4/1/2019
ECONOMIA
Credito
Il principale socio: sì all’aumento di capitale, ma vogliamo più informazioni sui progetti
vittoria puledda,
milano
Il giorno dopo il commissariamento di Banca Carige da parte della Bce trascorre quasi tutto nelle rassicurazioni. Ai clienti e ai mercati: ieri per esempio i Btp sono stati venduti a piene mani, con lo spread in salita di quasi 20 punti, anche per i timori legati alla banca. Carige è a rischio default? « Assolutamente no, la banca è ben patrimonializzata e ha una governance chiara, quindi i nostri clienti possono contare sulla loro Carige », ha spiegato il commissario ed ex amministratore delegato, Fabio Innocenzi, nel corso di una lunga intervista alla tv Class Cnbc. C’è anche un passaggio per i Malacalza:
Difficile capire se si tratta di un’apertura rispetto alle posizioni espresse in assemblea; comunque, nel comunicato l’importante azionista ha sottolineato di aver « espressamente manifestato, nell’ambito di interlocuzioni con i vertici della banca e in sedi istituzionali» anche successive all’assemblea, l’assenso all’aumento, anche a fronte di un piano industriale. Malacalza invece «si riserva ogni altra considerazione » sul commissariamento di Carige, « anche all’esito di diretta, più ampia e approfondita conoscenza e valutazione della misura » , aprendo a possibili ricorsi contro la Bce.
« Bisogna guardare il futuro, è importante trovare e costruire fiducia fra tutti, innanzitutto con gli azionisti rilevanti». In serata è arrivata la risposta della Malacalza investimenti, titolare del 27,5% della banca: sì all’aumento di capitale, ma a fronte «di una naturale disponibilità del consiglio a fornire a tutti gli azionisti i necessari elementi conoscitivi e valutativi » .
Difficile capire se si tratta di un’apertura rispetto alle posizioni espresse in assemblea; comunque, nel comunicato l’importante azionista ha sottolineato di aver « espressamente manifestato, nell’ambito di interlocuzioni con i vertici della banca e in sedi istituzionali» anche successive all’assemblea, l’assenso all’aumento, anche a fronte di un piano industriale. Malacalza invece «si riserva ogni altra considerazione » sul commissariamento di Carige, « anche all’esito di diretta, più ampia e approfondita conoscenza e valutazione della misura » , aprendo a possibili ricorsi contro la Bce.
E mentre dalla politica continuano i messaggi rassicuranti ( « Stiamo seguendo con molta attenzione la vicenda» , ha detto il vice premier Luigi Di Maio, che si è detto « non preoccupato » ), in realtà la partita per riportare serenità sulla banca è appena iniziata. Al primo punto, a partire dalla prossima settimana, c’è la rinegoziazione del bond sottoscritto dallo Schema volontario del Fondo interbancario, cioè dalle banche. 320 milioni che hanno consentito a Carige di raggiungere un Total capital ratio del 13,2% partendo dal 10,9%, sotto i requisiti regolamentari ( all’ 11,25%); abbastanza per ragionare con serenità sul prossimo piano industriale, che verrà presentanto a febbraio, ma troppo caro per restare così com’è ( 51 milioni di interessi l’anno). La strada maestra resta l’aumento di capitale per ripagarlo, ma nel frattempo si pensa a un’alleanza- fusione con un partner. In questo caso il voto di Malacalza resta determinante ( anche se è probabile che il pressing della Bce rimanga alto). Nel frattempo, il management punta a ridurre ancora i crediti in difficoltà: dopo le recenti cessioni per 1,8 miliardi, altri 1,5 miliardi potrebbero essere alienati. L’8 gennaio i vertici incontreranno i segretari generali dei sindacati. E non tira aria accomodante: «Il personale ha già dato, basta con i sacrifici », dice Lando Sileoni della Fabi.