IL COLLOQUIOL’UOMO DELLA SVOLTA
da Caracas Rocco Cotroneo Il leader dell’opposizione chiedeal governo di unirsi subito agli altri Stati europei. «Tutte le possibilitàdi dialogo si sono esaurite»
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Juan Guaidóè rimasto senza voce. «Scusatemi, ma devo mandare alcune risposte per email», sussurra al telefono accettando la proposta di intervista. L’ultimo filo se n’è andato sul palco di Las Mercedes, domenica pomeriggio, davanti a centinaia di migliaia di persone sotto il sole di Caracas, e nonostante due bottigliette d’acqua.
Da quando il 23 gennaio scorso il 35enne ingegnere di Voluntad Popularè uscito dall’anonimato per diventare uno dei protagonisti delle cronache mondiali non ha mai smesso di parlare. Almeno una volta al giorno in pubblico, poi nelle riunioni, nelle audioconferenze segrete con i suoi per Whatsapp, o per rassicurare la moglie Fabiana a fine giornata, poiché non torna quasi mai in casa per dormire. Dodici giorni incredibili. Il presidente «incaricato» del Venezuela si sposta per la capitale Caracas praticamente sempre in moto, anonimamente sotto un casco nero e dietro un volontario che guida. Anche questo alla lunga non fa benissimo alla gola. «Ma anche se non posso gridare troppo oggi è venuto il momento di rivolgere alcune parole agli italiani». Ecco l’intervista che Guaidó ha concesso ieri sera al Corriere.
La posizione italiana sui fatti del Venezuela, per ragioni interne alla nostra politica, sta impedendo una posizione europea più esplicita a vostro favore, come è stata sollecitata da partner come Francia e Germania. Come giudica questo atteggiamento del governo italiano?
«Non è facile per noi capire la politica italiana o le difficoltà interne del vostro governo ad assumere certe posizioni. Immagino che anche il resto del mondo non possa capire fino in fondo come funzionano le cose da noi. Ma qui ci sono alcuni fatti evidenti che in Italia si devono conoscere. In Venezuela negli ultimi quindici anni sono morte a causa della violenza 250.000 persone. Nel nostro Paese c’è stato un bagno di sangue a causa dell’esplosione della criminalità, alla quale vanno aggiunte le azioni delle forze di repressione di Maduro che hanno commesso innumerevoli violazioni dei diritti umani comprese vere e proprie esecuzioni. Questa è la triste realtà del nostro Paese, sono fatti. Se i governi europei vogliono contribuire a fermare tutto questo devono muoversi in blocco affinché le forze che ancora sostengono Maduro sentano tutto il peso della pressione diplomatica e politica dell’Europa. È molto importante per noi e per il ritorno della democrazia in Venezuela».
Sarebbe disponibile a entrare in contatto con Roma, fare qualche passo formale per tentare di convincere il governo italiano a riconoscerla ufficialmente?
«Faremo tutto quello che è possibile affinché il governo italiano aggiunga il suo appoggio, per noi importantissimo, al resto dell’Unione europea. Nella grande manifestazione di domenica si sono espressi sul palco vicino a me anche i rappresentanti della grande comunità italo-venezuelana. Spero che il governo italiano ascolti con attenzione il loro messaggio».
Bagno di sangue
In Venezuela negli ultimi 15 anni sono morte 250.000 persone, un bagno di sangue
Sta scadendo l’ultimatum di alcuni Paesi europei dato al governo di Nicolas Maduro, affinché faccia un passo indietro e convochi libere elezioni. A questo punto crede che arriveranno altri riconoscimenti alla sua leadership?
«Aspettiamo con ansia le loro decisioni nelle prossime ore. Siamo in contatto permanente con i governi di Spagna, Francia, Regno Unito e Germania. Sono stati loro i più solidali con noi e stanno monitorando in continuazione i fatti del Venezuela. Il loro appoggio per noi è stato fondamentale. Mi hanno detto che manterranno la parola e il loro ultimatum di otto giorni, riconoscendo la nostra presidenza ad interim».
La creazione di un cosiddetto gruppo di contatto, che inizierà a riunirsi nei prossimi giorni a Montevideo, in Uruguay, non rischia di portare la soluzione della crisi a tempi indefiniti? Come vedete questa iniziativa?
«Sull’iniziativa proposta da Messico e Uruguay devo dirle con sincerità che tutte le forze democratiche venezuelane pensano che le possibilità di dialogo con il governo di Maduro si siano esaurite. Tutta l’opposizione è unita su questo punto. Il regime ha negato qualsiasi possibilità di accordo politico nel quadro della nostra Costituzione. Continuano a parlare di dialogo per prendere tempo, come i Paesi latinoamericani del gruppo di Lima possono testimoniare. Le forze che ancora sostengono il governo di Maduro non cederanno fino a che non saranno messe alle corde, con tutta la pressione politica internazionale che sia possibile esercitare».
A dodici giorni dall’inizio della sua sfida la situazione è ancora di stallo. Cosa può fare ancora l’opposizione affinché il governo non ne approfitti per stabilizzare le cose?
Alle corde
Le forze che ancora sostengono Maduro non cederanno fino a che non saranno messe alle corde
«Non c’è stallo e non c’è alcuna possibilità che l’attuale situazione in Venezuela si stabilizzi, ne potete star certi. Da qui possiamo andare soltanto a un cambiamento radicale».