ANTONIO MARIA MIRA
RomaIl governo gialloverde rinvia di un anno l'applicazione di un importante strumento per la lotta al lavoro nero in agricoltura.
Uno strumento previsto dalla legge sul caporalato 199 del 2016. Si tratta del sistema Uniemens, il modello che obbliga l'imprenditore a comunicare all'Inps ogni mese le giornate lavorate dai braccianti. Applicato in tutti gli altri settori, non lo era nel comparto agricolo. Con la legge 199 ne era stata prevista l'entrata in vigore anche per questo settore a gennaio 2018, un tempo più che sufficiente per permettere a tutte le aziende agricole di adeguarsi. Invece la legge di Bilancio 2018, governo Gentiloni, lo ha fatto slittare di un anno. Inutilmente perché anche il governo M5s-Lega ha deciso
uno slittamento, portando, come prevede la Manovra economica, l'entrata in vigore al gennaio 2020.
A denunciarlo è la Flai Cgil. «Si tratta di una decisione che è molto distante dal contrastare il lavoro nero e irregolare in agricoltura - accusa la segretaria generale, Ivana Galli -. Anche in questo caso, il govemo a parole combatte il caporalato e con i fatti ritarda norme che andrebbero realmente verso una maggiore regolarità e trasparenza per il settore agricolo e per i lavoratori››.
Ma cosa prevede l'Uniemens? Ce lo spiega Bruno Giordano, magistrato di Cassazione, professore alla Statale di Milano e tra gli esperti ascoltati nella stesura della legge 199:
«Attualmente quando assume un lavoratore agricolo, l'imprenditore ha tre mesi di tempo per regolarizzarlo. Quindi quando si fa un'ispezione in un'azienda, se si trova un bracciante non regolare, il datore di lavoro può sempre dire "lavora da ieri, ho tre mesi di tempo per regolarizzarlo". E quindi praticamente il lavoro nero non lo scopri mai. Dovresti trovare uno che ti dice di essere a lavorare da più di tre mesi. Il sistema Uniemens allinea questo trattamento a quello di tutti gli altri lavoratori, per il quale il termine è di un mese». E la cosiddetta «dichiarazione tardiva delle giornate lavorate, fa molto comodo per chi assume in nero - ci conferma l'avvocato Stefano Campese, volontario del "Progetto Presidio" della Caritas di Cerignola, e della Flai Cgil -. Ad esempio le giornate lavorate nel trimestre gennaio-marzo si fanno ad aprile. Si possono quindi truccare le carte». E questo, aggiunge, «lo riscontriamo spesso. Ma poi è difficile portare avanti una vertenza davanti a giudice del lavoro, soprattutto quando si tratta di lavoratori immigrati. Comprensibilmente sono pochi quelli disposti a denunciare.
E poi queste cause durano tantissimo e molti di loro poi se ne vanno. E spesso a testimoniare a loro
favore gli imprenditori portano altri lavoratori, compresi i caporali.
Avere norme più stringenti sarebbe molto importante».