MONDO
La protesta del movimento francese
Sfondata la porta, dipendenti in fuga. La reazione di Macron: violenza estrema alla Repubblica
paolo griseri,
Dal nostro inviato
parigi
Virginie racconta orgogliosa della sua scelta di vita radicale: «Non ne potevo più del lavoro in ospedale. Ero un automa. Non vivevo più. E tutto per uno stipendio da fame. Ho smesso di fare l’infermiera quando ho capito che si può vivere in un altro modo » . Virginia parla mentre incanala i gilet gialli in rue de Berri, la traversa degli Champs Elysées che divide le vetrine di Zara da quelle di Samsung. Virginie è il volto presentabile della protesta. Non quello violento, che infatti si nasconde con i passamontagna e nel pomeriggio organizzerà la più clamorosa delle azioni, l’assalto a un ministero.
Giunto al suo ottavo sabato di protesta il movimento dei gilet gialli si conferma vivo e anzi in crescita rispetto alla partecipazione di una settimana fa. L’arresto, mercoledì sera, del suo leader Eric Ducruet, ha rinvigorito una protesta in grado di tenere sotto scacco il centro di Parigi per un intero pomeriggio e di manifestare contemporaneamente nelle altre principali città francesi. Il bilancio è di 18 persone arrestate a Parigi, auto incendiate e il centro sottosopra. Hanno aderito ai diversi cortei sparsi nel Paese circa 50mila persone e 3.500 sulle rive della Senna.
La manifestazione principale, organizzata ieri nel centro della capitale francese, è presto culminata in scontri tra manifestanti e polizia di fronte alla sede dell’Assemblea nazionale. Per tutto il pomeriggio ci sono stati lanci di lacrimogeni per evitare l’assalto del corteo alla sede del parlamento. Durante il confronto sul lungosenna è stato incendiato uno dei ristoranti galleggianti ancorati lungo la riva. Poco prima, su una delle passerelle pedonali che collegano le due rive del fiume, polizia e gilet gialli si sono scontrati violentemente. Uno dei manifestanti ha colpito un agente che era caduto a terra.
Ma l’episodio certamente più inquietante, per l’organizzazione militare che presuppone e per l’evidente significato intimidatorio, è l’assalto compiuto a metà pomeriggio alla sede del ministero per i rapporti con il parlamento, in rue de Grenelle. Un gruppo organizzato e con i passamontagna ha sfondato la porta di ingresso utilizzando una ruspa e ha devastato le auto che si trovavano nel cortile. Il ministro, Benjamin Grivaux, è stato immediatamente evacuato insieme al personale. L’attacco sembra essere stato organizzato nei minimi particolari. E, soprattutto, l’obiettivo non è stato scelto a caso. Venerdì mattina, al termine del consiglio dei ministri, era stato proprio Grivaux a spiegare la posizione del governo e a sostenere che «i gilet gialli sono egemonizzati da agitatori che propongono l’insurrezione » . Frasi che avevano scatenato la polemica politica. In serata sull’assalto al ministero è intervenuto lo stesso Macron: « Ancora una volta una violenza estrema ha attaccato la Repubblica, i suoi rappresentanti, i suoi simboli. Chi commette queste azioni dimentica il cuore del nostro patto civico. Giustizia sarà fatta. Ciascuno deve adoperarsi per far prevalere il dialogo».
In mattinata i gilet gialli avevano cominciato a protestare sugli Champs Elysées occupando la strada mentre sui marciapiedi passeggiava la folla dello shopping del sabato. In serata un gruppo di circa 200 gilet gialli è tornato agli Champs Elysées e ha più volte tentato di assaltare la polizia.
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