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L’ultimatum di Salvini ai 5S: subito sei sì o tutti a casa

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Il leader vuole l'ok entro l'estate su sicurezza, autonomia, cantieri, tasse, Tav e giustizia. Perché per votare a settembre la crisi va aperta entro il 15 luglio
Lo chiama "cronoprogramma". È la lista delle sei condizioni "inderogabili" che Matteo Salvini, nelle nuove vesti di "premier in pectore", impone a Di Maio e ai suoi per continuare l'avventura. O si fa come ordina lui o tutti a casa. Un mese di tempo, la clessidra è già partita. "Entro l'estate voglio un sì concreto su autonomie, sblocca cantieri, riduzione delle tasse, Tav e riforma della giustizia, oltre che sulla sicurezza già nel cdm di mercoledì - è la strategia che il vicepremier leghista, forte del 34,3 per cento, concorda con Giancarlo Giorgetti e lo stato maggiore del partito prima di lasciare Milano per far rientro al Viminale - Altrimenti per me è inutile restare insieme al governo, si può anche tornare al voto".

Stavolta non generici impegni, è il nuovo diktat, ma provvedimenti da mettere nero su bianco se non da approvare. Come il decreto autonomie, nei desiderata leghisti fissato già per la prossima settimana.

Cinquanta giorni, dunque. Nell'agenda di via Bellerio è stata cerchiata la metà di luglio, perché se si vuole andare davvero al voto il 29 settembre, allora quelli saranno i giorni ultimi per aprire una crisi, esperire le consultazioni e sperare nello scioglimento delle Camere entro fine mese. Da quel momento, partirebbero i 45-70 giorni previsti per riportare gli elettori al voto.

Condizioni capestro, ultimatum, minaccia implicita di crisi. Salvo scaricare l'eventuale responsabilità sul Movimento. I rapporti tra i triumviri di governo stanno in questi termini. Lo conferma il fatto che, salvo un messaggio al telefonino domenica notte con cui Di Maio si complimentava per il successo della Lega, Salvini e il collega vicepremier non si sono mai sentiti fino a ieri sera. Nemmeno per mettere fine a parole alle ostilità di una campagna al veleno. A differenza del presidente del Consiglio Conte, che ieri mattina ha chiamato il ministro dell'Interno proprio per congratularsi. Ha fatto la stessa cosa Silvio Berlusconi ieri sera, per festeggiare il successo in Piemonte e tentare come sempre di strappare "Matteo" all'alleanza gialloverde. Invano. Per adesso almeno.

Di Maio ci crede e chiede un vertice di governo. Salvini "disponibilissimo". Potrebbero vedersi in queste ore, prima che nel pomeriggio il premier Conte raggiunga Bruxelles per il vertice informale dei capi di Stato e governo post voto. Più probabile che i tre lo facciano domani, prima del Consiglio dei ministri che il capo del Viminale pretende per approvare seduta stante il decreto sicurezza bis: "Tutte le osservazioni sono state recepite, non c'è più alcun ostacolo". Ma è solo la prima cambiale che Salvini porta all'incasso.

"Torniamo a lavorare come i primi mesi perché negli ultimi ho avuto l'impressione che l'avversario fossi io", è stata l'offerta dal salotto di Porta a Porta. "Io mantengo la parola, anche se so benissimo che il numero di parlamentari è la metà di quello che potremmo avere andando al voto - è l'avvertimento - ma non mi pagano per litigare con Di Battista e Grillo".

La prima uscita di Di Maio in mattinata ha fatto saltare i nervi a tutti, nella Lega: il richiamo al caso Siri e il nuovo freno sulle autonomie vengono considerate una provocazione. Per non dire del siluramento che i grillini danno per scontato del sottosegretario ai Trasporti, Edoardo Rixi, qualora nella sentenza del 30 maggio dovesse essere condannato. "Allora non hanno proprio capito che la musica è cambiata", è lo sfogo privato del segretario leghista in difesa del fedelissimo ligure.

Proprio la giustizia si trasformerà nel nuovo campo di battaglia. Salvini non lascerà la riforma al monopolio del Guardasigilli Bonafede. Ha pronto un suo pacchetto per "velocizzare i processi" e modificare l'abuso d'ufficio, tanto per cominciare. La Tav e le grandi opere, il vicepremier leghista le dà già per acquisite perché "col voto gli italiani ci hanno dato un mandato chiaro".

L'altro mandato sostiene di averlo ricevuto per "modificare i parametri europei", soprattutto se la lettera in arrivo da Bruxelles imporrà all'Italia nuovi tagli. E che il governo sovranista, ormai a trazione Salvini, si prepara a stracciare.






 


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