dei Conti — strappati in media da 15 anni al controllo del legittimo proprietario. Su alcuni di questi sono aperte indagini per calcolare il danno erariale, come accaduto per lo stabile occupato da Casa-Pound, dove il danno per il mancato pagamento del canone di locazione al Miur ( proprietario dell’immobile di via Napoleone III) è stato calcolato in 4,6 milioni di euro.
Grandi e piccole storie come quella del rogo di Primavalle, l’incendio doloso in cui persero la vita Virgilio e Stefano Mattei, figli di Mario Mattei, segretario locale del Msi. Nel marzo scorso i famigliari dei fratelli Mattei sono stati obbligati dalla corte dei Conti a liberare il garage di via Conforto che gli era stato concesso in uso dal comune nel 2006 e sul quale, dopo i primi mesi, non avevano mai versato il canone di locazione. Un’indagine contabile conclusa con la condanna di sei dirigenti capitolini a risarcire al Campidoglio 188mila euro.
A nulla sono valse finora le promesse della politica, compresi i buoni propositi dei 5 Stelle che dall’opposizione al governo del Comune hanno sempre attaccato le sprecopoli dell’ente. Eppure, ad oggi, poco o niente è stato fatto e i privilegi rimangono incardinati sulle spalle di chi ne gode da anni, come accade ad esempio per le concessioni (regionali in questo caso) agli stabilimenti balneari, rinnovate nonostante la direttiva Bolkestein che ne impone la messa a gara. Secondo un’analisi di Legambiente, uno stabilimento di 5.000 metri quadrati sulle coste romane paga in media al Demanio un affitto mensile di 399 euro. Nel caso degli stabilimenti più grandi ( fino a 10mila metri quadrati) il costo può arrivare a 2mila euro al mese, ma difficilmente supera questa cifra.
Alle spalle c’è sempre il rischio di un’enorme perdita per le casse pubbliche, lo stesso prospettato per l’autostrada Roma-Latina di cui si discute da vent’anni. Nell’ambito dei contenziosi giudiziari scaturiti dopo l’aggiudicazione della gara, tecnici della Banca d’Italia hanno dimostrato che il contributo pubblico richiesto dal soggetto vincitore in realtà equivaleva a un prestito senza adeguata garanzia di restituzione. In sostanza, il gruppo avrebbe costruito l’autostrada con i soldi del Cipe e della Regione Lazio promettendo di restituirli dopo oltre dieci anni.
Infrastrutture a parte, la storia delle concessioni affidate per gli immobili sembra ricalcare la prassi usata con gli impianti sportivi: palestre, polisportive, circoli esclusivi. Ieri come oggi, tutto assegnato a prezzo di saldo. Così, dal palazzetto dello Sport progettato da Nervi per le Olimpiadi del ’ 60 all’impianto di atletica leggera delle Terme di Caracalla, Roma diventa un grande parco giochi per chi dei giochi ne ha fatto un business. La Associazione sportiva Cascianese Country Club gestisce in concessione il circolo ippico di Villa Ada, in via Salaria 267 con un canone mensile pari a 263,2 euro. Anche lo storico galoppatoio di Villa Borghese è stato affidato in concessione, questa volta alla Associazione sportiva Galoppatoio di Villa Borghese, con un canone di 230,9 euro mensili. La scadenza dell’ultimo contratto depositato in Campidoglio riporta in calce la data del dicembre del 2018, ma ad oggi nulla sembra cambiato.
Allo stesso modo sarebbe da chiedersi se il canone di concessione riconosciuto al Circolo Canottieri Aniene sia stato rivisto. Dalle carte del Comune aggiornate al luglio del 2017 l’ultimo documento tra le parti riporta un canone mensile di 3.275 euro, forse non in linea con le quotazioni di mercato previste per sei campi da tennis, un campo di calcetto, le palestre, le piscine coperte e scoperte, la riservatissima casina e il salone di rappresentanza che accoglie i soci in cerca di un buen retiro dal caos e dalle ingiustizie di Roma.

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